La mediazione dell’insegnante

L’autodeterminazione del bambino

La produzione di testi scritti

Saluto e mi presento

In classe: gli oggetti e le azioni a scuola

Parole per ritrovarsi

Attivit&agrave; di tipo narrativo

L&rsquo;insegnante pu&ograve; favorire la partecipazione e il senso di appartenenza degli allievi al contesto scolastico anche facendo ampio ricorso ad attivit&agrave; di tipo narrativo. La narrazione di azioni abituali, il resoconto della sequenza di eventi che definiscono situazioni sociali ricorrenti e condivise (come una gita, una festa, un esame) attiva modelli mentali sulle interazioni, le attivit&agrave; di routine, i ruoli specifici della cultura cui si appartiene. Esercitarsi a descrivere i ritmi temporali e le regole di funzionamento delle diverse circostanze sociali, pu&ograve; portare alla luce il curriculum nascosto della cultura scolastica, favorendo negli allievi la consapevolezza su ci&ograve; che si possono aspettare dalla scuola e su ci&ograve; che la scuola si aspetta da loro. Nel racconto di storie tradizionali o di fantasia vengono messi in scena le intenzioni, gli affetti, i conflitti dei vari personaggi e le relazioni tra essi, in una mescolanza in cui i vincoli della realt&agrave; possono essere violati. Il narratore deve procedere in autonomia, senza contare sull&rsquo;apporto conversazionale 
dell&#39;interlocutore, facendo uso di un linguaggio decontestualizzato e deve &ndash; nel contempo &ndash; affidarsi all&rsquo;immaginazione per trovare gli espedienti che portano al superamento degli ostacoli e alla soluzione dei problemi. Cos&igrave; facendo chi narra si esercita a creare un mondo &ldquo;possibile&rdquo;, diverso da quello abitualmente sperimentato, che si pu&ograve; trasformare e non solo subire passivamente.

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Lo storytelling digitale

Una narrazione realizzata con strumenti digitali (software o app) e presentata sotto forma di breve filmato che combina immagini, testi, una voce narrante, suoni e/o musica, permette di raccontare un evento (viaggio di istruzione), esporre un&rsquo;attivit&agrave; (lavoro di gruppo), realizzare contenuti su 
un tema, un autore o un problema, documentare il percorso formativo. Il coinvolgimento diretto e condiviso degli alunni nella creazione di contenuti digitali multimediali riduce l&rsquo;impoverimento delle capacit&agrave; di comunicazione e relazione interpersonale che la fruizione dei mezzi tecnologici pu&ograve; comportare. Attenua inoltre il divario tra la presenza pervasiva delle nuove tecnologie nella vita quotidiana e il loro scarso peso nelle pratiche scolastiche, contrastando la &ldquo;disaffezione&rdquo; e il senso di estraneit&agrave; nei confronti della scuola percepiti dagli studenti.

Certo, per aiutare gli allievi gli insegnanti hanno a loro volta necessit&agrave; di essere aiutati, non a diventare psicologi, come a volte sembra che si pretenda da loro, ma ad affinare le proprie competenze professionali, grazie a opportunit&agrave; di formazione e di supporto tecnico che li guidino ad attuare concretamente pratiche didattiche dialogiche, collaborative, narrative e multimediali e a innovare la scuola.

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Una relazione insegnante-allievo improntata al dialogo aiuta gli studenti a sentirsi parte di una comunit&agrave;

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Coinvolgere gli allievi nei processi decisionali

Incoraggiare negli allievi la presa in carico condivisa della propria formazione &egrave; un mediatore importante nel sostenere l&rsquo;impegno scolastico e le attivit&agrave; di studio, nel contrastare la tendenza ad abbandonarsi al corso degli eventi, a sentirsi passivamente travolti dalle circostanze.

Una relazione insegnante-allievo improntata a forme di insegnamento dialogiche, trasparenti negli obiettivi formativi e nei criteri di valutazione, potr&agrave; ugualmente sostenere negli studenti la motivazione a sentirsi parte di una comunit&agrave;, la fiducia nell&rsquo;equit&agrave; del sistema cui appartengono e nell&rsquo;efficacia delle proprie azioni. Offrire agli studenti l&rsquo;opportunit&agrave; di avere voce in capitolo riguardo a vari aspetti della vita scolastica e di contribuire a concordarne le regole e l&rsquo;organizzazione significa coinvolgerli nei processi decisionali in questioni che riguardano le loro vite, senza con ci&ograve; togliere agli insegnanti autorevolezza e responsabilit&agrave;.

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Risponde Giuliana Pinto, Universit&agrave; degli Studi di Firenze

Si affacciano, nelle parole di questa insegnante, bambini di una estrema fragilit&agrave;, forse riconducibile alle perturbazioni dell&rsquo;ambito familiare e sociale. Sullo sfondo, una visione unitaria del bambino, la cui identit&agrave; si costruisce nell&rsquo;intreccio dei modelli che incontra nei suoi diversi ambienti di vita. In questo gioco di reciproche influenze il contesto scolastico pu&ograve; mitigare l&rsquo;effetto negativo esercitato da circostanze esterne sfavorevoli, proponendo un bacino di esperienze ispirate ai propri obiettivi, metodi e valori.

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Promuovere partecipazione e coinvolgimento

Un modo attraverso cui la scuola pu&ograve; contribuire validamente al benessere socio-emotivo e alla resilienza consiste nel promuovere in bambini e ragazzi la partecipazione e il coinvolgimento nella vita scolastica, attraverso pratiche educative e didattiche specifiche. La partecipazione, o &ldquo;agentivit&agrave;&rdquo;, pu&ograve; essere intesa come l&rsquo;influenza che l&rsquo;individuo sente di avere sull&rsquo;ambiente circostante, la fiducia nel cambiamento che le proprie azioni possono apportare alla realt&agrave;, presente e futura. Non &egrave; un tratto fisso o una capacit&agrave; innata negli individui, ma uno stato mentale che cambia in relazione ai contesti sociali e al valore che questi attribuiscono all&rsquo;iniziativa personale, all&rsquo;autonomia, al contributo che i singoli possono portare alla comunit&agrave;.

Un incoraggiamento alla &ldquo;spinta ad agire&rdquo; scaturisce da un clima di classe improntato a uno stile collaborativo di apprendimento: condividere con i coetanei la progettazione, la costruzione, la verifica delle conoscenze rende gli allievi pi&ugrave; consapevoli delle proprie idee, capaci di esprimerle in modo efficace, di riconoscere i punti di vista degli altri, esercitandosi contemporaneamente a far valere il proprio.

Vedo in classe, pi&ugrave; che negli anni scorsi, bambini fragili e &ldquo;ansiosi&rdquo;: dormono poco, si distraggono facilmente, entrano in crisi per ogni novit&agrave;, compresa &ndash; per dirne una &ndash; la gita scolastica. Sono convinta che su questo incida l&rsquo;uso dei dispositivi digitali che mi pare stiano portando i bambini a isolarsi e a impoverire le relazioni interpersonali&hellip; Secondo me pesa anche questo clima di guerra, che &egrave; subentrato alla pandemia, con tutte le inquietudini che lascia dietro di s&eacute;. Sono convinta che i bambini assorbano tutto questo senza rendersene conto e senza gli strumenti per elaborarlo. Come possiamo aiutarli noi insegnanti?

Barbara, Reggio Emilia

Bambini fragili: che fare?

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