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Per i bambini piccoli che entrano nelle realtà educative 0-6 l’inclusione è una parola legata all’andare fuori casa ed entrare in un mondo altro. Infatti, l’essenza inclusiva nei nidi e nelle scuole dell’infanzia viene dall’abbandonare la
 
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Per i bambini piccoli che entrano nelle realtà educative 0-6 l’inclusione è una parola legata all’andare fuori casa ed entrare in un mondo altro. Infatti, l’essenza inclusiva nei nidi e nelle scuole dell’infanzia viene dall’abbandonare la koinè familiare, dove la totalità è il farsi intenso dell’attaccamento (ricordiamo John Bowlby e l’attachment come prima identità).
Dunque, l’ingresso dei bambini e delle bambine nel mondo nasce dall’entrare in una diversa dimensione emotiva e sociale, che ha come doppia base di incontro e scontro gli adulti che se ne occupano e tanti altri bambini, più o meno coetanei, con cui fare cose, in luoghi artificiali e diversi da casa (a volte più belli, a volte no).
Altrettanto, però, è una separazione per i genitori, che sentono che il bambino “scappa” via perché così è la vita, ma che questo non la rende meno dolorosa.
 


Ma &egrave; anche una parola che contiene strane assonanze negative che pochi notano: potrebbe infatti anche voler dire &ldquo;chiudere dentro&rdquo;. Infine, possiamo dire che il significato di &ldquo;inclusione&rdquo; si capisce meglio se visto con il suo contrario, cio&egrave; &ldquo;esclusione&rdquo;. 
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Ma è anche una parola che contiene strane assonanze negative che pochi notano: potrebbe infatti anche voler dire “chiudere dentro”. Infine, possiamo dire che il significato di “inclusione” si capisce meglio se visto con il suo contrario, cioè “esclusione”.
Ma, detto questo, cos’è la sostanza (diciamo l’arrosto) in educazione di questo diffuso termine?
 


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L’inclusione, tra moda e sostanza

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