L’importanza della prevenzione a partire dalla scuola dell’infanzia. Intervista al prof. Giacomo Stella

Socrate e il computer: sono davvero incompatibili?

Il bambino "gifted" tra sviluppo cognitivo ed emotivo

Muoviamo i primi passi

Impariamo a rilassarci

Il dettato ortografico

Al fine di comprendere meglio le motivazioni dell’insegnamento in ospedale, agli insegnanti dell’Istituto Cavalieri è stato proposto un questionario (adattamento italiano di un questionario elaborato nel 2008 da Giulia Cavalli), che attraverso l’analisi delle risposte alle principali domande ha permesso di far emergere alcune riflessioni sulla scelta di lavorare nel contesto ospedaliero e sull’esperienza realizzata negli anni precedenti.&nbsp; Le dimensioni esplorate sono state le seguenti: motivazioni, aspettative, livello di soddisfazione e difficoltà sperimentate. <img filer_id="229272" src="/d/filer/sharing/1611917002/229272/" title="" align="" thumb_option="" original_image="false" style="height: 187px; width: 350px; margin: 10px 15px; float: right;" data-cke-saved-src="/d/filer/sharing/1611917002/229272/">Per quanto riguarda le motivazioni degli insegnanti rispetto alla scelta&nbsp;del contesto ospedaliero emerge il desiderio di fare un’esperienza diversa, la voglia di sperimentarsi in una modalità differente, di aiutare e di prendersi cura degli altri, a volte dopo molti anni di scuola. Le aspettative degli insegnanti sono molto diverse dall’esperienza che viene realizzata e il livello di soddisfazione è elevato. In particolare, il rapporto con i bambini e la possibilità di sperimentare una relazione diversa da quella che caratterizza la scuola ordinaria sono aspetti che vengono vissuti in modo estremamente gratificante. Le difficoltà che vengono maggiormente evidenziate consistono nel carico emotivo e nel senso di responsabilità. Il contatto con la sofferenza, con il dolore e con la malattia vengono individuati soprattutto agli inizi dell’esperienza come aspetti complessi “con cui fare i conti”. Ma la possibilità di essere di aiuto a bambini e ragazzi e alle loro famiglie, di poter vivere un’alleanza forte con i genitori e di trovare il “desiderio di scuola”, costituiscono i principali pilastri su cui si fonda la motivazione a proseguire in questa direzione.

<img filer_id="229271" src="/d/filer/sharing/1611916693/229271/" title="" align="" thumb_option="" original_image="false" style="height: 209px; width: 350px; margin: 10px 15px; float: right;" data-cke-saved-src="/d/filer/sharing/1611916693/229271/">Varie scuole e istituti di Milano e della regione Lombardia collaborano alla realizzazione di questo servizio. In particolare, i docenti ospedalieri della scuola Cavalieri seguono studenti di scuola primaria, secondaria di primo e di secondo grado nei reparti di Pediatria, Dialisi, Chirurgia, Ortopedia-Traumatologia, Disturbi del comportamento alimentare, a cui si aggiungono l’UTMO (Centro per il trapianto del midollo osseo) e la UONPIA (Unità Operativa di Neuropsichiatria Infantile e dell’Adolescenza, che si occupa di diagnosi e cura dei disturbi neuropsichiatrici&nbsp;e psicologici di bambini e ragazzi di età compresa tra 0 e 18 anni). Nell’anno scolastico 2013-2014 è stata inaugurata la scuola in ospedale nell’Istituto comprensivo Cavalieri presso l’Ospedale Fatebenefratelli di Milano. Il primo anno era presente un unico insegnante, ma negli anni successivi sono nate nuove collaborazioni con altri ospedali e cliniche presenti sul territorio milanese (Policlinico-Clinica de Marchi, Buzzi, San Raffaele, Gaetano Pini). In soli quattro anni l’organico della scuola in ospedale è cresciuto fino a essere composto attualmente (i dati sono relativi all’anno scolastico 2019-2020) da sette insegnanti di scuola primaria e tre insegnanti di scuola secondaria di primo grado. Nel biennio 2018-2020 presso l’Istituto Cavalieri è stato realizzato un percorso formativo che ha coinvolto l’intero gruppo dei docenti della Scuola in ospedale, caratterizzato da un incontro mensile finalizzato a costruire una dimensione di confronto e di costruzione di un modello di relazione didattica e di aiuto all’interno del contesto ospedaliero, nel ruolo degli insegnanti. Il percorso ha avuto come esito l’elaborazione del presente contributo, al fine di documentare e costruire un riferimento per chi sceglie di insegnare in contesti differenti da&nbsp;quello scolastico, quale l’ospedale. Con la diffusione del Covid-19, dal mese di marzo 2020 questo servizio è stato sospeso, non permettendo più agli insegnanti di accedere agli ospedali. La supervisione è proseguita online, così come la loro didattica, che è stata “trasferita” sulle principali piattaforme digitali.

