Obiettivi, metodologie, competenze: il ruolo dell’insegnante

SBP: Sindrome da Bulimia Progettuale

Miseria e mito del POF

Insiemi ordinati e accordi

UN CAMPO DA SEMINARE

Immaginiamo un campo che sta per essere seminato: prima di accogliere i semi va preparato il terreno per fare in modo che possano radicare e crescere.Mente e cuore degli educatori e degli insegnanti devono essere come il terreno, l’humus, predisposto ad accogliere sementi per nutrire e sostenere il loro daimon. Non un luogo e basta, ma un processo fertile che sostiene la trasformazione originale di ciascun bambino insieme alla sua famiglia.Un saper essere che si dimostra, realizza cresce e si rinnova nella relazione con i colleghi, i genitori, i bambini. È in un clima di fiducia, di apprezzamento che i bambini crescono sicuri di sé e sviluppano benessere.Una relazione interpersonale, quindi, basata sulla pratica del rispetto: un comportamento che non è legato al senso del dovere, tantomeno all’ammirazione o al merito, ma a un modo di accogliere l’altro per il suo diritto di dignità.

LA FAMIGLIA È IL NUCLEO

Portare rispetto vuol dire interessarsi a una persona, dedicarle tempo, riconoscere che esiste perché conta come tale: un essere umano

Portare rispetto vuol dire interessarsi a una persona, dedicarle tempo, riconoscere che esiste perché conta come tale: un essere umano

EMPATIA PRIMA DI TUTTO

L’obiettivo è tradurre in realtà la cultura dell’infanzia, affermare e difendere i diritti dei bambini, dando vita a reti di collaborazione che coinvolgano l’intera comunità

Non possiamo ora non dedicare qualche parola all’empatia. Empatizzare è avere coscienza di essere in relazione, è impegnare tutte le nostre forze per non perdere il contatto con l’esistenza unica dell’altro che si espone, anche se non sempre con chiarezza e consapevolezza, con i suoi sentimenti e le sue emozioni.L’empatia è l’ouverture di ogni relazione, perché quando ci incontriamo, ci stringiamo la mano, ci guardiamo negli occhi sentiamo qualcosa dentro di noi.La nostra capacità dovrebbe essere quella di accorgersi e dare spazio a quello che sentiamo, per essere sinceri con noi stessi e lasciare che il nostro cuore aiuti la mente a connettersi con l’altro.

La comprensione lascia spazio all’altro riconoscendogli potere di espressione per “dire il proprio pensiero”, senza temere di essere giudicato; luogo dell’incontro dove mostrarsi così come è.Nel rapporto educatori e genitori la comprensione, sollecitata dalla curiosità per l’altro, genera dialogo, sostiene la costruzione di alleanze che aprono la strada alla condivisione dell’esperienza educativa. Qui il richiamo alla capacità di ascoltare si fa forte.Se vogliamo imparare a comprendere dobbiamo saperci disporre ad ascoltare e occorre farlo iniziando a prendere le distanze da noi stessi, a essere capaci di mettere da parte qualcosa di noi che non possiamo tenere in vita durante l’incontro, pena l’esclusione dell’altro.Solo così possiamo preparare lo spazio da offrire a chi ascoltiamo, per favorire quell’apertura dove l’infanzia può trovare i luoghi per crescere bene e non dover stare soltanto “in mezzo alla relazione fra adulti” che se ne occupano.

CURIOSITÀ, DIALOGO, ALLEANZE

Educatori e insegnanti dovrebbero essere menti che sanno riflettere e cuori aperti all’ascolto. Un saper essere che si dimostra, realizza, cresce e si rinnova nella relazione con i colleghi, i genitori, i bambini.


 Per essere accoglienti nel rapporto con i bambini e con i genitori occorre partire da sé stessi e darsi la possibilità di riconoscere i propri limiti, essere pronti ad aprirli per viaggiare verso nuovi orizzonti; essere pronti a ri-vedere i propri principi morali per saperli coniugare con l’etica

Educatori e insegnanti dovrebbero essere menti che sanno riflettere e cuori aperti all’ascolto. Un saper essere che si dimostra, realizza, cresce e si rinnova nella relazione con i colleghi, i genitori, i bambini.Per essere accoglienti nel rapporto con i bambini e con i genitori occorre partire da sé stessi e darsi la possibilità di riconoscere i propri limiti, essere pronti ad aprirli per viaggiare verso nuovi orizzonti; essere pronti a ri-vedere i propri principi morali per saperli coniugare con l’etica e la pratica dei valori come quello della comprensione.

Stare accanto ai bambini, accoglierli con la loro famiglia, crescere insieme richiama educatori e insegnanti a essere continuamente su un banco di prova con sé stessi perché chiamati ad aiutare gli altri e a saper stare in una relazione rispettosa, alimentata dal desiderio di imparare e di evolversi.Abbiamo in carico non solo i bambini, ma anche i loro genitori, perché la famiglia è il nucleo dal quale si origina il benessere di tutta la nostra comunità.Occorre consapevolezza che non può esserci separazione fra servizi educativi, scuola e famiglie: i bambini non varcano una soglia chiudendosi una porta alle spalle.Essi entrano accompagnanti e hanno bisogno, per sentirsi in continuità, di essere accolti e presi per mano in un passaggio ecologico che porta dentro i servizi e la scuola quello che prima non c’era e li aiuta a rientrare a casa congiungendo quello che hanno appena vissuto con la famiglia-universo delle relazioni conosciute e già esplorate.Il sistema di relazioni che si costruisce fra servizi educativi, scuole dell’infanzia e famiglia deve vedere i suoi protagonisti (gruppo di lavoro e genitori) impegnati con la stessa responsabilità e consapevolezza educativa.

Educatori e insegnanti dovrebbero essere menti che sanno riflettere e cuori aperti all’ascolto. Un saper essere che si dimostra, realizza, cresce e si rinnova nella relazione con i colleghi, i genitori, i bambini.Per essere accoglienti nel rapporto con i bambini e con i genitori occorre partire da sé stessi e darsi la possibilità di riconoscere i propri limiti, essere pronti ad aprirli per viaggiare verso nuovi orizzonti; essere pronti a ri-vedere i propri principi morali per saperli coniugare con l’etica e la pratica dei valori come quello della comprensione.

Accogliere bambini e genitori

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