Per una visione ampia della valutazione

Valutare senza stress…

(Buon) monitoraggio… e poi?

Manifesto di Scanno. 10 tesi sulla valutazione, in <a href="http://www.notiziedallascuola.it" target="_blank">www.notiziedallascuola.it</a>

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La valenza formativa della valutazione

Nel corso degli anni ci&ograve; che si &egrave; perso del senso della valutazione &egrave; proprio la sua valenza formativa. Di fatto oggi la valutazione serve a registrare i livelli di apprendimento raggiunti dall&rsquo;allievo, una sorta di fotografia dell&rsquo;esistente che difficilmente si tramuta in un progetto di miglioramento. Peraltro, l&rsquo;uso del registro elettronico ha aggiunto una patina di tecnocrazia a questa operazione, enfatizzando involontariamente gli aspetti &ldquo;scientifici&rdquo; e &ldquo;oggettivi&rdquo;. Ma questa registrazione rappresenta di fatto l&rsquo;anticamera della sanzione (e della selezione). A mano a mano che si sale nei gradi scolastici la funzione formativa della valutazione viene sempre pi&ugrave; sacrificata fino a scomparire del tutto nella secondaria superiore. E invece la scuola dovrebbe essere vissuta come un luogo dove si apprende e si socializza senza l&rsquo;assillo di essere pesati, giudicati, valutati. Vanno messe in atto strategie non per misurare, ma per verificare se quello che viene proposto e realizzato insieme agli allievi trova una qualche forma di risposta nella loro conoscenza e nelle loro competenze, per impostare interventi di sviluppo e miglioramento dei processi di apprendimento laddove dovessero esserci degli inciampi cognitivi.

La valutazione dovrebbe servire a dare conto al bambino dei progressi compiuti o da compiere in vista di risultati pi&ugrave; significativi, puntando l&rsquo;attenzione pi&ugrave; sulle potenzialit&agrave; che sui fallimenti. Si tratta di rendere consapevole il bambino dei propri progressi nel processo di apprendimento e quindi considerarlo un protagonista attivo. Questa esigenza &egrave; sottolineata anche dalle Indicazioni nazionali quando affermano che &ldquo;ogni alunno va posto nelle condizioni di capire il compito assegnato e i traguardi da raggiungere, riconoscere le difficolt&agrave; e stimare le proprie abilit&agrave;, imparando cos&igrave; a riflettere sui propri risultati, valutare i progressi compiuti, riconoscere i limiti e le sfide da affrontare, rendersi conto degli esiti delle proprie azioni e trarne considerazioni per migliorare&rdquo;.

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La valutazione deve registrare i progressi compiuti o da compiere, puntando l&rsquo;attenzione pi&ugrave; sulle potenzialit&agrave; che sui fallimenti

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Un&#39;occasione preziosa

Le verifiche finali degli apprendimenti costituiscono un&rsquo;occasione preziosa per fare il punto sui risultati conseguiti nei diversi ambiti disciplinari, ma anche per valutare in che misura le proposte didattiche dei docenti hanno avuto successo.

Un&rsquo;attenta riflessione sui risultati raggiunti pu&ograve; fornire ai docenti informazioni importanti per monitorare e correggere, se necessario, l&rsquo;azione didattica. Questo modo di procedere vede la valutazione come una continua autoregolazione del processo di insegnamento e si discosta da un approccio che invece assegna alla valutazione una funzione notarile.

In questo senso le prove finali di verifica assolvono una duplice funzione:

<ul>
	<li style="text-align:justify">aiutano il bambino ad assumere consapevolezza dei traguardi conseguiti e degli ulteriori risultati da raggiungere;</li>
	<li style="text-align:justify">sollecitano l&rsquo;insegnante a considerare criticamente quanto realizzato per apportare le necessarie modifiche e integrazioni.</li>
</ul>

In questo modo la valutazione si intreccia strettamente con la progettazione, proponendosi come momento regolativo di tutta l&rsquo;azione didattica e assolvendo un&rsquo;effettiva funzione formativa.

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La scuola dev&rsquo;essere vissuta come un luogo dove si apprende e si socializza senza essere giudicati e valutati
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Si avvicina il momento della valutazione finale a scuola, un momento carico di tensione sia per i docenti che per gli allievi (e ancor pi&ugrave; per le famiglie). Negli ultimi anni la valutazione sembra aver preso il sopravvento su ogni altro aspetto della didattica scolastica.

Di fatto oggi sembra che si vada a scuola non per apprendere o per voler apprendere, ma per svolgere bene le verifiche: sembra che non interessi pi&ugrave; a nessuno se i bambini si appassionano a quello che si fa a scuola o se apprendono effettivamente quanto viene proposto loro dai docenti. Ci&ograve; che interessa &egrave; che le prestazioni nelle varie prove di verifica siano adeguate. Quanto siano durature le conoscenze acquisite, quali competenze siano state attivate, quali interessi siano stati sollecitati negli alunni&hellip; tutto ci&ograve; non sembra avere grande rilevanza. Si studia per affrontare degnamente le prove di verifica su un determinato argomento o su un&rsquo;attivit&agrave;, per poi passare ad altro argomento o attivit&agrave; e quindi ad altre prove, e via di questo passo.

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Quattro proposte per ridare senso

Forse proprio a causa di queste profonde storture della valutazione, periodicamente si levano voci per abolirla o trasformarla. In Italia ormai pi&ugrave; di 10 anni orsono era stato proposto un manifesto scaturito da un seminario di studio dedicato proprio a questo tema (il Manifesto di Scanno. 10 tesi sulla valutazione del 2013). Vale la pena di riprendere alcune di quelle proposte perch&eacute; ben si adattano a quanto stiamo dicendo.

1. La valutazione serve per conoscere e migliorare e non per giudicare, sanzionare o premiare singole performance.

2. Va valorizzata la dimensione formativa della valutazione e dunque va utilizzata una pluralit&agrave; di strumenti (prove aperte o semi-strutturate, test, valutazione autentica&hellip;), capaci di descrivere la progressiva acquisizione di conoscenze, abilit&agrave;, competenze e non solo di misurarle.

3. Occorre mettere in gioco i processi, i contesti, le professionalit&agrave; e quindi va allargato il focus della valutazione, dai risultati degli allievi ai processi organizzativi e didattici, ai contesti sociali e culturali, alle professionalit&agrave; degli operatori.

4. Va privilegiata la comparazione e la rendicontazione, non la competizione. La comparazione pi&ugrave; significativa non &egrave; quella tra gli allievi, ma quella del bambino con s&eacute; stesso, nel corso del tempo, affinch&eacute; egli possa assumere consapevolezza dei cambiamenti e dei miglioramenti riscontrati e ipotizzare ulteriori percorsi di sviluppo.

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Il senso della valutazione

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