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Esperienze al nido

I linguaggi e le esperienze di "Nidi d'infanzia"

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Come e perché scriviamo

Per le foto si ringrazia la Cooperativa Indaco e i Nidi pubblici di Montelupo Fiorentino e Capraia e Limite.

Al nido è ormai consolidata la presenza di materiali naturali, scarti industriali e di riciclo.

Materiali che divengono leve nell’apprendimento dei bambini, lasciano il gioco aperto agli interrogativi, alle ipotesi e creano autentiche mappe conoscitive dei bambini.

I materiali e gli oggetti presenti nell’ambiente del nido e offerti ai bambini, si trasformano in potenzialità, mondi inclusivi e ludici che aprono porte verso percorsi previsti o imprevisti, ma sempre ricchi di possibilità. Materiali, cose e oggetti che si intrecciano con i tempi lenti dei servizi e danno forma a contesti di gioco e relazione non scanditi dalla fretta, ma disponibili alle pause, all’esplorazione, all’esperienze, al sostare nella curiosità dell’incontro con l’altro.
 


 
 Un tempo di qualità dove i bambini possono perseverare e misurarsi con errori e tentativi trovando la loro personale soluzione al gioco e risposte alle loro

I materiali e gli oggetti presenti nell’ambiente del nido e offerti ai bambini, si trasformano in potenzialità, mondi inclusivi e ludici che aprono porte verso percorsi previsti o imprevisti, ma sempre ricchi di possibilità. Materiali, cose e oggetti che si intrecciano con i tempi lenti dei servizi e danno forma a contesti di gioco e relazione non scanditi dalla fretta, ma disponibili alle pause, all’esplorazione, all’esperienze, al sostare nella curiosità dell’incontro con l’altro. Un tempo di qualità dove i bambini possono perseverare e misurarsi con errori e tentativi trovando la loro personale soluzione al gioco e risposte alle loro domande e alle loro ipotesi.

I materiali e gli oggetti presenti nell’ambiente del nido e offerti ai bambini, si trasformano in potenzialità, mondi inclusivi e ludici che aprono porte verso percorsi previsti o imprevisti, ma sempre ricchi di possibilità. Materiali, cose e oggetti che si intrecciano con i tempi lenti dei servizi e danno forma a contesti di gioco e relazione non scanditi dalla fretta, ma disponibili alle pause, all’esplorazione, all’esperienze, al sostare nella curiosità dell’incontro con l’altro. Un tempo di qualità dove i bambini possono perseverare e misurarsi con errori e tentativi trovando la loro personale soluzione al gioco e risposte alle loro domande e alle loro ipotesi.

<ol><li>Già nella prima metà del ’900 in Italia il designer-architetto Bruno Munari si avvicina a questi temi studiando la polisensorialità che i materiali naturali offrono. “Durante l’infanzia, la conoscenza della realtà che ci circonda avviene istintivamente mediante quelle attività che gli adulti chiamano gioco. Tutti i ricettori sensoriali sono aperti per ricevere dati: guardare, toccare, sentire i sapori, il caldo, il freddo, il peso e la leggerezza, il morbido e il duro, il ruvido e il liscio, i colori, le forme, le distanze, la luce, il buio, il suono e il silenzio… tutto è nuovo, tutto è da imparare e il gioco favorisce la memorizzazione”.</li><li>Negli anni ’70 l’architetto scozzese Simon Nicholson usa il termine loose parts (materiali sciolti) per descrivere i materiali destrutturati, naturali o scarti industriali, che offrono infinite possibilità ai bambini: “In qualsiasi ambiente sia il grado di inventiva e creatività, sia la possibilità di scoperta, sono direttamente proporzionali al numero e al tipo di variabili contenute”.</li></ol>

MATERIALI “POVERI”

Rigirare gli oggetti nelle mani, provare a sbatterli, rotolarli, lanciarli, impilarli, allinearli, annusarli.

