Star bene a scuola: l'empatia dell'insegnante

Come funziona il cervello emotivo dei bambini?

Che cosa comunica il nostro sguardo? - “Pillole” per star bene a scuola

La Gioia di ricominciare

Ciao, finalmente!

Eccoci, ci ritroviamo!

QUATTRO ITINERARI POSSIBILI

GLI INTRECCI NECESSARI

Possiamo dunque pensare ad alcune tematiche da sviluppare:

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	<li>la conoscenza delle competenze dei bambini delle diverse fasce d&rsquo;et&agrave;, la cui costruzione passa attraverso molte dimensioni. Nelle situazioni di routine, il bambino apprende osservando, imitando, seguendo le indicazioni suggerite dal contesto nel quale si trova, dalla sua organizzazione, dalle interazioni. L&rsquo;esperienza delle piccole cose, dei gesti quotidiani e delle routine, non forniscono solo conoscenze &ldquo;pratiche&rdquo;, ma accrescono le abilit&agrave; e le capacit&agrave; del singolo, sviluppano intelligenza, articolano le &ldquo;mappe concettuali&rdquo; che si strutturano nella mente per &ldquo;leggere&rdquo; e interpretare il mondo;</li>
	<li>la costruzione di un gruppo di lavoro, nel quale sia possibile confrontare esperienze, raccontarsi, comunicare, costruire relazioni, collaborare&hellip;;</li>
	<li>la valorizzazione dei momenti della cura, intesi come insieme di attivit&agrave; che hanno a che fare con l&rsquo;attenzione per il benessere dei bambini. La pedagogia della cura dovrebbe rivolgersi anche all&rsquo;organizzazione degli ambienti, degli arredi, dei materiali;</li>
	<li>il pensiero riflessivo, riflettere sull&rsquo;azione vuol dire &ldquo;restituire significato&rdquo; a ci&ograve; che si fa abitualmente, &ldquo;cogliere il senso&rdquo; sul perch&eacute; fare certe attivit&agrave; piuttosto che altre, organizzare gli spazi e i materiali in un modo o in un altro. In sintesi, porre lo sguardo su aspetti consueti della vita quotidiana, riconoscerne il valore ed esplicitarne gli apprendimenti.</li>
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Qualsiasi progetto di cambiamento, per essere realizzato, deve passare attraverso lo sviluppo della professionalit&agrave; e, quindi, di competenze pedagogiche, culturali, relazionali. Non basta una cornice normativa per produrre innovazione.

C&rsquo;&egrave; bisogno, insomma, di formazione. Il termine stesso &ldquo;form-azione&rdquo; contiene il significato di &ldquo;dare forma alla persona&rdquo;, nel senso di produrre cambiamenti nei modi di pensare e agire.

La formazione consiste &ldquo;nell&rsquo;acquisizione di conoscenze, di capacit&agrave;, di atteggiamenti, di capacit&agrave; pratica e operativa, in modo che l&rsquo;apprendimento non si collochi in una distanza astratta, ma sia invece collegato alla possibilit&agrave; per la persona che apprende, di partecipare attivamente al mondo sociale, culturale e professionale&rdquo; (Gian Piero Quaglino).

Secondo quest&rsquo;approccio, essa non &egrave; riproduzione pedissequa di esperienze acquisite o precostituite, quanto costruzione di situazioni in cui sia possibile inventare novit&agrave;, rompere abitudini e scoprire idee.

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La capacit&agrave; di rinnovare la scuola sta nei processi vivi e reali, nelle persone che incontrano bambini e producono conoscenze e crescita

La formazione tra nido e scuola dell&rsquo;infanzia negli anni &egrave; stata spesso differenziata e separata: nella progettazione, nei modi di organizzare spazi e tempi, nella strutturazione delle attivit&agrave;.

In alcune realt&agrave; educative permane ancora l&rsquo;idea di una distanza tra il nido, vissuto come luogo di cura e accudimento, e la scuola dell&rsquo;infanzia, concepita in genere, nell&rsquo;ultimo anno di frequenza, come preparatoria alla primaria.

Queste posizioni tendono a separare gli aspetti affettivi ed emotivi dai saperi formali, quasi che occuparsi del benessere e della cura del bambino non abbia niente a che fare con l&rsquo;apprendimento e trascurando il fatto che nei processi della conoscenza esiste sempre un intreccio relazionale ed emotivo. Come ci spiega la teoria dell&rsquo;attaccamento (John Bowlby), le dimensioni della cura e dell&rsquo;ascolto non sono utili solo per il benessere fisico del bambino, ma attraverso l&rsquo;esperienza della cura, creano legami affettivi e mentali, costruiscono rappresentazioni di s&eacute; e dell&rsquo;altro sulla base della presenza, della vicinanza, della disponibilit&agrave; di chi si occupa di lui.

&Egrave; vero il fatto che da 0 a 6 anni le competenze si accrescono, si arricchiscono ed evolvono e che c&rsquo;&egrave; bisogno di ampliare le capacit&agrave; dei bambini, nel rispetto e nella specificit&agrave; delle diverse et&agrave;. Ma sviluppare competenze non vuol dire anticipare in modo artificioso e forzato lo sviluppo dei bambini, in maniera tale che ne stravolge il ciclo naturale di vita e i tempi di sviluppo.

Dunque, un percorso nuovo dovrebbe mettere insieme tutti questi aspetti.

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IL BISOGNO DI FORMAZIONE

Parlare di sistema integrato zerosei&nbsp;&egrave; una grande conquista, ma al tempo stesso un percorso tutto da pensare e costruire. C&rsquo;&egrave; bisogno di una formazione coerente con l&rsquo;intero impianto e quindi di una preparazione condivisa per lo sviluppo di esperienze e di sperimentazioni, per costruire quel &ldquo;lessico comune&rdquo; e quella &ldquo;continuit&agrave; verticale&rdquo; richiamati dalle Linee pedagogiche e dagli Orientamenti nazionali. Negli Interventi strategici per la realizzazione del sistema integrato zerosei vengono rintracciati alcuni possibili temi da approfondire:

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	<li>sviluppo tipico e atipico del bambino in et&agrave; compresa tra i tre mesi e i sei anni;&nbsp;</li>
	<li>continuit&agrave; orizzontale, relazione con le famiglie e contesto;&nbsp;</li>
	<li>continuit&agrave; verticale nella costruzione di un percorso comune e condiviso;&nbsp;</li>
	<li>curricolo nel rapporto tra Orientamenti educativi e Indicazioni nazionali;&nbsp;</li>
	<li>osservazione, progettazione, documentazione, valutazione, autovalutazione;&nbsp;</li>
	<li>organizzazione contesti educativi inclusivi;&nbsp;</li>
	<li>ruolo delle tecnologie digitali per la sana crescita dei bambini.&nbsp;</li>
</ul>

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Per realizzare questa prospettiva, occorre che nidi e scuole dell&rsquo;infanzia s&rsquo;incontrino superando i propri confini, mettendo a disposizione tradizioni, saperi, competenze, strumenti, tecniche. &Egrave; un processo lungo che richiede tempo, cura, motivazione, capacit&agrave; e impegno a stabilire relazioni. Una costruzione in connessione, che si realizza in gruppo, che richiede coinvolgimento e motivazione; un processo complessivo dove le componenti logico-razionali dello sviluppo si incontrano con quelle emotive e affettive.

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Tra cura e apprendimento

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