Accoglienza a scuola e intercultura: buone pratiche per cominciare

Il compagno “accogliente”

Feste di primavera: è tempo di Mărţişor

bilinguismo 

Ripensiamo l'accoglienza

Alla scoperta di sogni ed emozioni

La Gioia di ricominciare

A questo proposito, una mamma brasiliana racconta: “Quando è nato Paulo, gli ho parlato da subito in portoghese, perché volevo che imparasse a parlare la nostra lingua. Ho anche comprato video e libri di storie per fargliele ascoltare ogni sera. Ma quando l’abbiamo inserito a scuola, ha cominciato a parlare ogni giorno di più solo in italiano, mentre noi a casa insistevamo con il portoghese. Dopo qualche mese, durante un colloquio, le insegnanti ci hanno detto che il bambino poteva confondersi con le due lingue oppure non imparare bene nessuna delle due, così abbiamo ceduto anche noi e ora parliamo solo in italiano con lui. Ma non so se abbiamo fatto bene.”Per rispondere ai dubbi che si pongono alcuni genitori immigrati e molti insegnanti a proposito del bilinguismo infantile, si può affermare che: certamente, i bambini possono imparare lingue diverse e diventare bilingui fin da piccoli.Su questo tema sono disponibili piccole guide e opuscoli per i genitori di altra lingua che rispondono in maniera chiara alle loro domande. Per esempio <a data-cke-saved-href="https://www.giuntiscuola.it/articoli/bilingui-e-contenti/" target="_blank" href="https://www.giuntiscuola.it/articoli/bilingui-e-contenti/">Bilingui e contenti</a> (<a data-cke-saved-href="http://www.fli.it" target="_blank" href="http://www.fli.it">www.fli.it</a>).

“L’esposizione a una pluralità di lingue, negli anni durante i quali si costruisce il linguaggio, apre alla comprensione e al transfer cognitivo, attiva i processi multilinguistici” questo è un altro frammento tratto dalle Linee Pedagogiche 0/6 anni, nel quale si sottolineano il valore del plurilinguismo e l’importanza di esporre i bambini alla diversità linguistica fin da piccoli.<ul></ul>

Spesso ignoriamo molte cose del mondo sonoro nel quale i bambini abitano fuori dalla scuola, di quale sia la loro lingua materna, di che cosa sappiano già fare e dire in quella lingua. Ignoriamo dunque una parte importante della loro storia e del loro cammino di sviluppo.“Avere attenzione per la lingua parlata nel contesto familiare costituisce la base per l’apprendimento della lingua italiana”: così si legge nella bozza ora in discussione delle Linee Pedagogiche 0/6 anni. È un invito importante e diretto a prendersi il tempo per conoscere la situazione linguistica dei bambini e le scelte della famiglia a questo proposito, valorizzare le forme di bilinguismo e plurilinguismo presenti fra i bambini e sostenere le strategie e le fatiche dei genitori di bambini che crescono con due lingue.La “carta di identità” linguistica dei bambini al loro ingresso nella scuola dell’infanzia è diversificata. Il livello di conoscenza della lingua materna e della lingua italiana che per loro è una “seconda lingua madre”, dipende naturalmente da fattori diversi, quali: l’età, il luogo di nascita, il percorso educativo, le scelte famigliari, la tipologia delle lingue in presenza.Fra i bambini di origine straniera nati in Italia vi sono:<ul><li>coloro che hanno imparato a parlare solo in italiano per scelta della famiglia, o in seguito a un discutibile e riduttivo consiglio in tal senso da parte degli operatori e dei servizi per l’infanzia e che sono quindi monolingui in italiano;</li><li>coloro che sviluppano una competenza nelle due lingue a partire dall’inserimento all’asilo nido, parlando la madrelingua a casa e l’italiano al servizio educativo e praticando così un bilinguismo precoce simultaneo;</li><li>coloro che, al momento del loro ingresso nella scuola dell’infanzia, sono monolingui in L1 e diventano in seguito bilingui, con l’aggiunta dell’italiano, sviluppando un bilinguismo precoce consecutivo.</li></ul>

DUE “COPERTE” DI PAROLE

<ul><li>Circa il 60% della popolazione mondiale è bilingue o plurilingue: milioni di persone nel mondo crescono parlando due o più lingue, condizione che non sempre viene giudicata positivamente. Ancora oggi infatti alcuni tendono a pensare che nella testa di un bambino ci sia posto per una sola lingua e che la madrelingua debba essere rimossa o estirpata per poter apprendere con efficacia l’italiano.</li><li>I primi mesi di acquisizione della seconda lingua rappresentano un periodo “sensibile” e sono cruciali, oltre che per l’italiano, anche per il mantenimento della prima lingua, che si rivela agli occhi del bambino non più efficace nelle interazioni.</li><li>I giudizi e le osservazioni degli insegnanti, e degli adulti in genere, possono provocare blocchi e sentimenti di vergogna per la propria lingua materna. Ecco alcune frasi, colte nelle scuole che possono avere effetti negativi: “Non sai l’italiano perché a casa continui a parlare in arabo.”; “Devi dire alla mamma di parlare in italiano, altrimenti non impari.”; “Ma parli sempre cinese a casa?”.</li><li>Il compito della scuola è quello di accompagnare, sollecitare, osservare nei bambini il cammino di apprendimento dell’italiano di qualità: per dire e per giocare, per chiedere e per raccontare, per fare e per sognare. Ma questo senza negare e svalorizzare la lingua materna perché ogni lingua vale.</li></ul> Il libro Una coperta di parole (di I. Kobald e F. Blackwood, Mondadori 2015) ci può accompagnare in questo percorso di riconoscimento della diversità linguistica; come Girandola, la piccola protagonista della storia, con il tempo, tutti i bambini potranno contare su due coperte di parole, ugualmente calde e protettive: l’italiano e la loro lingua madre.

È un giorno come tanti all’ingresso di una scuola dell’infanzia: genitori che arrivano di corsa e bambini che cercano uno sguardo e un abbraccio prima del distacco. Si sentono parole sussurrate, ripetute a bassa voce nelle quali si colgono accenti e suoni diversi, lingue riconosciute e altre non note: un filo che lega genitori e bambini in un involucro protettivo e segreto.Ogni mattina, sulla soglia della scuola, nel cortile, nel corridoio, un brusio di voci che si mescolano e confondono accompagna il commiato e il passaggio dallo spazio privato allo spazio comune: è una piccola frontiera sonora, ibrida e multilingue, che segna il confine fluido fra le parole di casa e le parole di scuola.

PAROLE PER SALUTARSI

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LE BIOGRAFIE LINGUISTICHE

È un giorno come tanti all’ingresso di una scuola dell’infanzia: genitori

È un giorno come tanti all’ingresso di una scuola dell’infanzia: genitori che arrivano di corsa e bambini che cercano uno sguardo e un abbraccio prima del distacco. Si sentono parole sussurrate, ripetute a bassa voce nelle quali si colgono accenti e suoni diversi, lingue riconosciute e altre non note: un filo che lega genitori e bambini in un involucro protettivo e segreto.Ogni mattina, sulla soglia della scuola, nel cortile, nel corridoio, un brusio di voci che si mescolano e confondono accompagna il commiato e il passaggio dallo spazio privato allo spazio comune: è una piccola frontiera sonora, ibrida e multilingue, che segna il confine fluido fra le parole di casa e le parole di scuola.

Parole sulla soglia

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