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Il caso di Matteo

Qualche volta, di fronte a casi problematici complessi, si è portati a vedere solo una parte della situazione. Scuola e famiglia vedono soprattutto i comportamenti espliciti, ma con riferimento al solo contesto a loro noto; i clinici si basano sugli esiti di colloqui e di una inevitabilmente limitata valutazione strumentale. Di fatto, un’osservazione più ad ampio raggio, attenta e senza pregiudizi, permette di allenare gli aspetti di riflessione in merito alla natura delle problematiche evidenziate, alla loro origine, ai luoghi in cui trovano maggiore espressione, alle situazioni contingenti che fungono da fattori di mantenimento e a quelle che, al contrario, potrebbero agire in senso positivo. Una considerazione più completa del caso, quindi, che includa non solo valutazione ma anche osservazione e riflessione estesa a più contesti, può facilitarne, come nel caso di Matteo, una migliore comprensione e quindi la messa in atto di più efficaci procedure di aiuto.

La valutazione In accordo con quanto riportato si è dato avvio a una valutazione con particolare riferimento alle potenzialità e agli aspetti del controllo cognitivo (funzioni esecutive e attentive). Gli esiti della valutazione strumentale non hanno rilevato particolari criticità in alcuna delle aree di indagine. Sono state messe in luce buone competenze generali, funzioni attentive nella norma e una modalità di risposta talvolta impulsiva con scarso controllo inibitorio, non inquadrabile tuttavia all’interno di un profilo diagnostico. Durante le fasi di valutazione è stato dedicato ampio spazio al colloquio non strutturato con il ragazzo e all’osservazione della relazione e del comportamento. Matteo ha mostrato di sapersi relazionare con l’esaminatore in modo adeguato, mostrando un buon grado di collaborazione e una certa curiosità verso l’ambiente valutativo. I contenuti e l’eloquio sono apparsi coerenti con l’età, così come gli interessi specifici. Buona anche la sua consapevolezza rispetto al motivo della consulenza richiesta dai genitori, nonostante non ne riconosca la necessità («So perché mi trovo qui, ma i miei genitori e la scuola non hanno ancora capito che io non ho alcun problema. Se volessi potrei comportarmi come un angioletto; semplicemente non mi va di farlo!»).

Un atteggiamento arrogante Nel primo colloquio vengono descritti frequenti accessi di rabbia, rifiuto di svolgimento di attività ritenute poco vantaggiose, disinteresse, poca tolleranza alla frustrazione, violazione delle regole. Tali comportamenti compaiono non solo a casa ma anche all’interno del contesto scolastico, anche se il rendimento appare soddisfacente in termini di voti nelle singole materie. Gli insegnanti ribadiscono ai genitori che Matteo ha molte potenzialità che non riesce a mettere in atto e che presenta un atteggiamento arrogante e irriverente, particolarmente problematico tenendo conto della decisione della classe di nominarlo loro rappresentante («Matteo dovrebbe dare il buon esempio, e invece...»); ne suggeriscono quindi una valutazione psicodiagnostica che i genitori decidono di far effettuare dal nostro Centro.

Matteo (nome di fantasia) è un ragazzo di quasi 15 anni, iscritto al secondo anno di una scuola secondaria di secondo grado a indirizzo tecnico. I genitori si rivolgono al nostro Servizio riportando comportamenti sopra le righe in ambito sia familiare sia scolastico.

L’importanza di osservare e riflettere A fronte della descrizione riportata dai genitori e dagli insegnanti, confermata anche nella loro compilazione di griglie osservative che confermano la presenza di problematiche della condotta, si aprono diversi scenari relativi al funzionamento del ragazzo. Si tratta di un vero e proprio problema permanente (inquadrabile in quello che viene chiamato “disturbo della condotta”)? Possiamo comprendere le sue caratteristiche all’interno di un disturbo da deficit di attenzione e iperattività? Oppure si tratta solamente di caratteristiche attribuibili al periodo di sviluppo dell’adolescenza? In questo caso, più che in altri, è importante dare spazio agli aspetti di osservazione e di riflessione. Troppo spesso, infatti, capita di trovarsi di fronte a valutazioni strumentali talora anche corpose che non vengono adeguatamente accompagnate da note osservative di riflessione. Nel caso di Matteo, in cui vengono descritti comportamenti facilmente attribuibili a condotte psicopatologiche negative, risulta di estrema importanza osservare le condotte familiari e scolastiche, le modalità comunicative del ragazzo, i suoi interessi e le sue motivazioni.

L’esito del processo valutativo Solamente al termine di questo accurato processo, che richiede tempo, accompagnato in seconda battuta dalle prove strumentali, è stato possibile giungere, nel caso di Matteo, a un inquadramento soddisfacente che comprendesse tutti gli aspetti di funzionamento e non si limitasse alla descrizione di una sola porzione del comportamento. Procedendo in questo modo abbiamo potuto vedere che il repertorio comportamentale del ragazzo dipendeva solo in parte dalle sue caratteristiche personali (temperamento e costruzione della personalità); andava infatti considerato il contesto di vita che in modo automatico e inconsapevole continuava a mettere in atto un forte giudizio nei suoi confronti, trasmettendo l’idea che “c’era necessariamente un problema in lui”. L’intervento ha tenuto quindi conto di un lavoro multimodale in cui sono stati compresi Matteo, i genitori e gli insegnanti con buoni esiti nel breve e nel lungo termine.

Qualche volta, di fronte a casi problematici complessi, si è portati a vedere solo una parte della situazione. Scuola e famiglia vedono soprattutto i comportamenti espliciti, ma con riferimento al solo contesto a loro noto; i clinici si basano sugli esiti di colloqui e di una inevitabilmente limitata valutazione strumentale. Di fatto, un’osservazione più ad ampio raggio, attenta e senza pregiudizi, permette di allenare gli aspetti di riflessione in merito alla natura delle problematiche evidenziate, alla loro origine, ai luoghi in cui trovano maggiore espressione, alle situazioni contingenti che fungono da fattori di mantenimento e a q

Qualche volta, di fronte a casi problematici complessi, si è portati a vedere solo una parte della situazione. Scuola e famiglia vedono soprattutto i comportamenti espliciti, ma con riferimento al solo contesto a loro noto; i clinici si basano sugli esiti di colloqui e di una inevitabilmente limitata valutazione strumentale. Di fatto, un’osservazione più ad ampio raggio, attenta e senza pregiudizi, permette di allenare gli aspetti di riflessione in merito alla natura delle problematiche evidenziate, alla loro origine, ai luoghi in cui trovano maggiore espressione, alle situazioni contingenti che fungono da fattori di mantenimento e a quelle che, al contrario, potrebbero agire in senso positivo.Una considerazione più completa del caso, quindi, che includa non solo valutazione ma anche osservazione e riflessione estesa a più contesti, può facilitarne, come nel caso di Matteo, una migliore comprensione e quindi la messa in atto di più efficaci procedure di aiuto.

L’importanza di un’osservazione multimodale e senza pregiudizi

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