Obiettivi, metodologie, competenze: il ruolo dell’insegnante

SBP: Sindrome da Bulimia Progettuale

Miseria e mito del POF

PERMETTERE DI ESPLORARE INFINITE POSSIBILITÀ

ACCOGLIERE E SOSTENERE I DIVERSI APPROCCI

Quanto siamo disponibili ad accogliere e sostenere la diversità delle risposte dei bambini alle nostre offerte?Quanto siamo disponibili a cambiare le nostre idee e progettualità per seguire gli interessi reali dei bambini che abbiamo di fronte?Quanto siamo in grado di abbandonare il conosciuto per avventurarci, insieme ai bambini, in nuovi mondi di conoscenza ancora inesplorati?Fino a dove possiamo spingerci, fuori dalla nostra comfort zone, per seguire le piste di ricerca dei bambini e quanto riusciamo a evitare di chiudere loro tali piste?

<ul><li>Dewey, J. (2018). Democrazia e educazione. Roma: Anicia.</li><li>Gopnik, A. (2017). Essere genitori non è un mestiere. Torino: Bollati Boringhieri.</li><li>Lucangeli, D. (2020). A mente accesa. Milano: Mondadori.</li></ul>

SAPERSI METTERE IN GIOCO

“Il riconoscere la funzione dinamica dell’interesse nello sviluppo educativo vale in quanto porta a considerare i bambini singoli nelle loro capacità, bisogni e preferenze specifiche. Chi si rende conto dell’importanza dell’interesse si guarderà dal pensare che tutte le menti lavorino nello stesso modo perché hanno per caso lo stesso insegnante o lo stesso libro di testo” (J. Dewey).Come evidenzia Dewey, abbiamo bisogno di allenarci nel decentramento per individuare e accogliere i mille differenti modi di lavorare dei bambini: diversi non solo fra loro, ma anche e soprattutto rispetto a noi.Infatti, non è infrequente notare un disorientamento da parte dell’insegnante di fronte a inaspettate modalità dei bambini di interpretare, rispondere e sviluppare ciò che viene pensato e “apparecchiato” per loro.

Ogni bambino è unico e irripetibile e va accolto e valorizzato in quanto tale

ACCOGLIERE E SOSTENERE I DIVERSI APPROCCI

PROGETTARE A PARTIRE DAI BAMBINI

“Il riconoscere la funzione dinamica dell’interesse nello sviluppo educativo vale in quanto porta a considerare i bambini singoli nelle loro capacità, bisogni e preferenze specifiche. Chi si r

“Il riconoscere la funzione dinamica dell’interesse nello sviluppo educativo vale in quanto porta a considerare i bambini singoli nelle loro capacità, bisogni e preferenze specifiche. Chi si rende conto dell’importanza dell’interesse si guarderà dal pensare che tutte le menti lavorino nello stesso modo perché hanno per caso lo stesso insegnante o lo stesso libro di testo” (J. Dewey).Come evidenzia Dewey, abbiamo bisogno di allenarci nel decentramento per individuare e accogliere i mille differenti modi di lavorare dei bambini: diversi non solo fra loro, ma anche e soprattutto rispetto a noi.Infatti, non è infrequente notare un disorientamento da parte dell’insegnante di fronte a inaspettate modalità dei bambini di interpretare, rispondere e sviluppare ciò che viene pensato e “apparecchiato” per loro.

In questo complesso lavoro può venirci in aiuto l’osservazione fine dei bambini e, a seguire, un’attenta progettazione che parta proprio da loro, dai loro interessi e piste di ricerca, superando il paradigma programmatorio “a priori”, “a tavolino”, delle proposte uguali per tutti, certamente comodo per gli adulti, ma non aderente allo sviluppo, come ben affermato da Dewey.Abbracciare una visione più ampia e indirizzarsi verso una progettualità che metta davvero i bambini al centro e si faccia da loro orientare, può condurci a un ripensamento di spazi, tempi e materiali nelle nostre sezioni, aiutandoci a riorganizzare le nostre giornate e i nostri contesti affinché diventino più inclusivi e capaci di coinvolgere come protagonisti attivi i bambini e le bambine.

VALORIZZARE LE SFUMATURE

In qualità di “differenziali di sviluppo” (D. Lucangeli) il nostro ruolo professionale ci richiede di sviluppare uno sguardo ampio, alto e profondo, in grado di cogliere le sfumature e le note uniche che i bambini portano nella vita, nel mondo. Dovremmo essere in grado di valorizzare tali sfumature e permettere l’espressione genuina del loro “Sé”, affinché possano dare voce al loro essere e realizzare, nel tempo, sé stessi.Ciascun essere umano possiede, per diritto di nascita, risorse, attitudini, predisposizioni, interessi, preziosità uniche e particolari che, per dirla con Munari, come un seme, “lentamente esploderanno” e si faranno albero. Come buoni giardinieri, dovremmo mirare “a creare un suolo fertile che possa sostentare un intero ecosistema di varietà differenti con differenti punti di forza e di bellezza, e anche con differenti debolezze e criticità.” (A. Gopnik)

Nell’esperienza all’interno dei contesti scolastici si riflette spesso su questo tema: è un compito di grande responsabilità che richiede consapevolezza, impegno, competenza, capacità di osservazione raffinata per comprendere come ogni bambino esplora, ricerca, interroga il mondo e sé stesso, guidato da interessi del tutto personali.

Nell’esperienza all’interno dei contesti scolastici si riflette spesso su questo tema: è un compito di grande responsabilità che richiede consapevolezza, impegno, competenza, capacità di osservazione raffinata per comprendere come ogni bambino esplora, ricerca, interroga il mondo e sé stesso, guidato da interessi del tutto personali.

Certamente non è facile: del resto il lavoro educativo non è facile di per sé

Il nostro compito non dovrebbe essere quello di decidere a priori che tipo di persona “produrre”, in una visione performante dell’educazione, o di “plasmare la mente dei nostri bambini, ma di permettere alla loro mente di esplorare tutte le possibilità che il mondo offre.” (A. Gopnik)Ciò evidenzia l’importanza per gli insegnanti, senza sensi di colpa o inadeguatezza, di uscire dall’idea omologante e illusoria di uguaglianza in accordo con la cultura educativa in cui siamo cresciuti, in primis come figli, la quale ci porta a pensare che non si debbano fare differenze per garantire a tutti le stesse opportunità.Tale idea rischia di portarci a confondere i livelli:<ul><li>un conto è dare a tutti la possibilità, per esempio, di accedere a determinati servizi od occasioni;</li><li>un altro conto è invece pensare che noi si debba dare a tutti i bambini indistintamente la stessa quantità di stimoli ed attenzioni, nella stessa identica modalità e tempo.</li></ul>A mio avviso, liberarsi dall’idea di dover corrispondere in modo ugualitario a tutti, alleggerisce il carico dell’insegnante da un lato e, dall’altro, libera “spazio mentale” per allargare lo sguardo e cogliere e accogliere in modo autentico ciò che i bambini portano, sapendo discernere come occuparsi di ciascuno pur in un contesto gruppale.

Ogni bambino è unico e irripetibile e va accolto e valorizzato in quanto tale

Coltivare gli interessi dei bambini

Dove trovi questo contenuto