La scuola in ospedale costituisce un’importante esperienza di relazione sia di aiuto sia di didattica, che gli insegnanti possono realizzare nel loro percorso. Dal punto di vista strettamente scolastico, il lavoro dell’insegnante in ospedale consiste principalmente in un ruolo di mediazione e supporto: non vi sono programmi diversi da quelli di classe, non sono disponibili grandi risorse e anche gli strumenti didattici, spesso personali, che vengono messi in campo sono funzionali alla relazione e al benessere del ragazzo, sempre nel rispetto delle tempistiche ospedaliere, che possono rendere le lezioni anche molto frammentate. La flessibilità e la capacità di cambiare i programmi che magari sono stati prefissati vengono vissute nell’ottica di considerare ogni cambiamento una risorsa e una ulteriore possibilità di raggiungere l’obiettivo delle dimissioni e del pieno reintegro in una vita normale e di nuovo sana. <img filer_id="229274" src="/d/filer/sharing/1611918751/229274/" title="" align="" thumb_option="" original_image="false" style="height: 206px; width: 350px; margin: 10px 15px; float: right;" data-cke-saved-src="/d/filer/sharing/1611918751/229274/">Si potrebbe concludere che il contesto ospedaliero limiti, in parte, l’identità professionale dei docenti, enfatizzando la dimensione della relazione di aiuto rispetto a quella didattica. Emerge invece in modo chiaro e solido come l’identità professionale didattica costituisca l’asse portante di riferimento del lavoro svolto nel contesto ospedaliero, però arricchito e gratificato dalla relazione con interlocutori differenti, per aspettative, impegno e motivazione, da quelli che caratterizzano la scuola tradizionale. Ulteriore elemento di riflessione relativo alla scelta di lavorare come insegnanti in ospedale riguarda il desiderio e a volte la necessità psicologica di trovare altrove rispetto alla scuola tradizionale quelle gratificazioni nel proprio percorso, facendo emergere così come molte volte nel contesto scolastico ordinario sia carente un livello adeguato di soddisfazione dal punto di vista delle relazioni, soprattutto con i genitori e spesso anche con gli alunni e i colleghi. Esperienze in contesti diversi caratterizzati da relazioni collaborative e costruttive, anche se complesse, possono restituire agli insegnanti un senso positivo del proprio ruolo professionale.

Metodi e strumenti della scuola in ospedale

L’esperienza presso l’Istituto Cavalieri

La mancanza di una specifica formazione

Perché insegnare in ospedale?

