Coltivare abilità relazionali

Fili di relazione

Educare all’empatia

La Gioia di ricominciare

Ciao, finalmente!

Eccoci, ci ritroviamo!

Sono numerose le situazioni in cui l’insegnante deve occuparsi di bambine e bambini che manifestano, più o meno apertamente, insoddisfazione, ansia, necessità di attenzione costante e desiderio di visibilità che si traducono spesso in quei comportamenti aggressivi e oppositivi che inquinano il clima di classe. È vero, infatti, che le allieve e gli allievi di oggi portano a scuola un’enorme quantità di bisogni, in genere quelli non ancora soddisfatti in famiglia, ancora attivi e impellenti, il che impone alla scuola, in sinergia con le famiglie, di rispondere e compensare vuoti affettivi e relazionali.




 Educare allo stare in gruppo


 Basta

Sono numerose le situazioni in cui l’insegnante deve occuparsi di bambine e bambini che manifestano, più o meno apertamente, insoddisfazione, ansia, necessità di attenzione costante e desiderio di visibilità che si traducono spesso in quei comportamenti aggressivi e oppositivi che inquinano il clima di classe. È vero, infatti, che le allieve e gli allievi di oggi portano a scuola un’enorme quantità di bisogni, in genere quelli non ancora soddisfatti in famiglia, ancora attivi e impellenti, il che impone alla scuola, in sinergia con le famiglie, di rispondere e compensare vuoti affettivi e relazionali.
 
Educare allo stare in gruppo
Basta osservare bambine e bambini quando giocano e come trasferiscono nell’attività ludica tutta la loro agitazione e la loro tensione che non di rado li porta a mettere in atto atteggiamenti di prevaricazione e di esclusione nei confronti degli altri.
In questi casi non basta richiedere loro “meno aggressività”, “più rispetto” ma è necessario comprendere i motivi dei loro comportamenti senza imporre loro di farsi piacere le persone verso le quali manifestano ostilità. Non si deve, insomma, per forza essere amici di tutti, ma questo non significa che se non c’è sintonia con qualcuno ci si possa permettere di essere violenti o di escludere da un gioco chi non ci piace. È necessario, sia a scuola che a casa, far passare l’idea che ci sono diversi livelli di amicizia e di intimità perché le relazioni non sono tutte uguali.
 
Pratiche di empatia
Al tempo stesso è importante che in classe prevalga l’incoraggiamento empatico con l’invito a sperimentare come ci si può sentire a essere esclusi e a non essere accettati in un gruppo o quello che si prova anche in famiglia se viene preferito il fratello o la sorella. Serve poi dare attenzione alla frequenza con cui i bambini escludono altri e agli effetti di un tempo lungo di esperienze negative che fanno la differenza. Di fatto non è un singolo episodio di rifiuto che ferisce, ma sono le numerose frustrazioni che mortificano pesantemente e compromettono l’autostima e su questi eventi è bene che l’insegnante vigili con cura.
 
Educare: monitorare
Educare, infatti, vuol dire fare emergere e fa rima con la parola “monitorare” cioè osservare per un certo tempo come vanno le cose. D’altra parte per trasformare i comportamenti ci vuole tempo ed è sulle lunghe distanze che ci dobbiamo misurare e in più momenti nel corso dei quali bambine/i hanno modo di sperimentare situazioni di convivenza scolastica e reciproca conoscenza.
Può essere molto utile, a riguardo, aiutarli a vedere, ragionandoci insieme, come funziona il rapporto tra di loro sia durante una lezione in classe, quanto si aiutano e quanto invece tendono ad essere competitivi, ma anche far emergere come interagiscono nelle attività fisiche strutturate oppure durante la ricreazione.
Aiutarli a prendere atto di come si relazionano tra di loro e quali comportamenti sono più utili, comodi e generativi per tutti, li aiuterà a scegliere un modo più “gentile” e costruttivo di stare insieme con gli altri, dentro e fuori la scuola.


Sviluppare empatia e collaborazione in classe

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