Un Natale pieno di libri

Leggere e scrivere, finestre sul pensiero

Una Storia viva

L’argomento è molto insidioso e, perdipiù, non disponiamo di una teoria, di un riferimento, universalmente accettato. Non è un caso che se si digita su Google nuclei fondanti delle discipline, anche senza virgolette, i primi risultati che appaiono provengono da siti di singole scuole. Non c’è nulla in Wikipedia, né testi autorevoli in grado di fornire una definizione consolidata.Talvolta i nuclei fondanti sono trattati come una sorta di metodo di insegnamento. Per esempio, in rete troviamo un liceo scientifico che propone di “programmare per nuclei fondanti”. Vorrei allora prospettare quelli che, a mio avviso, potrebbero essere i presupposti, se non di una teoria, almeno di una prassi didattica sensata basata su nuclei fondanti. &nbsp;Due prospettive in campo: epistemologica e competenze essenziali&nbsp;La prima prospettiva, quella epistemologica, fa riferimento alla possibilità di sollecitare la comunità scientifica affinché definisca “a monte” quali siano i nuclei fondanti di ciascun ambito disciplinare. Dovremmo, per esempio, chiedere agli storici: dovendo rinunciare a metà di quello che sta scritto sul libro di testo, su cosa dovrebbero concentrarsi gli insegnanti della scuola primaria? E qui sorgono due problemi.Il primo è che le risposte che forniscono gli esperti non sono affatto le stesse. Il secondo è che, se anche gli esperti si mettessero d’accordo su un set di contenuti, o di “concetti”, ritenuti fondanti, con tutta probabilità si tratterebbe di indicazioni non facilmente, né univocamente, traducibili in pratica didattica. I concetti di tempo, di fonte storica, di periodo storico, così come un qualsiasi elenco di “quadri di civiltà” da presentare, non consentono di orientare le scelte didattiche in modo univoco.La seconda prospettiva è quella di cercare di tratteggiare le competenze essenziali, di base, che ogni alunno dovrebbe “dimostrare” di possedere in modo esplicito e, per quanto possibile, verificabile. Questa prospettiva è esattamente quella adottata dalle Indicazioni nazionali del 2012.I “traguardi per lo sviluppo delle competenze” vanno proprio in questa direzione. Ma, anche in questo caso, abbiamo un problema. I dieci set di competenze che troviamo nelle Indicazioni nazionali, uno per ogni disciplina, con l’unica eccezione dell’Inglese, non sono formulati come dei veri e propri standard di riferimento, e quindi non permettono di verificare in modo attendibile se un alunno ha conseguito i traguardi indicati, e in quale misura.Solo i traguardi relativi alla competenza in Inglese indicano dei veri e propri standard: si fa infatti riferimento al livello A1 del QCER (Quadro Comune Europeo di Riferimento per le lingue del Consiglio d’Europa) che è uno standard consolidato e verificabile. &nbsp;Le Indicazioni nazionali e le competenze essenzialiMalgrado questa criticità, sono convinto che le Indicazioni nazionali, se fossero adottate da tutti come unico riferimento, costituirebbero già ora un ottimo sistema per definire le competenze essenziali. Il problema è che la maggior parte dei docenti, in assoluta buona fede, per progettare le proprie attività è propenso a ritenere che tutti i contenuti trattati nei libri di testo siano ugualmente necessari. Ma non è così, e la colpa non è dei libri di testo perché nessun libro si presenta come elenco di contenuti irrinunciabili ma, semmai, come una scelta ragionata e motivata di conoscenze ritenute utili per sviluppare i traguardi delle Indicazioni nazionali. E allora, in linea teorica, basterebbe chiedersi quali conoscenze sviluppate nel libro sono strettamente collegate ai traguardi previsti nelle Indicazioni. Ci si accorgerebbe allora che la presunta “lunghezza” del programma è un mito; che quasi nessuno degli argomenti svolti nei libri di testo è, di per sé, irrinunciabile. Non lo è la distinzione tra nomi astratti e nomi concreti, non lo è l’area del trapezio, non lo è la vita di Garibaldi né i prodotti principali dell’Umbria.&nbsp;Il nodo critico dell’accertamento&nbsp;Dunque, in estrema sintesi, la strada più semplice e affidabile per individuare i nuclei fondanti tramite le correlate competenze essenziali è quella di prendere le Indicazioni nazionali e, se necessario, rinunciare a quello che non vi è previsto e che, invece, normalmente si fa a scuola. C’è però un nodo critico che va segnalato: i traguardi previsti nelle Indicazioni, non avendo le caratteristiche di standard (descrizione di competenze con corrispondenti strumenti di verifica del loro conseguimento) non sono univocamente accertabili.

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