Modalità operative e di gestione L’intervento scolastico si confronta con il tipo di contesto ospedaliero, che può essere generale o pediatrico: gli ospedali generali non sono progettati con riferimento alle esigenze dei bambini e degli adolescenti, e ciò concorre a rendere più complesso il lavoro degli insegnanti che devono organizzarsi rispetto a degenze, interventi, visite e controlli che non prevedono bisogni specifici con riferimento all’età dei degenti come quello della scuola. In generale le attività svolte in ospedale sono prevalentemente didattiche, ma ad esse si affiancano anche attività ludiche e creative. Un altro aspetto che coinvolge l’attività didattica riguarda il contatto con le scuole frequentate dai bambini o adolescenti con le quali gli insegnanti cercano di mettersi in contatto per poter concordare un programma di lavoro e per la&nbsp;valutazione, soprattutto nei casi di degenze lunghe. Le modalità operative e di gestione della docenza in ospedale rappresentano un aspetto importante del lavoro in questo contesto, ma a volte ciò è lasciato all’iniziativa individuale. In alcuni casi è possibile lavorare in collaborazione con uno o più colleghi, ma spesso il lavoro viene affrontato dai docenti individualmente e senza poter svolgere una programmazione in continuità con quella svolta dai colleghi precedenti. Altro aspetto da considerare è anche il collegamento con i colleghi che lavorano nella scuola tradizionale, che spesso non hanno conoscenze relative a questa esperienza. Emerge l’utilità di condividere maggiormente questa esperienza con il gruppo dei colleghi della scuola tradizionale.

Nonostante la diffusione di questa realtà nei principali Paesi europei, sono ancora pochi gli studi in letteratura su questo contesto di apprendimento “atipico” e sui protagonisti che lo “popolano”.&nbsp; In Italia, solitamente, gli insegnanti scelgono volontariamente di essere assegnati a un incarico in ospedale, trasferendo quindi le loro competenze e metodologie didattiche dalla scuola tradizionale alla SiO. Non possiedono una formazione specifica, né è previsto che vengano istituiti percorsi di monitoraggio e supervisione da parte di esperti durante il loro operato. Questa mancanza è stata ben sottolineata da un recente lavoro (Benigno, Fante, 2020) che mostra come la complessità del contesto in cui lavorano gli insegnanti richieda livelli elevati di flessibilità e buone capacità di comunicazione e di relazione. La necessità di ricoprire spesso ruoli differenti, oltre a quello del docente (di confidente, psicologo, consulente dei genitori ecc.), può generare vissuti di stress che vengono in parte mitigati dai confronti con i colleghi che vivono la stessa esperienza o con il personale medico e paramedico che lavora nei reparti a cui essi sono assegnati (Kanizsa, Luciano, 2006; Benigno, Fante, Caruso, 2017), ma che richiederebbero un’attenzione più mirata. Sarebbe auspicabile un&nbsp;monitoraggio costante delle emozioni esperite, delle ansie, delle modalità di entrare in relazione con la sofferenza, così come le gratificazioni e le soddisfazioni che provano nel contatto con questi piccoli pazienti e le loro famiglie.

Si ringrazia l’Istituto Cavalieri di Milano, la Dirigente scolastica Prof.ssa Rita Bramante e le insegnanti della Scuola in Ospedale che hanno collaborato alla realizzazione del presente articolo: Anna Bumbolo, Monica Bruno, Maria Cianci, Anna Maria Colombo, Maria Esposito, Catia Ferro, Daniele Galati, Beatrice Lanzoni, Angelica Papagni, Giusy Piserchia.

La scuola in ospedale: quale modello organizzativo?

