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Bambini adottati in classe - “Pillole” per cominciare bene

Le paure dei bambini e l'importanza della famiglia - "Pillole" per cominciare bene

La Gioia di ricominciare

Ciao, finalmente!

Eccoci, ci ritroviamo!

Gli insegnanti vanno oggi formati dalla ricerca accademica e dalla formazione universitaria e professionale: <ol><li>ad acquisire e praticare (anche – ma non solo – nella didattica a distanza) le tecniche utili a sviluppare negli allievi le capacità di relazione interpersonale, di decentramento cognitivo, di riflessione critica e di ascolto dei partner essenziali per imparare da e con gli altri; </li><li>a gestire le concrete modalità didattiche capaci di coinvolgere gli studenti in esperienze cognitive, socio-emotive e culturali di “attraversamento del confine” tra i contesti formali e informali, per collegare quanto più possibile le loro personali curiosità e interessi e il sapere scolastico. Tali competenze dovrebbero essere proposte in modo olistico, trasversale, ma anche appropriato e differenziato a seconda delle varie età degli allievi, delle epistemologie delle discipline, del livello istituzionale cui dovranno essere applicate (cooperazione in classe, tra classi, tra scuole, tra scuola e famiglia, tra scuola e quartiere), nel rispetto delle specificità sociali e culturali delle comunità di appartenenza. </li></ol>

La digitalizzazione nelle pratiche di apprendimento

La scuola è ben più che la didattica che vi si svolge, sia essa a distanza o in presenza: è terreno fertile e intenso di relazioni, tra adulti e ragazzi, tra compagni, tra colleghi. Le esperienze sociali che accompagnano le attività di insegnamento e apprendimento rappresentano un meccanismo importante per lo sviluppo del pensiero: il coinvolgimento con gli altri crea opportunità affinché gli studenti valutino e raffinino le proprie conoscenze, come effetto dell’esposizione alle opinioni altrui e della partecipazione alla creazione di un sapere condiviso. Il contenuto di quest’ultimo è influenzato dalla cultura in cui lo studente vive, dalle credenze e dalle abilità che il contesto di appartenenza dello studente e le persone in esso rilevanti praticano e propongono come modelli. Altrettanto vero è che anche per i docenti la rete di rapporti diretti con i loro allievi, con i colleghi e con la dirigenza concorre alla costruzione della professionalità e contribuisce significativamente al “clima” che caratterizza le classi e la scuola nel suo insieme. In tempi di DaD “forzata”, nonostante la maggioranza degli insegnanti si sia adoperata con successo per moltiplicare anche a distanza le opportunità di apprendimento in cui gli studenti potessero collaborare, i docenti si sono di necessità trovati ad assumere più spesso un ruolo di guida o di “modellatore” dell’apprendimento piuttosto che di facilitatore dell’autonomia e della collaborazione tra allievi. E quando ciò è riuscito, si è trattato prevalentemente di un’impresa realizzata grazie alla buona volontà e all’iniziativa dei singoli, con limitate e improvvisate occasioni di scambio e collaborazione tra colleghi.

Nei mesi appena trascorsi, di quarantena, la tematica centrale nel dibattito sulla scuola è stata la DaD, la didattica a distanza. La sua predisposizione ha richiesto a docenti, studenti e famiglie un gravoso e intenso sforzo progettuale, di adattamento e di inventiva. Questo aspetto della vita scolastica, sicuramente urgente e prioritario, ha risposto solo a una parte del vuoto e delle necessità che l’emergenza Covid-19 ha scatenato nelle esperienze quotidiane degli allievi. «Quelle ore ad ascoltare, dovendo stare attento solo e sempre a quel che ci veniva spiegato dall’insegnante, senza poter scambiare una parola con i compagni, senza chiacchierare un po’ di nascosto, passarsi la merenda, copiare un pezzetto del compito… erano faticose», dice un alunno di terza media, «e alla fine ci si sentiva come stati dentro un’astronave senza finestrini, annoiati».

Quali trasformazioni sono necessarie nell’educazione perché i processi di apprendimentoinsegnamento divengano efficienti?

