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Queste situazioni sono naturalmente diverse in base all&rsquo;et&agrave; e alla fase di sviluppo che l&rsquo;alunno sta attraversando: dalle prime fasi della scolarizzazione, in cui le richieste sono di tipo emotivo pi&ugrave; che cognitivo (per esempio, farsi accettare dall&rsquo;insegnante e dai compagni), alla scuola primaria dove le prestazioni cognitive iniziano a essere pi&ugrave; pressanti e &ldquo;valutative&rdquo;, fino ai livelli scolastici superiori in cui intervengono e interferiscono i problemi legati alla fase dell&rsquo;adolescenza, con le sue componenti di per s&eacute; ansiogene.

Cos&igrave; la goffaggine naturale in certe fasi dello sviluppo, o l&rsquo;impaccio dovuto a ragioni contingenti, attraverso l&rsquo;ansia innescata e rinnovata a ogni successiva prestazione insoddisfacente, pu&ograve; stabilizzare nel comportamento motorio &ndash; e nelle relative prove &ndash; paure per difficolt&agrave; che l&rsquo;alunno ritiene insormontabili.

L&rsquo;ansia da prestazione pu&ograve; anche riguardare le attivit&agrave; motorie: la goffaggine naturale in certe fasi dello sviluppo o l&rsquo;impaccio dovuto a ragioni contingenti pu&ograve; stabilizzare paure per difficolt&agrave; ritenute insormontabili

Ma non &egrave; solo negli apprendimenti di lettura, scrittura e matematica che l&rsquo;ansia pu&ograve; danneggiare la prestazione: succede spesso anche nelle attivit&agrave; motorie, che alcuni alunni vivono con forte emotivit&agrave; negativa, dovuta a insuccessi precedenti e a critiche da parte di insegnanti, compagni e familiari.

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L&rsquo;intervento psicologico a scuola

La psicologia nella scuola pu&ograve; fare qualcosa per evitare le situazioni ansiogene che interferiscono sull&rsquo;apprendimento e l&rsquo;adattamento?

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	<li style="text-align:justify">Pu&ograve; abituare gli alunni, fin da piccoli, alla corretta percezione delle proprie emozioni e alla riflessione su di esse, ad accorgersi dei pensieri intrusivi che danneggiano la prestazione scolastica (e non solo).</li>
	<li style="text-align:justify">Pu&ograve; stabilire una relazione di fiducia per cui tutti gli alunni possano manifestare, all&rsquo;interno della relazione educativa, emozioni e pensieri che interferiscono sul rendimento.</li>
	<li style="text-align:justify">Pu&ograve; programmare modalit&agrave; diverse di interrogazione, di assegnazione dei compiti, di prove pubbliche, che non penalizzino gli alunni con ansia da esame.</li>
</ul>

Non servono modalit&agrave; dispensative o compensative, in questi casi, anzi, sono spesso dannose perch&eacute; possono cristallizzare situazioni che vanno invece affrontate e superate.

Vanno programmati interventi mirati a seguito di una precisa analisi della situazione di ciascuno studente (Scheda &ldquo;Ansia e apprendimento: le variabili da valutare&rdquo;): &egrave; infatti essenziale accertare se e in che misura i deficit di apprendimento possano essere dovuti all&rsquo;ansia e approntare gli opportuni rimedi per lo specifico caso.

Un intervento certamente utile nella scuola per affrontare e ridurre l&rsquo;ansia da prestazione &egrave; quello che fa riferimento alla mindfulness, di cui si &egrave; gi&agrave; parlato su questa Rivista (<a href="https://www.giuntiscuola.it/articoli/la-mindfulness-una-pratica-funzionale-allapprendimento" target="_blank">De Beni, 2022</a>). Nella Scheda &ldquo;La mindfulness: un rimedio efficace per l&#39;ansia?&rdquo; sono riassunti i punti essenziali di un intervento di mindfulness, che pu&ograve; aiutare anche gli insegnanti e rendere meno dannose le interferenze negative dell&rsquo;ansia sulla vita scolastica.