Dal punto di vista dei metodi e degli strumenti, la scuola in ospedale si configura come un ambito in cui spazi e tempi didattici sono sospesi e condizionati dalla malattia dell’alunno. In primo luogo è fondamentale cercare di coinvolgere i medici, il personale paramedico, gli alunni, i genitori e gli insegnanti della scuola di provenienza dei bambini e dei ragazzi ricoverati, al fine di costruire obiettivi condivisi e utili per il buon andamento scolastico dell’alunno e per il suo pieno reinserimento dopo le dimissioni e in generale per il suo benessere.&nbsp; Laddove le condizioni cliniche dell’alunno e il contesto lo permettono, si può ricreare una vera e propria “classe”, seppur con numeri assai ridotti, dove possono partecipare più studenti contemporaneamente, creando così un luogo privilegiato che consenta non solo la trasmissione del sapere ma anche uno spazio e un tempo in cui gli alunni siano protagonisti del loro apprendimento e si aiutino gli uni con gli altri. Gli strumenti maggiormente funzionali al contesto sono tablet e smartphone. Grazie alla loro diffusione e facilità d’uso si possono ascoltare file, visualizzare i video, nonché “fare i compiti”. Attualmente (2020), poi, tramite il tablet o il cellulare è possibile seguire le lezioni a distanza messe a punto dalla scuola a seguito della pandemia. Si tratta di una risorsa fondamentale, anzitutto per la praticità d’uso, quando per esempio uno studente è sdraiato a letto, magari con un braccio bloccato per le cure a cui è sottoposto. All’interno di un tablet o di uno smartphone è possibile avere sempre a disposizione il proprio e-book. L’e-book permette di svolgere tutte le discipline attraverso un connubio vincente: immagini – solitamente accattivanti – e file audio, a disposizione nella stessa pagina. Anche gli strumenti tradizionali che hanno sempre caratterizzato l’operare dell’insegnante, come libri, quaderni, penne e lavagne restano fondamentali per il lavoro in ospedale, quando le condizioni fisiche ne permettono l’utilizzo.

Gli insegnanti che scelgono la SiO non possiedono una formazione specifica, sebbene spesso si trovino a svolgere ruoli differenti oltre a quello del docente

<img filer_id="229273" src="/d/filer/sharing/1611917909/229273/" title="" align="" thumb_option="" original_image="false" style="height: 319px; width: 360px; margin: 10px 15px; float: right;" data-cke-saved-src="/d/filer/sharing/1611917909/229273/">La scuola in ospedale è caratterizzata da una situazione di complessità, data dalla mancanza di una struttura organizzativa definita, che comporta per gli insegnanti la necessità di entrare nella realtà ospedaliera costruendo un modello a partire dall’adattamento al contesto specifico che presenta caratteristiche differenti a seconda del tipo di reparto, di malattie trattate, di tipologie di degenze (brevi o lunghe). La riflessione sul modello organizzativo possibile deve tenere conto di molte variabili, che ogni volta possono essere modificate. L’identità del ruolo dell’insegnante in ospedale, non definita e riconosciuta, comporta la necessità per i docenti di farsi conoscere: i bambini e le famiglie vengono a scoprire in ospedale l’esistenza di questa realtà, spesso perché gli insegnanti girano per le camere presentando il loro servizio. Difficilmente gli ospedali hanno uno spazio dedicato alla scuola e spesso gli insegnanti devono dividere spazi con associazioni presenti con differenti scopi, una condivisione degli spazi non sempre facilmente realizzabile. Il rapporto&nbsp;con le famiglie è molto diverso da quello che si instaura nella scuola ordinaria, ma i genitori sono quasi sempre collaborativi, grati per la possibilità che viene offerta loro. Le modalità didattiche devono tenere conto della complessità del contesto; diversa è la didattica che si può svolgere con bambini e ragazzi con lunghe degenze rispetto a quelli che risiedono in ospedale per pochi giorni. Il materiale didattico a disposizione e utilizzabile in ospedale è una questione da promuovere, in termini di memoria di ciò che viene realizzato, di documentazione e di accessibilità da parte degli insegnanti e degli utenti; spesso invece o non è disponibile o scarseggia e ogni insegnante provvede individualmente a procurarlo e a renderlo fruibile. Manca anche l’individuazione e la realizzazione di uno spazio con arredi che possa rappresentare un ambiente simile a quello della classe di scuola.

