Il gioco di costruire una tana

Parole e frasi per dare e ricevere istruzioni con il gioco

di Redazione GiuntiScuola21 novembre 20194 minuti di lettura
 
Tana 1
 

Costruirsi una tana è una bella occasione per progettare un'idea, per stare un po' a contatto con se stessi (la vita dei bambini è sempre più sovraesposta), per crearsi un luogo raccolto da condividere in compagnia di un amico.
Costruire una tana insieme a un altro bambino è anche una bella occasione per compiere azioni con parole utili a dare e ricevere istruzioni”.

 

 

Il cestino delle tane

Con un certo orgoglio mostro ai bambini il mio cestino con dentro un telo e tante mollette.
Prendo il telo, lo appoggio su alcune sedie e lo fermo con le mollette. “Una casina!” dice una bambina. Mi siedo sotto il telo e dico: “Adesso vi darò un lenzuolo e delle mollette... così potete costruire tante casine!”.
Con una conta formo coppie di bambini e a ognuna offro un cestino con telo e mollette.
Accompagno ogni coppia in un punto diverso dove poter utilizzare tavoli e sedie per costruire una propria tana.
I bambini non tardano a iniziare e, senza intervenire, osservo quanto avviene.

 

Facciamoci caso

Mentre osservo, penso a quelle “azioni linguistiche” essenziali e di vitale importanza che permettono di chiedere, avere, negare.
Ad esempio:
confermare →
smentire → no
chiedere di ripetere → come?
dire di non aver capito → non ho capito
fare una proposta → vieni qua?
esprimere intenzione → voglio...
esprimere obbligo → devo...
esprimere possibilità → posso...
confermare → va bene
accogliere → vieni

I bambini, durante la costruzione della tana, utilizzano molti atti linguistici di questo tipo. “Semplici” parole e frasi che però, se dette in modo inappropriato, potrebbero bloccare la comunicazione e offendere l’altro.
Nei prossimi giorni offrirò ai bambini l’occasione di prendere in autonomia il “cestino delle tane”. Quando sarà necessario, sosterrò i bambini più incerti con l’italiano ad appropriarsi di parole e frasi utili (voglio... vieni...) a esprimere le proprie necessità nei confronti dell’altro a partire dalla realizzazione di una “casina”.

 

 

Il gioco del capo cantiere

Leggo Vado a giocare dove ci sono alcune pagine che ricordano il gioco di costruire le tane.

 

   


 

Con una conta invito due bambini ad avvicinarsi al “cestino delle tane”, mi metto un cappello fatto con un foglio di carta di giornale e dico: “Questo è il cappello del capo cantiere che dice come costruire una casina. Voi dovete fare tutto quello che dice”. E un bambino esclama: “È un comandino!”.
Inizio a indicare come costruire una tana: “Francesca prendi tre mollette. Evan apri il lenzuolo...”. Parole e frasi utili che permettono di dare e ricevere istruzioni. Una volta costruita la casina, prendo un altro “cestino delle tane” e con una conta invito tre bambini a fare questo gioco. Chiedo chi vuol fare il capo cantiere... con il cappello in testa (vedi il tutorial Come fare un cappello di carta).
 

Osservo, ascolto e trascrivo le istruzioni sorridendo ai diversi modi di chiamare il telo”:

Nicola leva mezza coperta, poi devi rimettere le mollette.
Soleil devi spostarlo.
Dovete spostare di più la stoffa. Prendete un’altra sedia.
Nicola metti quella sedia ancora più in là. In mezzo. “In mezzo” non è lì!
Non appiccato. Lì va bene. Ora sposta quella sedia qui.
Soleil prendi il lenzuolo.
Soleil ne hai messe troppo... spostale!
Nicola metti il tendone lì e attaccalo con le mollette.
Soleil, tre mollette, sennò non regge.
Manca una sedia.
Il telone non ce la fa, non regge...
... bona Ugooo!
*

*“Bona Ugo!”: è un modo di dire fiorentino, utilizzato spesso per rassegnazione soprattutto quando l'altro non comprende ciò che pare lampante.

 

Per saperne di più

Con questa esperienza, in termini di apprendimento linguistico, si attiva prevalentemente la “funzione regolativo strumentale”, ovvero una motivazione a utilizzare parole e frasi per regolare il comportamento dell’altro o per ottenere qualcosa.

Per un approfondimento sulle funzioni linguistiche, clicca qui

 

Questa esperienza si è svolta all'interno del progetto “Conoscersi... per stare bene insieme” del Comune di Prato.
 

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