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Mancanza di fiducia in s&eacute; stessi e interferenza

Le preoccupazioni cognitive (worries) sono legate al timore delle risonanze negative che l&rsquo;insuccesso potrebbe avere sui rapporti con i compagni e con la famiglia.

L&rsquo;effetto dell&rsquo;ansia sulle prestazioni scolastiche

Le ricerche hanno confermato che gli alunni con ansia da esame:

<ul>
	<li style="text-align:justify">sono pi&ugrave; suscettibili alla distrazione da parte di materiale irrilevante per il compito;</li>
	<li style="text-align:justify">hanno ridotte capacit&agrave; metacognitive e minore auto-efficacia;</li>
	<li style="text-align:justify">manifestano pi&ugrave; preoccupazione per la valutazione.</li>
</ul>

Come conseguenza generale, hanno risultati pi&ugrave; negativi nelle prestazioni scolastiche, specie in quelle che richiedono compiti cognitivi pi&ugrave; complessi. Quest&rsquo;ultimo aspetto spiega perch&eacute; in certi ambiti l&rsquo;ansia da esame si manifesta con particolare intensit&agrave;: esempio tipico &egrave; quella relativa alla matematica, in cui gli insuccessi si riflettono sulla motivazione, innescando e mantenendo un circuito che a volte perdura fino ai livelli accademici pi&ugrave; elevati e resta anche nella vita adulta, &ldquo;La matematica non fa per me&hellip;&rdquo;.

L&rsquo;attivazione esagerata a sua volta influenza negativamente il funzionamento cognitivo, abbassando il rendimento della percezione e della memoria, e provocando cos&igrave; interferenze che rendono sempre pi&ugrave; intenso il &ldquo;blocco&rdquo; emozionale del soggetto. Cos&igrave; l&rsquo;ansia interferisce, a volta in modo molto pesante, sulla prestazione che dovrebbe invece riguardare solo la manifestazione degli apprendimenti conseguiti.

L&rsquo;ANSIA DA PRESTAZIONE

Un aspetto particolare dell&rsquo;ansia &egrave; quella &ldquo;da prestazione&rdquo;, che si attiva quando si &egrave; impegnati in una prova che implica una valutazione esterna. Sieber (1980, pp. 17-18) la defin&igrave; come &laquo;caso specifico dell&rsquo;ansia generale consistente in riposte fenomenologiche, fisiologiche e comportamentali relative alla paura di fallimento [&hellip;] e all&rsquo;esperienza di valutazione o testing&raquo;. La cognizione e il comportamento sono perturbati dalla sensazione di &ldquo;essere sotto esame&rdquo;. L&rsquo;attenzione si divide tra la prestazione nelle prove richieste e altri aspetti cognitivi ed emotivi. Dominano l&rsquo;incertezza sul modo di comportarsi e la sensazione di essere non adeguatamente preparati; a ci&ograve; si aggiunge la presenza di un pubblico giudicante, la cui valutazione &egrave; ritenuta importante. Di conseguenza, la situazione &egrave; percepita come una &ldquo;sfida&rdquo;, che comporta una minaccia per l&rsquo;autostima.

Questo tipo di ansia si pu&ograve; manifestare in relazione a un&rsquo;interrogazione o a un esame scolastico, a una gara sportiva, al presentarsi e al parlare in pubblico, a una selezione per l&rsquo;accesso a un corso o a un lavoro. Ma anche quando bisogna farsi apprezzare nel gruppo dei pari, situazione frequente nei bambini piccoli.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