La Scuola in Ospedale (SiO) è una realtà presente in diversi Paesi europei, anche se la sua ufficialità è stata sancita solo in anni relativamente recenti, con la Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea (2000) che nell’articolo 14 sottolinea il diritto di ogni bambino all’istruzione. Nel trattato di Lisbona (2009) questo documento è stato poi ratificato da tutti gli Stati Membri della UE, tra cui l’Italia.

La scuola in ospedale presenta caratteristiche molto diverse dalla scuola ordinaria, permettendo a chi lavora come insegnante da molti anni e ha sperimentato alcune frustrazioni legate soprattutto al rapporto con i genitori di trovare una qualità differente e più appagante a livello relazionale.&nbsp; La relazione nella scuola in ospedale diviene infatti l’elemento centrale rispetto alla didattica. L’importanza di cogliere il momento e il tempo del malato e della sua famiglia, l’attenzione alla possibilità per l’alunno di essere ingaggiato in un luogo di sofferenza e cura verso un obiettivo di crescita e di progettazione per il futuro, sono fondamentali nel rapporto insegnante-alunno. L’esperienza relazionale denotata dalla dimensione dell’aiuto non perde la sua specificità; la didattica resta la caratterizzazione fondamentale della relazione, gli insegnanti sono consapevoli e forti del loro sapere professionale attraverso il quale sentono di poter restituire&nbsp;al bambino e all’adolescente malato una dimensione di positività, di crescita, di impegno, di volontà e di raggiungimento di obiettivi. La scuola in ospedale, attraverso il contatto con emozioni intense, motivazioni profonde e difficoltà rilevanti, attiva risorse individuali e di gruppo che offrono senso e significato a un lavoro molte volte vissuto con fatica nella scuola ordinaria. Gli insegnanti che hanno più anni di lavoro trovano in questa relazione nuove motivazioni; gli insegnanti più giovani, che a volte si trovano in ospedale per caso più che per scelta, scoprono invece importanti dimensioni di incontro con aspetti differenti della relazione.

Nel nostro Paese esistevano già realtà di questo tipo, soprattutto nei principali ospedali delle grandi città, ma – grazie all’emanazione del trattato – la presenza di insegnanti all’interno dei reparti in cui sono ricoverati dei minori si è notevolmente ampliata. L’obiettivo principale della Scuola in Ospedale (SiO) è garantire ai minori malati una possibilità di apprendimento che superi l’insegnamento classico. Ciò significa che la presenza degli insegnanti in ospedale serve a garantire una sorta di continuità con la routine quotidiana che i pazienti hanno dovuto interrompere a causa del ricovero, e dove l’attenzione si focalizza sul bambino/adolescente in quanto tale, nel suo ruolo di studente, al pari dei compagni che frequentano la scuola tradizionale. È quindi fondamentale che l’insegnante faciliti, attraverso una buona relazione, la costruzione di conoscenza e di senso dove la comunicazione, la riflessione, la metacognizione e l’impiego di strategie didattiche differenti sappiano creare delle vere e proprie esperienze di apprendimento. Accanto a ciò, l’esistenza della SiO permette di mantenere i legami sociali con i compagni della scuola tradizionale e, da ultimo, consente di prevenire la lotta alla dispersione scolastica (Capurso, 2016). Sempre in riferimento al trattato di Lisbona, la UE ha finanziato un progetto – LeHo Project (Learning at Home and in the Hospital, 2015) – che ha prodotto un interessante documento, tradotto nelle principali lingue europee, in cui illustra il modello europeo per l’istruzione in ospedale e domiciliare (Home and Hospital Education Model). In questo modo, la UE possiede oggi un unico modello utile per l’identificazione di elementi chiave e di&nbsp;sistemi di relazione fondamentali che possono indirizzare gli amministratori e i politici, nonché i professionisti che operano in questo ambito (Capurso, 2016).

