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Primi giorni di scuola

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Gioco e cresco con gli altri

La storia di Anna

Il primo passo: la ricerca di un contatto

Le potenzialità di Anna sono molte: ogni risultato raggiunto fa sperare positivamente e accresce la voglia di far emergere la bambina fino a poco tempo fa chiusa nel suo guscio

Impostare il lavoro con la bambina non è stato quindi affatto semplice; a ogni tentativo di contatto, per esempio una semplice carezza, iniziava a urlare, ad agitarsi, mettendosi su un fianco, iperestendendo in modo sorprendente la colonna come per toccare la testa con i piedi e poteva andare avanti per cinque, dieci minuti, ruotando sempre sullo stesso asse. Se si smetteva di accarezzarla, non smetteva di piangere. Non serviva a calmarla nessun’altra stimolazione, per esempio il caldo o il freddo o il coccolarla… fino a che non ho provato ad afferrarla per un braccio prendendola sotto il cavo ascellare e per una gamba, cercando di farla oscillare il più possibile a destra e a sinistra. Da allora la bambina ha avuto una reazione imprevista e sorprendente: ha iniziato a sorridere felice, in modo quasi liberatorio. Questo mi ha fatto capire che avevamo trovato una porta di ingresso per entrare nel suo mondo; da quel momento la prima cosa che ho fatto ogni volta che la seduta iniziava è stata quella di prenderla e dondolarla. Era l’inizio della nostra interazione, serviva a distrarla dalle sue manie ossessive, ma soprattutto a renderla felice. Più veniva sollecitata nella sfera emozionale, più riuscivo a conquistarmi la sua fiducia e ad aprirmi la strada al contatto manuale, e visto che gli “sballottamenti” incidono sul sistema vestibolare labirintico, li eseguivo il più possibile.

Il lavoro svolto in sei anni di attività non ha portato al raggiungimento di una completa autonomia da parte della piccola paziente: Anna è ancora lontana dai parametri corrispondenti alla sua età anagrafica, ma è innegabile l’acquisizione di nuovi gradi di apprendimento dello sviluppo motorio, psicologico e comportamentale, in quanto anche se l’età anagrafica non corrisponde a quella maturativa del sistema nervoso centrale, la bambina è stata in grado di ottenere quegli apprendimenti geneticamente predefiniti propedeutici a comportamenti psicomotori complessi. Le potenzialità di Anna sono molte: ogni risultato raggiunto con molta pazienza fa sperare positivamente e soprattutto accresce l’entusiasmo e la voglia di riuscire a far emergere la bambina chiusa fino a poco tempo fa nel suo guscio. Tanti progressi sono stati ottenuti anche in seguito all’inserimento nell’ambiente scolastico, dove ci sono stati miglioramenti non solo sulla sfera motoria, ma soprattutto sul piano cognitivo, emotivo, sociale e in termini di apprendimento e attenzione. Questo grazie all’impegno serrato di tutto il corpo docente e in particolare dell’insegnante di sostegno che ha seguito con grande passione ed entusiasmo il percorso rieducativo della piccola Anna.

Quel primo ingresso nel mondo della bambina ha aperto la strada a un ricco programma di recupero che è stato portato avanti per varie tappe e con vari obiettivi nel corso di sei anni. Il programma è stato strutturato in più tempi, con un periodo di lavoro manuale, un periodo di lavoro attivo da parte della bambina, uno di stimolazioni stereognostiche (percezione tattile della forma degli oggetti), uno di stimolazioni acustiche, il tutto intervallato da periodi più o meno lunghi di stimolazioni “vestibolo-gioiose”. Da quando abbiamo intrapreso il nostro percorso sono passati, appunto, sei anni e la piccola Anna ha fatto enormi progressi, e anche se non ha ancora raggiunto il livello d’autonomia prefissato, manifesta straordinari miglioramenti sia a livello fisico (controllo posturale in ogni posizione, coordinazione oculo-manuale, percezione spaziale, acquisizione di varie strategie locomotorie ecc.), sia a livello cognitivo e affettivo-emozionale. Le stereotipie, che inizialmente erano molto intense, provocando uno stato di totale astensione dalle attività proposte, stanno gradualmente scomparendo.

Al primo incontro, a 18 mesi, Anna (nome di fantasia) è considerata una bambina “senza speranza”. Le sue condizioni sembrano condannarla a una vita inerme e priva di contatto con l’ambiente esterno.
 
 La bimba manifesta una serie di disturbi, tra cui convulsioni frequenti, stati di smarrimento, presenza di stereotipie, grave ritardo dello sviluppo psicomotorio e del linguaggio, assenza di tono posturale, grossi disturbi del ritmo sonno-veglia, forti spasmi sfinterici.
 
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Al primo incontro, a 18 mesi, Anna (nome di fantasia) è considerata una bambina “senza speranza”. Le sue condizioni sembrano condannarla a una vita inerme e priva di contatto con l’ambiente esterno.La bimba manifesta una serie di disturbi, tra cui convulsioni frequenti, stati di smarrimento, presenza di stereotipie, grave ritardo dello sviluppo psicomotorio e del linguaggio, assenza di tono posturale, grossi disturbi del ritmo sonno-veglia, forti spasmi sfinterici.Per un lungo periodo, dall’età di circa 13 mesi, Anna ha iniziato dei cerimoniali, che fin dall’inizio sembravano tipici dell’autismo, come estraniarsi per un lungo periodo dal mondo che la circondava; passare ore e ore a giocare solo ed esclusivamente con le proprie mani, osservandole, portandole vicino agli occhi, oppure facendo smorfie con la bocca e con tutta la mimica facciale, o – fatto molto più pericoloso e fastidioso – portando qualsiasi cosa alla bocca, dai pupazzi di pezza, alle luci natalizie, alla sabbia… Poteva andare avanti ininterrottamente per ore durante l’arco della giornata compiendo esclusivamente questi cerimoniali che non le permettevano di esplorare e conoscere l’ambiente esterno al proprio corpo; appena si provava a renderla partecipe di qualche attività, si metteva a piangere dimenandosi come una forsennata.

Al primo incontro, a 18 mesi, Anna (nome di fantasia) è considerata una bambina “senza speranza”. Le sue condizioni sembrano condannarla a una vita inerme e priva di contatto con l’ambiente esterno. La bimba manifesta una serie di disturbi, tra cui convulsioni frequenti, stati di smarrimento, presenza di stereotipie, grave ritardo dello sviluppo psicomotorio e del linguaggio, assenza di tono posturale, grossi disturbi del ritmo sonno-veglia, forti spasmi sfinterici. Per un lungo periodo, dall’età di circa 13 mesi, Anna ha iniziato dei cerimoniali, che fin dall’inizio sembravano tipici dell’autismo, come estraniarsi per un lungo periodo dal mondo che la circondava; passare ore e ore a giocare solo ed esclusivamente con le proprie mani, osservandole, portandole vicino agli occhi, oppure facendo smorfie con la bocca e con tutta la mimica facciale, o – fatto molto più pericoloso e fastidioso – portando qualsiasi cosa alla bocca, dai pupazzi di pezza, alle luci natalizie, alla sabbia… Poteva andare avanti ininterrottamente per ore durante l’arco della giornata compiendo esclusivamente questi cerimoniali che non le permettevano di esplorare e conoscere l’ambiente esterno al proprio corpo; appena si provava a renderla partecipe di qualche attività, si metteva a piangere dimenandosi come una forsennata.

Un ricco programma di recupero

Un lungo viaggio per uscire dal guscio

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