Millanta, filastrocche e animali a volontà!

Elogio dello zerbino

Guarda che faccia!

Esperienze al nido

I linguaggi e le esperienze di "Nidi d'infanzia"

Ascoltiamo e raccontiamo

Un libro per amico

Come e perché scriviamo

<ul><li>Colloqui individuali: spazi di ascolto e confronto sul bambino svolti nei servizi educativi con cadenza strutturata dove si affronta il vissuto dei bambini al nido e in famiglia in uno scambio di reciproco confronto educativo. </li><li>Gruppi di parola tra genitori: percorso di incontri, condotti da facilitatori educativi riservati ai genitori frequentanti i servizi, per un confronto sui temi della genitorialità e della relazione con i figli. Spazi e tempi senza giudizio e di profondo ascolto dell’altro dedicati agli adulti, per potersi raccontare, trovare alleati educativi, strategie e risorse genitoriali. </li><li>Sportelli di ascolto pedagogico: servizi aggiuntivi nel nido con professionisti per confronti in particolari momenti di difficoltà o fragilità relazionale della famiglia.</li></ul>

L’ascolto è uno degli strumenti più potenti della crescita sana, motore di autostima e valorizzazione del sé. Affinché si possa parlare di un ascolto dell’altro autentico e vero, i servizi educativi per la prima infanzia devono introdurre nella loro quotidianità due elementi fondamentali: il tempo e lo spazio adeguati, che creano un contesto di “calda” accoglienza educativa.Spazio e tempo che il bambino, interlocutore dell’educatore, possa “abitare” dandogli la possibilità di rallentare, cogitare, fare, attivando così un sano processo evolutivo. Uno spazio fatto di ambienti, angoli ospitanti piccoli gruppi, coppie di gioco e relazioni e un tempo contenente lentezza, scambi gentili e intimità comunicativa con l’educatore e con i coetanei. Regole del buon ascolto del bambino nel contesto educativo:<ul><li>metterci alla sua altezza, sintonizzandoci sul suo fare e sentire;</li><li>posizionarci vicini, ma mai invadendo lo spazio che richiede;</li><li>avere uno sguardo aperto, attento, curioso, sorridente e non giudicante;</li><li>accogliere i suoi silenzi e le sue emozioni;</li><li>evitare di anticipare ciò che sta tentando di dire o provando a fare;</li><li>trovare, se necessario, spazi e contesti esclusivi dedicati dove si riconosca come unico interlocutore;</li><li>concentrarsi su quello che sta dicendo mantenendo l’attenzione senza farsi distrarre dal contesto. </li></ul>

Il tema dell’ascolto e dell’osservazione sono imprescindibili alleati nella relazione ludica, e non solo, con i bambini. Non vi può essere relazione vera con i bambini se non vi è ascolto, tramite pratiche proprie del mondo educativo, fatto di vicinanza non invasiva, di osservazione e di restituzione tramite contesti di gioco e tempi che rispettino il ritmo di crescita di ogni singolo bambino.

Il tema dell’ascolto e dell’osservazione sono imprescindibili alleati nella relazione ludica, e non solo, con i bambini. Non vi può essere relazione vera con i bambini se non vi è ascolto, tramite pratiche proprie del mondo educativo, fatto di vicinanza non invasiva, di osservazione e di restituzione tramite contesti di gioco e tempi che rispettino il ritmo di crescita di ogni singolo bambino.

LE ATTIVITÀ&nbsp;DI ASCOLTO DELLA FAMIGLIA

Si ringrazia i Nidi Co&amp;So (www.coeso.it) di Firenze per la documentazione fotografica anche di pagina 4.

Per un buon ascolto bisogna non avere fretta, saper essere pazienti, sostare, attendere

L’ASCOLTO NEL CONTESTO EDUCATIVO

Nell’ascolto e nell’osservazione di un bambino non è solo presente il qui e ora.Ogni bambino si esprime e si narra portando con sé la storia della propria famiglia, la sua cultura, i suoi racconti; ci racconta fragilità e risorse del contesto di cui fa parte. Una famiglia che il servizio deve accogliere in un dialogo fatto di scambi e sostegno.In un mondo strutturato sulle persone adulte e su tempi, ritmi e ambienti che raccontano fretta, velocità, immediatezza e produttività, il tempo lento in ascolto del nido diviene importante contesto di accoglienza verso le famiglie. Queste possono, infatti, trovare nei servizi educativi luoghi di narrazione e di sostegno alla genitorialità, capaci di non giudicare, valutare, approvare o disapprovare, lasciando spazio alle persone, al loro vissuto, alle loro emozioni e al dialogo.