La SiO attiva risorse che danno senso e significato a un lavoro talora vissuto con fatica nella scuola ordinaria

Nel nostro Paese esistevano già realtà di questo tipo, soprattutto nei principali ospedali delle grandi città, ma – grazie all’emanazione del trattato – la presenza di insegnanti all’interno dei reparti in cui sono ri

Nel nostro Paese esistevano già realtà di questo tipo, soprattutto nei principali ospedali delle grandi città, ma – grazie all’emanazione del trattato – la presenza di insegnanti all’interno dei reparti in cui sono ricoverati dei minori si è notevolmente ampliata. L’obiettivo principale della Scuola in Ospedale (SiO) è garantire ai minori malati una possibilità di apprendimento che superi l’insegnamento classico. Ciò significa che la presenza degli insegnanti in ospedale serve a garantire una sorta di continuità con la routine quotidiana che i pazienti hanno dovuto interrompere a causa del ricovero, e dove l’attenzione si focalizza sul bambino/adolescente in quanto tale, nel suo ruolo di studente, al pari dei compagni che frequentano la scuola tradizionale. È quindi fondamentale che l’insegnante faciliti, attraverso una buona relazione, la costruzione di conoscenza e di senso dove la comunicazione, la riflessione, la metacognizione e l’impiego di strategie didattiche differenti sappiano creare delle vere e proprie esperienze di apprendimento. Accanto a ciò, l’esistenza della SiO permette di mantenere i legami sociali con i compagni della scuola tradizionale e, da ultimo, consente di prevenire la lotta alla dispersione scolastica (Capurso, 2016).Sempre in riferimento al trattato di Lisbona, la UE ha finanziato un progetto – LeHo Project (Learning at Home and in the Hospital, 2015) – che ha prodotto un interessante documento, tradotto nelle principali lingue europee, in cui illustra il modello europeo per l’istruzione in ospedale e domiciliare (Home and Hospital Education Model). In questo modo, la UE possiede oggi un unico modello utile per l’identificazione di elementi chiave e di sistemi di relazione fondamentali che possono indirizzare gli amministratori e i politici, nonché i professionisti che operano in questo ambito (Capurso, 2016).

<ul><li style="text-align: justify;">Benigno V., Fante C., Caruso G. (2017), Docenti in ospedale e a domicilio: l’esperienza di una scuola itinerante, FrancoAngeli, Milano. </li><li style="text-align: justify;">Benigno V., Fante C. (2020), «Hospital School Teachers’ Sense of Stress and Gratification: An Investigation of the Italian Context», Continuity in Education, 1(1), 37-47. </li><li style="text-align: justify;">LeHo Project (Learning at Home and in the Hospital) (2015), The institutional environments of Home and Hospital Education (HHE) in Europe, LeHo Project (funded with support from the European Commission). </li><li style="text-align: justify;">Capurso M. (2016) (trad. it.), Apprendere a scuola e in ospedale. Verso un modello Europeo, <a data-cke-saved-href="http://www.lehoproject.eu/en/" target="_blank" href="http://www.lehoproject.eu/en/">http://www.LeHoproject.eu</a>. </li><li style="text-align: justify;">Mastrolanni R., Pollicino O., Allegrezza S., Pappalardo F., Razzolini O. (2017), Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, Giuffrè, Milano. </li><li style="text-align: justify;">Kanizsa S., Luciano E. (2006), La scuola in ospedale, Carocci, Roma.</li></ul>

La Scuola in Ospedale (SiO) è una realtà presente in diversi Paesi europei, anche se la sua ufficialità è stata sancita solo in anni relativamente recenti, con la Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea (2000) che nell’articolo 14 sottolinea il diritto di ogni bambino all’istruzione. Nel trattato di Lisbona (2009) questo documento è stato poi ratificato da tutti gli Stati Membri della UE, tra cui l’Italia.

La relazione in primo piano nella scuola in ospedale

Il lavoro svolto nella SiO è gratificato dalla relazione con interlocutori che hanno aspettative, impegno e motivazione ben diversi da quelli nella scuola tradizionale

Insegnare nei contesti ospedalieri

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