Come relazionarci con le famiglie?

Il punto di partenza: i bambini

I rituali del mattino

La Gioia di ricominciare

Ciao, finalmente!

Eccoci, ci ritroviamo!

Risponde Anna Silvia Bombi, Sapienza, Universit&agrave; di Roma

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In un mondo in continuo cambiamento, dominato dalle tecnologie digitali e con il futuro pieno di incertezze, come possiamo aiutare le nostre alunne e i nostri alunni e, in generale, le nuove generazioni, a crescere con fiducia, gentilezza, empatia, rispetto verso il prossimo? Come possiamo aiutare i nostri bambini a diventare cittadini consapevoli e responsabili se noi stessi facciamo fatica a esserlo?

Antonietta, Padova

Gentile lettrice, lei solleva due questioni molto rilevanti per ogni educatore: come si pu&ograve; trasmettere un orientamento valoriale stabile in una societ&agrave; che cambia, e come si evita il rischio di &ldquo;predicare bene e razzolare male&rdquo;; e a tali questioni si intreccia il problema delle tecnologie digitali e del loro potere, spesso schiacciante rispetto a quello degli adulti (insegnanti, genitori).

Prover&ograve; a esporre il mio pensiero punto per punto, iniziando dai valori che lei nomina: fiducia, gentilezza, empatia, rispetto. Faccio fatica a pensare che questi valori possano &ldquo;passare di moda&rdquo; anche nel fu turo pi&ugrave; buio, se non altro perch&eacute; la psicologia ha dimostrato come essi facciano bene non solo a chi riceve fiducia, gentilezza, empatia, rispetto, ma in pari misura (se non addirittura di pi&ugrave;) anche a chi ne dona: eppure sappiamo dalla storia come azioni crudeli siano state al centro dei modi di vita di intere civilt&agrave;, e la cronaca ce ne testimonia di continuo la troppa presenza nel mondo di oggi.

 
Focalizzarsi sul poco

Bene e male si intrecciano sempre, ma non per questo diventa impossibile promuovere il bene. Il primo passo consiste, a mio avviso, nell&rsquo;accettare le proporzioni in cui riusciamo ad essere efficaci: &ldquo;Non cambier&ograve; il mondo, ma cambier&ograve; il clima della mia aula!&rdquo; o ancora: &ldquo;In questa classe non sar&agrave; rose e fiori tutti i giorni, ma ogni volta che riuscir&ograve; a costruire un buon clima di classe staremo bene insieme.&rdquo; Il focus pu&ograve; essere sulle cose piccole, sia perch&eacute; sono quelle che davvero possiamo controllare (anche mentre &ldquo;l&agrave; fuori&rdquo; ne capitano di tutti i colori) sia perch&eacute; sono alla portata dei bambini.

Le racconto un aneddoto in proposito. Durante un laboratorio sulle abilit&agrave; sociali, una collega ha chiesto ai bambini di una classe, seduti in cerchio in ordine casuale, di scrivere un bigliettino con un complimento al compagno o compagna che era capitato alla loro sinistra. Ciascuno poi leggeva il complimento ricevuto (e ovviamente in questo modo tutti ne avevano uno da leggere) e le espressioni dei partecipanti erano state splendide!

Nel poco pu&ograve; stare il tanto, e le esperienze positive si sedimentano come un paradigma, per non dire della scorta di buoni ricordi che poi ci accompagna nel corso di vita.

 
Bandire i modi sgarbati

I modi sgarbati che caratterizzano la comunicazione pubblica possono essere esplicitamente discussi e banditi dalla vita di classe: &ldquo;Qui non si fa come in televisione dove tutti urlano e parlano sopra agli altri&rdquo;. Il bilancio della gentilezza e del rispetto possono essere fatti esplicitamente di tanto in tanto, ad esempio nel concludere un&rsquo;attivit&agrave;, chiedendo ai bambini stessi come giudicano il clima in cui si &egrave; svolto il lavoro. La classe pu&ograve; attribuire a s&eacute; stessa la classica stellina da attaccare al tabellone&hellip; ma ovviamente la stellina andr&agrave; alla classe nella sua interezza e non a singoli alunni, quale che sia stato il merito o demerito individuale: altrimenti, si ricade nella dinamica della competizione per i like, cos&igrave; vuota e sciocca.

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La scuola come prototipo di convivenza civile

La responsabilit&agrave; dell&rsquo;insegnante, per non essere solo un predicatore di virt&ugrave; non praticate in prima persona, &egrave; soprattutto quella di governare i propri inevitabili momenti di impazienza o di rabbia. Quello che un docente riesce a fare da cittadino nel mondo esterno non costituisce un criterio per valutare quello che fa in classe: &egrave; qui che si deve dare l&rsquo;esempio, migliorando le proprie capacit&agrave; di auto-regolazione per poter essere governanti efficaci del comportamento degli alunni. In altre parole, la vita scolastica &egrave; un prototipo di convivenza civile, dove si possono mostrare concretamente i vantaggi della trasparenza delle regole, della comunicazione pacata, della collaborazione che punta al prodotto comune pi&ugrave; che ad una autostima basata sul confronto.

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Una generazione migliore di noi

Concluderei dicendo che non si deve aver paura di pretendere che la prossima generazione sia migliore di noi: anzi si deve per primi aver fede nella possibilit&agrave; che questo avvenga. Una decina di anni fa &egrave; stato tradotto in italiano un testo dello scienziato cognitivo Steven Pinker con il sorprendente titolo Il declino della violenza (Mondadori, 2013) e l&rsquo;ancor pi&ugrave; sorprendente sottotitolo Perch&eacute; quella che stiamo vivendo &egrave; probabilmente l&rsquo;epoca pi&ugrave; pacifica della storia. Dati alla mano, l&rsquo;autore mostra che la violenza come mezzo di soluzione dei problemi, dal conflitto tra popoli all&rsquo;educazione dei minori, si sia ridotta nel tempo e nello spazio e sostiene che oggi la percepiamo maggiormente anche in virt&ugrave; dello sviluppo della comunicazione. Il miglioramento dell&rsquo;umanit&agrave; &egrave; concretamente possibile ma, avverte Pinker, non &egrave; automatico: spetta a noi credere e agire in questa direzione.

Educare all’empatia e al rispetto

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