ASCOLTARE IL LITIGIO

<img filer_id="" data-cke-saved-src="" src="" title="" align="right" thumb_option="" original_image="false" width="" height=""><img filer_id="230205" src="/d/filer/sharing/1613135013/230205/" title="" thumb_option="" original_image="false" style="float: right; height: 369px; width: 400px; border-width: 1px; border-style: solid; margin-left: 10px; margin-right: 10px;" data-cke-saved-src="/d/filer/sharing/1613135013/230205/">Mettersi in ascolto dei bambini significa attivare un’accettazione incondizionata di ciò che ci propongono e raccontano, non attivare filtri e giudizi su ciò che per noi va bene o non va bene nelle loro azioni, accogliere l’altro mettendosi dal suo punto di vista, lasciandogli spazio di espressione di conoscenza, di domande e di movimento.Mettersi in ascolto di un bambino significa in concreto non dare consegne rigide, inflessibili e imperative, che producono solo processi predeterminati, ma farsi stupire dal percorso di scoperta che il bambino mette in atto per raggiungere obiettivi spesso imprevisti.Creare, quindi, spazi di gioco aperti e in ascolto, appunto, del loro fare.Fa parte della pratica dell’ascolto, nella relazione educativa con i bambini molto piccoli, la “metodologia dell’osservazione” che presta attenzione a tutta quella comunicazione non verbale o para e preverbale (toni, suoni, espressioni facciali) che il bambino utilizza nei suoi autentici linguaggi.

Con l’ascolto si costruiscono paesaggi educativi inclusivi che riconoscono l’individualità e al contempo la comunità del nido

CHE COSA SCOPRIAMO CON UN BUON ASCOLTO

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 Mettersi in ascolto dei bambini significa attivare un’accettazione incondizionata di ciò che

Mettersi in ascolto dei bambini significa attivare un’accettazione incondizionata di ciò che ci propongono e raccontano, non attivare filtri e giudizi su ciò che per noi va bene o non va bene nelle loro azioni, accogliere l’altro mettendosi dal suo punto di vista, lasciandogli spazio di espressione di conoscenza, di domande e di movimento.Mettersi in ascolto di un bambino significa in concreto non dare consegne rigide, inflessibili e imperative, che producono solo processi predeterminati, ma farsi stupire dal percorso di scoperta che il bambino mette in atto per raggiungere obiettivi spesso imprevisti.Creare, quindi, spazi di gioco aperti e in ascolto, appunto, del loro fare.Fa parte della pratica dell’ascolto, nella relazione educativa con i bambini molto piccoli, la “metodologia dell’osservazione” che presta attenzione a tutta quella comunicazione non verbale o para e preverbale (toni, suoni, espressioni facciali) che il bambino utilizza nei suoi autentici linguaggi.

Con l’ascolto si costruiscono paesaggi educativi inclusivi che riconoscono l’individualità e al contempo la comunità del nido

<ul><li>Le emozioni che il bambino prova per sostenerlo nel proprio vissuto.</li><li>Le parole quelle sussurrate e quelle abbozzate, riuscendo a riconoscere vocaboli e linguaggi in costruzione.</li><li>Le curiosità del come quello che il mondo propone può essere frutto di conoscenza.</li><li>Le competenze uniche che ogni bambino sviluppa nella sua originalità di approccio all’altro: competenze motorie, comunicative, relazionali e sociali.</li><li>Le potenzialità di ciò che il bambino “potrà essere” o “si appresta a essere” in un’ottica di crescita.</li></ul>

ASCOLTARE LE FAMIGLIE PER ASCOLTARE IL BAMBINO

SPAZIO E TEMPO DELL'ASCOLTO

Nel litigio tra bambini l’adulto spesso interviene qualora i toni e la fisicità possano diventare rischiosi. Ciò che l’adulto mette in atto a seguire è, spesso, la divisione fisica dei bambini, mettendosi in mezzo e un veloce giudizio di chi tra i contendenti ha ragione e chi torto.Spesso, secondo i nostri parametri di giudizio culturale e sicuramente per i nostri “indicatori emotivi”, ha ragione chi piange e torto chi ha mosso un’azione fisica verso l’altro (spinta o morso).Le dinamiche che si sono attivate nei bambini, molte volte però, sono altre: si tratta di scontri e incontri spesso dettati dalla curiosità, dalla necessità di poter utilizzare il gioco altrui, dal riconoscere nel gioco un oggetto familiare o, più semplicemente, da una sperimentazione relazionale.Riuscire ad ascoltare entrambi i bambini fa la differenza tra una buona pratica educativa e una pratica frettolosa e giudicante. È necessario accogliere le emozioni che in quel momento entrambi stanno vivendo, accettarle dando legittimità al vissuto di entrambi.Le narrazioni che emergeranno saranno sorprendenti, così come la reazione dei bambini nel sentirsi riconosciuti anche in quelle che, per molti adulti, sono emozioni non accoglibili o accettabili o sgradite, come la rabbia, la tristezza. L’adulto, in tal senso non “aggiusta e cura” le emozioni, ma le accoglie.

L’ascolto diviene così azione educativa, competenza professionale, sostegno alla crescita e al pensiero introspettivo.

In dialogo con i bambini

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