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	<li style="text-align:left">Dal Zovo, S. (2020). Mindfulness e benessere a scuola. Trento: Erickson.</li>
	<li style="text-align:left">De Beni, R. (2022). La mindfulness: una pratica funzionale all&rsquo;apprendimento. Psicologia e scuola, 9, 7.</li>
	<li style="text-align:left">Di Nuovo, S., &amp; Magnano, P. (2013). Competenze trasversali e scelte formative. Trento: Erickson.</li>
	<li style="text-align:left">Flook, L., Smalley, S.L., Kitil, M.J., Galla, B.M., Kaiser-Greenland, S., Locke, J., Ishijima, E., &amp; Kasari, C. (2010). Effects of mindful awareness practices on executive function in elementary school children. Journal of Applied School Psychology, 26, 70-95.</li>
	<li style="text-align:left">Greco, L., Baer, R., &amp; Smith, G.T. (2011). Assessing mindfulness in children and adolescents: development and validation of the Child and Adolescent Mindfulness Measure (CAMM). Psychological Assessment, 23, 606-614.</li>
	<li style="text-align:left">Hodapp, V. (1995). The TAI-G: A multidimensional approach to the assessment of test anxiety. In C. Schwarzer, M. Zeidner (Eds.), Stress, anxiety, and coping in academic settings (pp. 95-130). T&uuml;bingen: Francke.</li>
	<li style="text-align:left">Segal, Z., Williams M., &amp; Teasdale J. (2014). Mindfulness. Al di l&agrave; del pensiero, attraverso il pensiero. Torino: Bollati Boringhieri.</li>
	<li style="text-align:left">Sieber, J.E. (1980). Defining test anxiety: problems and approaches. In I.G. Sarason (Ed.), Test Anxiety: Theory, Research and Applications (pp. 15-42). Hillsdale (NJ): Erlbaum.</li>
	<li style="text-align:left">Snel, E. (2015). Calmo e attento come una ranocchia. Esercizi di mindfulness per bambini (e genitori). Cornaredo (MI): Red! Edizioni.</li>
	<li style="text-align:left">St&ouml;ber, J. (2004). Dimensions of test anxiety: Relations to ways of coping with pre-exam anxiety and uncertainty. Anxiety, Stress, &amp; Coping, 17, 213-226.</li>
	<li style="text-align:left">Willard, C. (2017). Mindfulness per bambini e adolescenti. Firenze: Terra Nuova edizioni.</li>
</ul>

L&rsquo;ansia &egrave; un&rsquo;attivazione emotiva che tutti ben conosciamo perch&eacute; &egrave; parte essenziale della nostra esperienza di vita. I livelli sono diversi: dalla leggera, &ldquo;normale&rdquo; ansiet&agrave; per i tanti problemi che la realt&agrave; quotidiana ci presenta, all&rsquo;angoscia che accompagna stati patologici conseguenti a eventi stressanti forti e prolungati, fino al panico che stravolge le capacit&agrave; adattive delle persone e ne blocca le attivit&agrave; cognitive e relazionali.

L&rsquo;ansia &egrave; un costrutto multidimensionale con componenti cognitive, fisiologiche, comportamentali. Si manifesta fin dai primi periodi dello sviluppo e per tutto il ciclo evolutivo, ma si accentua nelle fasi critiche: ingresso in situazione scolastica, partecipazione a gruppi con forti richieste di efficienza, malattie transitorie o croniche, conflitti familiari o lavorativi, deterioramento cognitivo in et&agrave; anziana.

I teorici distinguono un&rsquo;ansia di &ldquo;stato&rdquo;, legata a situazioni contingenti e in genere transitorie, e una di &ldquo;tratto&rdquo;, come caratteristica stabile della personalit&agrave; nel &ldquo;far fronte&rdquo; ai problemi.

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A queste preoccupazioni per le conseguenze di un fallimento, ritenuto probabile, si accompagnano, secondo St&ouml;ber (2004), altri fattori cognitivi come mancanza di fiducia in s&eacute; stessi e &ldquo;interferenza&rdquo;. La prima &egrave; collegata alla carenza generale di autostima e autoefficacia, mentre l&rsquo;interferenza &egrave; specificamente legata alla distrazione e al blocco cognitivo che disturba o interrompe la prestazione durante la prova (Hodapp, 1995).

Parallelamente, agiscono le componenti emozionali che attivano il sistema nervoso autonomo e si traducono in manifestazioni psicofisiologiche come sudore, tensione addominale, tremore, agitazione interna, disturbi cardiaci o gastrointestinali ecc.

Le preoccupazioni per le conseguenze di un fallimento si accompagnano a mancanza di fiducia in s&eacute; stessi, a un blocco cognitivo che disturba o interrompe la prestazione e a un&rsquo;attivazione psicofisiologica esagerata

Ansia da prestazione e apprendimenti scolastici

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