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Valutare per includere | Giunti EDU
La valutazione dell’apprendimento, se costante e continua, è un’occasione per adattare l’insegnamento ai bisogni educativi degli alunni

Parlare di valutazione risulta tutt’altro che facile, ma da sempre, possiamo dire, a scuola si valuta: l’apprendimento è stato continuamente oggetto di valutazione, sebbene in modi e con strumenti diversi.
Ma di che cosa parliamo esattamente nel momento in cui parliamo di valutazione?
Significati a confronto
Vale forse la pena soffermarsi un momento sull’etimo della parola, allargando lo sguardo anche al di fuori dell’ambito prettamente scolastico.
Valutare significa stimare, dare valore, due azioni apparentemente simili, ma concettualmente ben diverse, perché coinvolgono in maniera differente sia “l’oggetto”, ovvero chi o cosa viene valutato, sia “il soggetto”, ovvero chi valuta.
Mentre la stima può rimandare a un’azione in cui chi valuta lo fa in modo forse sbrigativo o non del tutto approfondito “a occhio” (per quanto occhio esperto), il dare valore presuppone uno sguardo più attento, in cui chi valuta e chi viene valutato stabiliscono in qualche modo tra di loro una relazione; in questo caso, chi valuta approfondisce lo sguardo, è più attento alle sfaccettature, cerca di cogliere punti di forza o criticità.
In ambito scolastico, valutare non è solo misurare (per quanto la misurazione e l’osservazione siano fondamentali) e quindi quantificare, ma conoscere più a fondo bambine e bambini, tenere ben presenti i loro punti di partenza, i loro stili di apprendimento, i loro punti di forza e di debolezza, coglierne le potenzialità e lavorare su di esse per sviluppare autostima e motivazione all'apprendimento.
Dare valore presuppone uno sguardo attento, in cui chi valuta e chi viene valutato stabiliscono tra loro una relazione
Bisogna conoscere bambine e bambini, i loro stili di apprendimento, i punti di forza e di debolezza e coglierne le potenzialità
Ciò significa andare nella direzione di una “valutazione per l’apprendimento” che ha un carattere formativo, poiché quanto osservato permette di adattare l’insegnamento ai bisogni educativi concreti di bambine e bambini, ai loro stili di apprendimento assumendo come punto di partenza ciò che può essere valorizzato.
In quest’ottica, la valutazione diviene una valutazione inclusiva, nel solco di quanto afferma Giancarlo Cerini, ovvero “[la valutazione] deve essere sincera e chiara, non arcigna o inutilmente selettiva ma finalizzata a riconoscere e promuovere le capacità di ciascuno, a valorizzare i talenti […] valutare non è solo misurare.” (Cerini, 2016).
La valutazione inclusiva
La valutazione inclusiva allora ha in sé due aspetti fondamentali:
- individualizzazione, perché fornisce a tutti i bambini e bambine la possibilità di raggiungere lo stesso obiettivo anche in tempi e modi diversi attraverso l’utilizzo, nell’insegnamento, di canali, stimoli tra loro diversi (uditivi, visivi, cinestetici...) e strumenti (mappe concettuali, schemi, immagini, brevi riassunti, video ecc.);
- personalizzazione, perché, come detto prima, valorizza i talenti, pone in risalto le potenzialità di ciascuno, pone al centro la persona.
Nella valutazione inclusiva non solo bambine e bambini, ma tutto il contesto in cui essi sono inseriti assume rilevanza, ivi compreso lo spazio e il momento in cui si attua e situa l’azione didattico-educativa.
Senza dimenticare, ovviamente, il dialogo costante e continuo che permea il rapporto tra valutazione progettazione, in un circolo virtuoso volto al miglioramento non solo di chi apprende, ma anche di chi educa e insegna, portando i docenti a una riflessione sul proprio stile di insegnamento, sulla relazione instaurata con gli alunni e sull’ambiente, ricalibrando, se e quando necessario, obiettivi tempi e strumenti.
Questi ultimi è indispensabile che siano vari e diversificati tra di loro (griglie osservative, diari di bordo, test, prove strutturate o semi strutturate, conversazioni…) proprio per potere cogliere tutte le sfaccettature, gli aspetti meno evidenti, ma “singolari” propri di ciascun bambino e bambina.
Una valutazione inclusiva è formativa, dell’apprendimento e per l’apprendimento, valorizza le differenze, richiede un contesto ricco e stimolante
Il punto di vista di bambine e bambini
Per conoscere la ricaduta del passaggio alla nuova valutazione quello che manca oggi è l’ascolto della voce proprio di coloro di cui noi a scuola ci occupiamo, ovvero le bambine e i bambini, perciò è necessario, se non ineludibile, porre in essere un’azione di ricerca che vada in questa direzione, che dia voce (e ascolto) alle loro opinioni e soprattutto al loro pensiero critico: quale opinione hanno maturato sulle diverse pratiche di valutazione che i loro insegnanti hanno utilizzato? Quale forma di giudizio, tra quelle esperite, ritengono più utile per il loro apprendimento? Quale modello di valutazione li fa sentire maggiormente sostenuti e accompagnati nel loro percorso di apprendimento e quindi inclusi?
Per questo motivo in collaborazione con la professoressa Ira Vannini dell’Università di Bologna e il suo gruppo di progetto verrà svolta un’azione di ricerca che partirà dall’ascolto di un gruppo di bambine e bambini, per cercare di avere dati, possibili risposte e riflessioni alle domande poste.
Valutare la valutazione partendo da qui, dai bambini e dai loro vissuti, potrà rendere alla scuola e alla riflessione pedagogica un impagabile servizio.
- Cerini G. (luglio-agosto 2016). Valutazione formativa? in Rivista dell’Istruzione. Santarcangelo di Romagna (RN): Maggioli Editore.
- Corso online Giunti EDU: Valutare gli apprendimenti nella scuola primaria: come “leggere” e applicare le nuove Linee Guida.