La discussione attuale intorno alla DaD ha in realtà reso solo più urgenti alcune domande che il sistema scolastico veniva già ponendosi: anche prima dell’emergenza Covid-19, infatti, l’istruzione formale aveva perso gran parte del suo controllo sulle informazioni e sulle conoscenze a disposizione degli studenti, i quali vivevano largamente “connessi” e “on-line” le loro esperienze formative e sociali: «A scuola ci si siede e si legge, ci sono libri di testo e si prendono appunti, sempre con lo stesso ritmo, dentro l’orario, veloce in tutto. C’è un libro per ogni corso… Per lo più ci si siede in classe, si scrive e si ascolta». Così Luisa, ginnasiale, descriveva pochi mesi fa la sua vita in classe,&nbsp;lamentandone il distacco rispetto ai molti modi virtuali attraverso cui i ragazzi vivono quotidianamente “connessi”. La digitalizzazione e un accesso alle informazioni dilatato e moltiplicato nello spazio e nel tempo extrascolastici si erano già tradotti in cambiamenti significativi nelle pratiche e nelle ecologie di apprendimento dei giovani, e più ampiamente nello sviluppo dei loro valori, delle loro competenze e identità.

Verso un'ecologia sociale dell'insegnamento -apprendimento

La scuola è terreno di relazioni

La formazione degli insegnanti

L’emergenza sanitaria ha reso indifferibile il chiedersi quali trasformazioni sono necessarie nell’educazione perché i processi di apprendimento-insegnamento divengano efficienti in almeno due direzioni: <ol><li>in primo luogo mettendosi al passo con la crescente complessità, connettività e velocità che caratterizza il mondo delle informazioni, colmando il crescente divario tra lo studente “digitale” e lo studente tradizionale, tra apprendimento nella scuola e apprendimento fuori dalla scuola; </li><li>in secondo luogo ridefinendo, anche e proprio sotto il vincolo delle modalità a distanza, che cosa significhi “insieme” nel regno della rete, e rispondendo alle esigenze di interazione, collaborazione, co-costruzione senza le quali è assai difficile che si realizzino un rapporto con le conoscenze e un apprendimento motivati, significativi, duraturi. </li></ol>Quali trasformazioni sono necessarie nell’educazione per connettersi meglio alle esperienze di vita quotidiana e al tipo di apprendimento che i giovani sperimentano nei diversi contesti informali dove trascorrono gran parte del loro tempo online e offline?

Nei mesi appena trascorsi, di quarantena, la tematica centrale nel dibattito sulla scuola è stata la DaD, la didattica a distanza. La sua predisposizione ha richiesto a docenti, studenti e famiglie un gravoso e intenso sforzo progettuale, di adattamento e di inventiva. Questo aspetto della vita scolastica, sicuramente urgente e prioritario, ha risposto solo a una parte del vuoto e delle necessità che l’emergenza Covid-19 ha scatenato nelle esperienze quotidiane degli allievi. «Quelle ore ad ascoltare, dovendo stare attento solo e sempre a quel che ci veniva spiegato dall’insegnante, senza poter scambiare una parola con i compagni, senza

Nei mesi appena trascorsi, di quarantena, la tematica centrale nel dibattito sulla scuola è stata la DaD, la didattica a distanza. La sua predisposizione ha richiesto a docenti, studenti e famiglie un gravoso e intenso sforzo progettuale, di adattamento e di inventiva. Questo aspetto della vita scolastica, sicuramente urgente e prioritario, ha risposto solo a una parte del vuoto e delle necessità che l’emergenza Covid-19 ha scatenato nelle esperienze quotidiane degli allievi. «Quelle ore ad ascoltare, dovendo stare attento solo e sempre a quel che ci veniva spiegato dall’insegnante, senza poter scambiare una parola con i compagni, senza chiacchierare un po’ di nascosto, passarsi la merenda, copiare un pezzetto del compito… erano faticose», dice un alunno di terza media, «e alla fine ci si sentiva come stati dentro un’astronave senza finestrini, annoiati».

Restare lontani, tornare vicini

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