Il passaggio dei saperi: il ricambio generazionale degli educatori

Il contesto che aiuta

Le routine da ricreare

Ascoltiamo e raccontiamo

Un libro per amico

Come e perché scriviamo

I barattoli di nomi…Sono felice di aver trovato una buona strategia, ma non basta… manca la fantasia, l’immaginazione e allora a far corredo allo spazio sul pavimento mettiamo un barattolo colorato del giorno della settimana da aprire per urlarci dentro il nostro nome e poi richiudere con tutti i nomi dei bambini dentro: nel barattolo rosso del lunedì, in quello arancione del martedì e così via…

PERCORSI DIVERSI, MA STESSE OPPORTUNITÀIl corpo racconta con posizioni, danze, movimenti che a seconda di una scelta condivisa e pensata rappresentano giornate di sole, di pioggia, di vento o di nuvole.Ho cercato risposte, ho trovato strategie e soluzioni che mi fanno sentire felice, riducendo quella sensazione di paura che mi pervadeva appena rientrata, ho capito di potercela fare, di poter offrire percorsi diversi, ma stesse opportunità.Ho capito che possiamo abbracciarci con gli occhi, che le gambe raccontano, le braccia disegnano, le mani pensano ed io, noi, possiamo riempire e scrivere il nostro cuore nuovo.

Tornare è un verbo che conforta il cuore dell’umanità. Tornare a casa, tornare a ridere, amare, respirare, abbracciare, tornare a scuola. Proprio questa sensazione di conforto ho avuto a settembre varcando dopo mesi il cancello della mia scuola. Poi mi sono soffermata e ho trovato nel mio cuore altre emozioni. Mi ero promessa di fare ordine per dare spazio alle emozioni nuove che avrei provato al rientro. Ho fatto spazio, ordine, ho avuto tutto il tempo e mi sono messa in ascolto. Sono rimasta sorpresa quando ho sentito nel cuore la paura. TUTTO ERA COME SEMPRE E TUTTO ERA NUOVO A scuola avevo provato molte emozioni in tanti anni di insegnamento, ma mai la paura di tornare. Invece questa volta era diverso, tornavo a respirare, rinascevo a vita nuova, ma avevo anche paura. Paura delle regole, paura di non farcela, paura per la salute dei bambini e paura per me stessa. Mi sono fermata di nuovo e ho deciso di accogliere tutto, gioia e paura, insieme nel mio nuovo cuore. Pensando che sarebbe stato un anno diverso, ma non per questo peggiore, ho indossato un sorriso negli occhi ed ho iniziato il mio anno scolastico. C’era una storia da riscrivere su un vecchio quaderno che però aveva ancora pagine bianche: ecco la sfida che tanti insegnanti come me si sono trovate davanti agli occhi e nel cuore varcando un portone familiare. Mi sono guardata intorno e mi sono tranquillizzata: alla fine ce l’avrei fatta, ce l’avremo fatta, tutti insieme.

Scuola dell’infanzia La casa del sole, Istituto comprensivo Don Lorenzo Milani, Tavarnelle Barberino, Firenze.

A ciascuno il suo incaricoGli incarichi devono essere assegnati e registrati, i bambini ci tengono molto, devono essere responsabilizzati per crescere ed è un mio, un nostro, preciso dovere.I timbri sulle mani dei fortunati estratti dalla conta-filastrocca del mese, assegnano gli incarichi che saranno scelti: • chi aiuta la maestra a controllare l’ordine della stanza; • chi inizia la fila per muoversi dalla sezione; • chi chiama i compagni per le varie attività.Poi ci sono i tutor, i grandi che aiutano i piccoli, ognuno con un simbolo impresso, stampato sul dorso della mano.

Ogni bambino personalizza e riconosce il proprio posto e quello degli altri.

RIPARTIRE DAL CORPOQualche anno fa ho avuto il privilegio di incontrare e conoscere Bruno Tognolini e ho iniziato a seguirlo non solo attraverso le sue filastrocche e i suoi libri, ma anche attraverso i canali social. Da anni organizza un festival della letteratura per l’infanzia nella sua terra di Sardegna, il festival Tuttostorie, e quest’anno, come altre volte, mi è corso incontro in aiuto, come succede ai più fortunati.Il poeta scrive, il musicista compone ed io ascolto con immensa gioia un inno dedicato al corpo: si parla di mani, piedi, occhi, bocca, braccia, gambe e trovo la risposta che cercavo. Sembra strano, tante precauzioni per proteggerlo, tante indicazioni che ci dicono che dobbiamo distanziare i corpi e io in quel corpo trovo le risposte.Inizialmente la scuola ci ha formati per apprendere norme e comportamenti e di fronte al tecnico che ci spiegava che cosa si poteva fare e che cosa no, gli occhi di volti mascherati chiedevano aiuto, domandandosi come avrebbero fatto a “fare scuola”. Non si tocca, non si appende, non si usano tutti i giochi e allora? La didattica? Che cosa si può fare?Cerco per qualche giorno le risposte e poi trovo in quel corpo che quest’anno dovrà essere protetto, in quel corpo che sarà celebrato al festival Tuttostorie, l’idea di cui avevo bisogno. RISCRIVIAMO LE ROUTINEImmagino un modo nuovo e il mio sguardo sorride. Il momento nell’angolo delle parole al mattino è un momento sacrosanto per i bambini della mia scuola: rappresenta il tempo in cui ci raccontiamo, parliamo, ascoltiamo, leggiamo e iniziamo ogni mattina i riti che scandiranno la nostra giornata. Capiamo chi è presente, affidiamo ambitissimi incarichi, ci contiamo, osserviamo che tempo fa, leggiamo libri e raccontiamo storie… è un momento fondamentale in cui, se fossimo nella scuola dei grandi, mi verrebbe da dire che facciamo italiano, scienze, matematica, geografia.Impariamo senza saperlo e questa incoscienza ci rende anche più consapevoli che a questo tempo non vogliamo rinunciare. Ed ecco che ancora una volta mi viene in soccorso l’uso del corpo. Un nuovo calendarioReinvento un “calendario” da vivere, da saltarci dentro, per affermare al gruppo che ci sono: spazi colorati sul pavimento scandiscono i giorni della settimana, filastrocche semplici e rudimentali associano colori ai giorni. Ma non basta, il nostro vecchio modo di registrarci al mattino, ci faceva evidenziare anche altro, non solo la presenza in sezione, ma anche l’assenza. Ci faceva vedere quanti bambini erano seduti con noi al tavolo del ristorante e imparavamo la quantità e i numeri. Non voglio rinunciare a questo: quindi denominiamo panchine, personalizziamo i posti, ognuno il suo, ciascuno ritrova il proprio segno grafico in sezione e sulla sedia del ristorante. Evidenziamo i posti rimasti vuoti e i bambini, con la loro super memoria, riconoscono i tratti e sanno leggere la lingua degli scarabocchi.

Possiamo abbracciarci anche con uno sguardo e parole gentili

Si rinnova la didattica, si rinnovano le routine, si rinnovano i tempi fatti di scuola che tanto rassicurano i bambini partendo da noi: dal nostro corpo

Un’esperienza sul corpo

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