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“Maestro, mi scappa di fare... un disegno!”

Giocare e raccontarsi per immagini e parole. Di Antonio Di Pietro.

di Redazione GiuntiScuola05 marzo 20186 minuti di lettura
“Maestro, mi scappa di fare... un disegno!” | Giunti Scuola

Insediamento ludico

I bambini ormai lo hanno capito... sono “quello che... fa tanti giochi”. Ma sono anche “quello che... sposta sempre le sedie”. In effetti è vero, cerco sempre di attivare “insediamenti ludici”.
Prima di proporre una sequenza di giochi, la prima cosa che faccio è predisporre lo spazio. Sposto i tavoli (cercando di metterli in modo ordinato ed esteticamente gradevole) e formo un cerchio di sedie. Un po' è l'esperienza, un po' sono le letture delle ricerche a riguardo, che vanno a sostenere questo mio “sforzo”: un ambiente curato incide positivamente sullo stare e sul fare delle persone.
Intanto, mi anticipo: sui tavoli predispongo un foglio (dal formato “strano”) in corrispondenza di ogni sedia e un contenitore con dei pennarelli in corrispondenza di ogni foglio. «Posso fare un disegno?» mi chiede subito una bambina. Ed io: «Aspetta, vorrei proporvi un gioco». «Posso fare un disegno?». «Ti scappa proprio... di fare un disegno? Mi aiuti a sistemare le sedie?».
Ma questa volta le sedie non le mettiamo in cerchio.

Le strade, il parcheggio, la fontana. Era un posto in Germania... credo. Io ho una casa a Palermo e una in Germania. Sicché mi sbaglio!

In apertura: Ho disegnato il treno che mi portava a Torre Orsaia [Salerno]. Il paese senza semafori, perché è un paese piccolino. C'è nato papà.

Tutti quelli che...

Predisposte due file parallele di sedie, i bambini si siedono ed io resto in piedi. Dico: «Tutti quelli che... sono stati su un trattore... di qua... chi non c'è mai stato di là» indicando su quale fila di sedie andare a chi è stato sul trattore e su quale devono andare tutti gli altri. Dopo una prima fase di orientamento i bambini raggiungono il proprio posto. Ci sono alcuni che non conoscono bene l'italiano. Con me ho un libro sui mezzi di trasporto.
Continuo, mantenendo la stessa struttura della frase e facendo vedere l'immagine dell'aereo: «Tutti quelli che... sono stati su un aereo... di qua... chi non c'è mai stato di là». In pochi si spostano, infatti sulla fila di chi non c'è mai stato... non c'è più posto. Eccoci al bello: invito i bambini in piedi a sedersi sulle gambe di un compagno! Qualcuno arrossisce, altri si siedono delicatamente sulle ginocchia di un amico, altri ancora si abbracciano. Rischio: «Tutti quelli che... sono stati su una macchina... di qua... chi non c'è mai stato di là». Come volevasi dimostrare: eccoli uno sopra l'altro (ognuno con il suo stile) su una sola fila di sedie.

Ho disegnato quando sono andata con mamma alla Torre di Pisa. Siamo passati sotto un ponte. ...la torre che ho disegnato, non pende. Ma quella vera pende tanto.

Verso una mappa dei ricordi

«Un camion!».... così raccolgo l'attenzione mostrando la corrispondente immagine dal libro e dico: «Tutti quelli che... sono stati su un camion... di qua... chi non c'è mai stato di là». Una volta che i bambini si siedono su una delle due file (in pochi sono sulle gambe di un compagno) cerco di stimolare la narrazione di un aneddoto di vita collegato al camion.
I bambini cominciano a raccontarsi. Uno c'è stato con il papà, perché lo usa per lavorare... Un altro dice che «c'ho fatto un lungo viaggio...» e gli chiedo se era un camion o un pullman (mostrandogli le due immagini). La storia di uno, per un altro diventa l'occasione di raccontare la propria. E poi, prima che la situazione diventi troppo lunga: «Tutti quelli che... sono stati su un treno... di qua... chi non c'è mai stato di là». Ed ecco che si comincia a creare una “mappa dei ricordi”. Luoghi vicini e lontani (da Prato), come Firenze, Salerno, Viareggio, Venezia...
Provo a vedere se si sconfina: «Tutti quelli che... sono stati su un aereo... di qua... chi non c'è mai stato di là». Arriva Parigi, l'Albania... e proprio sul più bello: «Maestro, mi scappa...».

Ho fatto due benzinai e una macchina. È il benzinaio dell'Albania.
Sono stato in macchina con il babbo, la mamma, mio fratello e i miei nonni.
Mio babbo ha fatto benzina e poi siamo andati a casa di mio nonno.

Mi scappa di fare... un disegno!

«Maestro, mi scappa di fare... un disegno!». Stupito, chiedo: «Scusami, ma non ho capito... cosa ti scappa?». Linda guarda il tavolo allestito con fogli e pennarelli: «...un disegno!». Penso fra me e me: «E ora che dico? Magari si è annoiata... certo che se va lei, poi vorranno andarci tutti... è anche vero che se ci vanno tutti, è inutile insistere a giocare... vorrà dire che si è esaurito il tempo del gioco...». La guardo e le dico: «Vai tranquilla...». Qualcuno la segue e il gioco continua in piccolo gruppo. Poi piccolissimo. Un'occasione per raccontarsi con calma mentre altri in autonomia disegnano. Una preziosa opportunità per offrire tutto il tempo necessario per far emergere parole e discorsi a quei bambini che si espongono meno a livello linguistico (vuoi per riservatezza vuoi perché ancora devono fortificarsi nella lingua italiana).


In Bolivia c'è tanta sabbia per giocare fuori casa. Ci sono i miei zii.
Il babbo della mia mamma sta sempre a riposo, è molto stanco, lavora troppo. Aiuta la mamma della mia mamma. Vanno sulle “venta”, è una parola spagnola [significa “vendita”], e vendono il mais tutti i giorni. Mi comprano anche il latte. In Bolivia c'è anche il latte alla fragola. Io ci sono stato una volta. In Bolivia c'è anche dei pennarelli.

È la mia casa in Cina, con nonno, nonna e mio fratello piccolo.
Io vado a scuola. Mamma e babbo erano in Italia.

Lontani e vicini

Mi avvicino al tavolo con i bambini impegnati nei loro disegni. Ci sono case, alberi... e fra questi, qualcuno ha disegnato dove è stato con la macchina, il camion, l'aereo...
In questo post alcuni di questi disegni e cosa hanno detto i bambini...

Là dove non sono arrivate le parole, sono arrivate le immagini... e qualche discorso.

Per saperne di più...

Immagini, suoni, colori – Tratto da: Indicazioni Nazionali per il curricolo (2012)

I linguaggi a disposizione dei bambini, come […] le esperienze grafico-pittoriche, […] vanno scoperti ed educati perché sviluppino nei piccoli il senso del bello, la conoscenza di se stessi, degli altri e della realtà.

Spunto bibliografico:

Staccioli G., Disegnare con gli occhi , in “Scuola dell'infanzia” (Giunti Scuola), n. 7, marzo 2017

Questa esperienza si è svolta all'interno del progetto "Tra il dire e il fare c'è di mezzo... il giocare - Conoscersi... per stare bene insieme” Comune di Prato ed è stata presentata al “Festival dell'autobiografia 2017” della Libera Università dell'Autobiografia .

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