Difficoltà nella scrittura, nella gestione dello spazio e del corpo

Come evitare comportamenti provocatori in classe

Chiarimenti sui DSA

Muoviamo i primi passi

Il dettato ortografico

Calcolatrice e altre strategie

POTER “FARE” MENTRE…Un terzo aspetto da considerare riguarda l’elemento di attività dell’attenzione. Spesso abbiamo una visione passiva di quest’abilità, una sorta di ricettore inerte degli stimoli provenienti dall’esterno. In realtà, numerosi studi dimostrano che la possibilità di attivarsi aumenta i livelli di attenzione: per esempio, quando si ascolta una storia, poter intervenire facendo domande oppure, anche semplicemente, muoversi o fare dei disegni. Come evidenziano ricerche condotte per esempio nel caso del Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività, in questo modo infatti si riduce la necessità di inibire tutta una serie di comportamenti e, parallelamente, si aumentano le risorse disponibili per la focalizzazione attentiva.&nbsp; STIMOLARE L’ATTENZIONEUn ultimo elemento da considerare riguarda lo stile relazionale con cui approcciamo i bambini: volendo sintetizzare questo punto, potremmo affermare che l’attenzione di chi ascolta è un problema di chi parla. In altri termini, è importante gestire con cura tutti gli elementi comunicativi verbali, paraverbali (tono della voce, ritmo dell’eloquio ecc.) e non verbali (gestualità, prossemica ecc.). Sono tutti elementi, infatti, che stimolano l’attenzione del bambino, interagendo con aspetti maggiormente strategici e controllati: l’interesse per l’attività, il livello di comprensione ecc. Nel complesso, questo tipo di lavoro di potenziamento attentivo si rivela particolarmente utile in un’ottica evolutiva, in quanto aiuta a sviluppare una competenza trasversale a molte tipologie di compito e di attività e che, soprattutto, assumerà un peso centrale anche nell’apprendimento delle future abilità strumentali di lettura, scrittura e calcolo.

Pezzica, S., Caracciolo, S., Perticone, G. (2019). Scimmietta attentina. Strategie e attività per potenziare l’attenzione alla scuola dell’infanzia. Firenze: Giunti Edu.

UN’ABILITÀ DA NON DARE PER SCONTATADiscriminare i primi grafemi, colorare delle figure entro i margini, svolgere un gioco di gruppo, eseguire alcuni compiti di autonomia (come, per esempio, cambiarsi le scarpe) e via dicendo sono tutte attività che richiedono una focalizzazione attentiva sugli stimoli rilevanti e una parallela inibizione dei possibili distrattori. In questo senso, allora, le problematiche attentive possono determinare condotte sregolate e caotiche, errori di distrazione, difficoltà ad apprendere specifiche sequenze d’azioni ecc.&nbsp;Eppure, nonostante la rilevanza di tale abilità, troppo spesso viene ancora sottovalutata o considerata scontata, come un prerequisito che non necessiti invece di interventi specifici di potenziamento.&nbsp; Proviamo a compiere alcune riflessioni in proposito. IL RUOLO DEL CONTESTOInnanzitutto, possiamo affermare che spesso vengono trascurate tutte quelle dimensioni contestuali che possono incidere sui livelli attentivi di bambini, come per esempio la stanchezza, gli stati di alterazione emotiva, il momento della giornata, la strutturazione dell’ambiente, la presenza di elementi distrattori ecc. È, dunque, importante curare l’ambiente complessivo in cui svolgiamo le attività, scegliendo spazi e tempi in cui i bambini sono più riposati, emotivamente tranquilli e in cui non vi sono forti motivi di distrazione (per esempio, la prossimità di un evento importante come può essere una recita ecc.). In caso contrario, il rischio è la comparsa di frequenti comportamenti di distrazione, che paradossalmente riceverebbero ancora più rinforzi dall’ambiente (per esempio sotto forma di richiami dell’adulto) e verrebbero di conseguenza consolidati. UNA QUESTIONE DI ALLENAMENTOIn secondo luogo, ricordiamo che l’attenzione è anche una questione di allenamento: più la esercitiamo, più riusciamo a gestirla attivamente, anche in presenza di eventuali distrattori. Pertanto, quando notiamo che i bambini sono attenti a un’attività (sia anche di tipo solamente ludico e informale), dovremmo evitare di disturbarli, ma dovremmo proteggere la loro attenzione e anzi rinforzarli positivamente (per esempio con segni di lode) per intervalli di tempo crescenti. In questo modo, i bambini imparano a sostenere lo sforzo attentivo per tempi progressivamente più lunghi. Invece, capita talvolta che gli adulti quasi approfittino del momento di calma dei bambini nel seguire un cartone animato o nello svolgere un gioco e intervengano con richiami slegati dall’attività in corso: in questo modo, però, viene introdotto in qualche modo un distrattore e, di conseguenza, una frattura nel mantenimento attentivo dei bambini, che così non si abituano a sostenere a lungo lo sforzo.