INTERLOCUTORI NELLA RELAZIONE

• Sicurezza: i materiali a disposizione dei bambini devono rispettare le norme di sicurezza, ossia non avere parti piccole e facilmente ingeribili, schegge o altro in modo che si possano maneggiare agevolmente e senza una supervisione invasiva dell’adulto. La grandezza deve essere valutata con ulteriore attenzione caso per caso.• Ricchezza: i materiali devono essere ricchi nel loro livello sensoriale, la consistenza, il peso, la forma, il colore, la materia di cui sono fatti devono poter suggerire mille ipotesi ai bambini spaziando dall’aspetto scientifico (possibili trasformazioni) a quello matematico.• Pulizia: i materiali devono essere puliti sia fisicamente (igienizzati), sia visivamente (se si parla di materiali di recupero devono essere liberi da etichette) in modo da rendere l’aspetto estetico parte del contesto di gioco.• Creatività: gli oggetti e i materiali offerti devono sussurrare ai bambini la possibilità di creare, lasciar loro la facoltà di trasformarne il significato e l’utilizzo e di sviluppare inferenze sul loro vissuto così come incroci con mondi fantastici.

Due architetti al servizio dell'infanzia

Perché ormai da anni i servizi educativi hanno un’affinità elettiva con questi materiali che tanto appassionano gli educatori e coinvolgono i bambini nel gioco?I cosiddetti materiali poveri, facilmente reperibili tra gli scarti quotidiani (scatole, gomitoli, pezzi di stoffa, contenitori di liquidi…) o in una passeggiata nel bosco (legni, foglie, terra, petali, sassi…), hanno una delle qualità più ricercate nella creazione di ambienti di gioco: lasciano che il bambino le interpreti e vi crei intorno la sua narrazione dando loro significato, parola ed emozioni.Con questi oggetti il gioco non è predestinato, ma aperto a evocazioni e a trame cognitive e di pensiero. Per questo è necessario che l’adulto possa essere scaffolding emotivo, ma non direzionale al gioco.Gli oggetti di riuso possono essere pensati e organizzati in contesti di gioco a tema, ma l’intento dell’adulto deve rimanere in sottofondo, vi deve essere una presentazione visivamente ordinata, ma non invasiva nelle consegne… il bambino deve potersi muovere intorno al materiale con il corpo, giocarlo, manipolarlo, sentirlo con i sensi e avviare un gioco coinvolgendo i coetanei.

• Bibliografia per educatoriGuerra, M. (2017). Materie intelligenti. Reggio Emilia: Edizioni Junior.Munari, B. (2017). Fantasia. Bari: Laterza.Di Pietro, A. (2020). Giocare con niente. Reggio Emilia: Edizioni Junior.• Bibliografia di albi per bambiniMaudette, M. (2017). Le calzette. Milano: Babalibri.Napolitano, A. (2016). Il cosario. Perugia: Edizioni Corsare.Davies, A. (2019). Piccola guida alle foglie. Busto Arsizio (VA): Nomos Edizioni.

Contesti di gioco a tema: una stanza invasa da foglie o un angolo ricco di contenitori di cartone di vario tipo.

STRUMENTI PER APPRENDERE

Quindi materiali naturali o scarti diversi traghettano sensazioni dal corpo dei bambini alle loro menti sviluppando conoscenze.Nei servizi educativi gli educatori della prima infanzia hanno riconosciuto queste evidenze e hanno documentato, negli anni, gli infiniti apprendimenti che possono accadere quando i bambini sono lasciati liberi di inventare, creare, esplorare e ordinare oggetti e materiali non strutturati.Un mondo, quello dei servizi educativi per la prima infanzia, che sostiene una pedagogia del gioco sempre più attenta alla necessità di contesti di apprendimento multisensoriali e polifuzionali, ricchi di stimoli cognitivi e non solo.

Oggetti naturali e di riciclo divengono così veicoli di conoscenza dando forma ai progetti dei bambini, ma anche interlocutori nella relazione con i bambini e con gli adulti.Il linguaggio che parlano questi “giocattoli non convenzionali” ai bambini è forse uno dei più potenti. A ogni adulto a contatto con l’infanzia sarà, infatti, capitato di vedere un bambino alle prese con un contenitore, con un sasso o un legnetto e di come vi sia una relazione dialogica con questo, tramite azioni e manipolazioni infinite.La relazione con l’oggetto diviene, inoltre, un primo passo dell’abitare lo spazio, un primo canovaccio del linguaggio, la prima bozza con una punteggiatura comunicativa fatta di silenzi, azioni, reazioni, parole e riflessioni.

Il linguaggio segreto delle cose

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