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È questa una fase proficua per l’educazione all’empatia e la valorizzazione delle differenze: la capacità di “mettersi nei panni nell’altro” è la base per la costruzione di legami profondi e soddisfacenti nella vita e per lo sviluppo di una socialità inclusiva. L’uso ipertrofico delle tecnologie digitali, che attende al varco i bambini, confliggerà con lo sviluppo dell’empatia negli anni a venire, erodendo le occasioni di conoscenza profonda dell’altro e mettendo a rischio la comprensione della portata

È questa una fase proficua per l’educazione all’empatia e la valorizzazione delle differenze: la capacità di “mettersi nei panni nell’altro” è la base per la costruzione di legami profondi e soddisfacenti nella vita e per lo sviluppo di una socialità inclusiva. L’uso ipertrofico delle tecnologie digitali, che attende al varco i bambini, confliggerà con lo sviluppo dell’empatia negli anni a venire, erodendo le occasioni di conoscenza profonda dell’altro e mettendo a rischio la comprensione della portata dei propri gesti e delle loro conseguenze.
La scuola dell’infanzia deve essere un presidio fondamentale di educazione alla relazionalità concreta e vissuta, territorio di passaggio da una posizione egocentrica a una sociale e antidoto agli eccessi virtuali futuri.
L’empatia è infatti un funzionamento psicobiologico che si struttura sull’imitazione, la contaminazione emotiva, la risonanza nel proprio corpo della mobilità ed espressività altrui (come ci dicono le ricerche sui neuroni specchio) e vettore imprescindibile di inclusione.
È in particolare nelle situazioni di disabilità che il potersi mettere nei panni dell’altro consente di andare oltre la percezione del disabile come persona “mancante di”. Per esempio, mettere i bambini senza disabilità nelle condizioni di provare a cimentarsi con le caratteristiche motorie del compagno con disabilità, così come affidargli l’incarico di aiutarlo concretamente, permette loro una percezione diretta e vissuta, un avvicinamento empatico, che produce almeno due conseguenze:

un’importante presa di coscienza dell’esistenza di barriere architettoniche e relazionali;
ma, soprattutto, lungi dal costituire una limitazione, stimola la scoperta di differenti strategie di esplorazione e interazione, ampliando la percezione di sé e del mondo.

 


NEI PANNI ALTRUI

Il gruppo sperimenta variazioni e scambi di modalit&agrave; relazionali, una partecipazione pi&ugrave; attiva, creativa e inclusiva.

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Il gruppo sperimenta variazioni e scambi di modalità relazionali, una partecipazione più attiva, creativa e inclusiva.
 


In gruppo con empatia

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