Per potenziare l’attenzione sono necessari un contesto adatto, occasioni per esercitarla e i giusti stimoli dell’insegnante.

UN’ABILITÀ DA NON DARE PER SCONTATA


 Discriminare i primi grafemi, colorare delle figure entro i margini, svolgere un gioco di gruppo, eseguire alcuni compiti di autonomia (come, per esempio, cambiarsi le scarpe) e via dicendo sono tutte attività che richiedono una focalizzazione attentiva sugli stimoli rilevanti e una parallela inibizione dei possibili distrattori.
 
 In questo senso, allora, le problematiche attentive possono determinare condotte sregolate e caotiche, errori di distrazione, difficoltà ad apprendere spec

UN’ABILITÀ DA NON DARE PER SCONTATADiscriminare i primi grafemi, colorare delle figure entro i margini, svolgere un gioco di gruppo, eseguire alcuni compiti di autonomia (come, per esempio, cambiarsi le scarpe) e via dicendo sono tutte attività che richiedono una focalizzazione attentiva sugli stimoli rilevanti e una parallela inibizione dei possibili distrattori.In questo senso, allora, le problematiche attentive possono determinare condotte sregolate e caotiche, errori di distrazione, difficoltà ad apprendere specifiche sequenze d’azioni ecc. Eppure, nonostante la rilevanza di tale abilità, troppo spesso viene ancora sottovalutata o considerata scontata, come un prerequisito che non necessiti invece di interventi specifici di potenziamento. Proviamo a compiere alcune riflessioni in proposito.IL RUOLO DEL CONTESTOInnanzitutto, possiamo affermare che spesso vengono trascurate tutte quelle dimensioni contestuali che possono incidere sui livelli attentivi di bambini, come per esempio la stanchezza, gli stati di alterazione emotiva, il momento della giornata, la strutturazione dell’ambiente, la presenza di elementi distrattori ecc.È, dunque, importante curare l’ambiente complessivo in cui svolgiamo le attività, scegliendo spazi e tempi in cui i bambini sono più riposati, emotivamente tranquilli e in cui non vi sono forti motivi di distrazione (per esempio, la prossimità di un evento importante come può essere una recita ecc.). In caso contrario, il rischio è la comparsa di frequenti comportamenti di distrazione, che paradossalmente riceverebbero ancora più rinforzi dall’ambiente (per esempio sotto forma di richiami dell’adulto) e verrebbero di conseguenza consolidati.UNA QUESTIONE DI ALLENAMENTOIn secondo luogo, ricordiamo che l’attenzione è anche una questione di allenamento: più la esercitiamo, più riusciamo a gestirla attivamente, anche in presenza di eventuali distrattori. Pertanto, quando notiamo che i bambini sono attenti a un’attività (sia anche di tipo solamente ludico e informale), dovremmo evitare di disturbarli, ma dovremmo proteggere la loro attenzione e anzi rinforzarli positivamente (per esempio con segni di lode) per intervalli di tempo crescenti. In questo modo, i bambini imparano a sostenere lo sforzo attentivo per tempi progressivamente più lunghi.Invece, capita talvolta che gli adulti quasi approfittino del momento di calma dei bambini nel seguire un cartone animato o nello svolgere un gioco e intervengano con richiami slegati dall’attività in corso: in questo modo, però, viene introdotto in qualche modo un distrattore e, di conseguenza, una frattura nel mantenimento attentivo dei bambini, che così non si abituano a sostenere a lungo lo sforzo.

Per potenziare l’attenzione sono necessari un contesto adatto, occasioni per esercitarla e i giusti stimoli dell’insegnante.

Attenzione e concentrazione

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