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Si avvicina il primo compleanno del bambino e in tutte le culture del mondo si tratta di un momento di grande valore simbolico. In alcune regioni del pianeta &egrave; il momento in cui al bambino viene impartito il nome, in sostituzione di un vezzeggiativo o di un termine genericamente riferito a tutti i beb&egrave;. Il nome, segno distintivo e identificativo che sancisce l&rsquo;unicit&agrave; del suo portatore. Fra le prove di adeguatezza che il bambino ha offerto vi sono state la sua capacit&agrave; di nutrirsi, lo svezzamento, i ritmi sonno-veglia pi&ugrave; regolari, le fasi dell&rsquo;accrescimento. Adesso manca solo che&hellip; dica &ldquo;mamma&rdquo;!

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All&rsquo;epoca del primo compleanno, il bambino pronuncia infatti, in genere, le sue prime parole, evento molto atteso dai familiari e intorno al quale, pi&ugrave; che ad altre tappe dello sviluppo, si concentrano grandi aspettative e spesso ansie: quel bambino ci sembra pi&ugrave; &ldquo;lento&rdquo; di altri, o troppo silenzioso, o con difficolt&agrave; di pronuncia spiccate. L&rsquo;attenzione e il controllo sono sovente rivolti alla capacit&agrave; di produzione verbale del bambino, e meno alla comprensione, fenomeno pi&ugrave; precoce ma pi&ugrave; difficile da rilevare. Il linguaggio infantile, in realt&agrave;, &egrave; tra le dimensioni della crescita pi&ugrave; soggette a variabilit&agrave;, sia da bambino a bambino sia tra linguaggio attivo e passivo, tra produzione e comprensione appunto, dove i termini compresi sono sempre numericamente superiori a quelli prodotti. 
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A 8-10 mesi alcuni bambini non comprendono nessuna parola mentre altri ne afferrano ben 200. La media di parole comprese a questa et&agrave; &egrave; di circa 30, mentre verso i 18 mesi le differenze si attenuano e la maggioranza arriva a comprenderne circa 200. Se si passa a considerare il linguaggio parlato si osserva che quegli stessi bambini, in media, producono tra 1 (quelli 8-10 mesi) e 54 parole (quelli di 18 mesi). Verso i due anni, il vocabolario dei bambini pu&ograve; contenere fra le 140 e le 440 parole, con differenze individuali dunque considerevoli! Per alcuni bambini l&rsquo;apprendimento di nuovi termini &egrave; talmente rapido che viene spesso indicato dagli psicologi come &ldquo;esplosione del vocabolario&rdquo;; per altri l&rsquo;incremento pi&ugrave; graduale, senza accelerazione.

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Gi&agrave; a tre anni, tuttavia, l&rsquo;espansione del vocabolario prosegue pi&ugrave; linearmente, e gli studi condotti sui bambini italiani ci dicono che a quell&rsquo;et&agrave; la grande maggioranza pronuncia circa 400 parole diverse ed elabora le prime frasi corrette senza rilevanti differenze tra quelli che erano apparsi locutori &ldquo;precoci&rdquo; e quelli che erano sembrati pi&ugrave; riluttanti a lanciarsi nel fiume del linguaggio verbale.

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Ci&ograve; che conta &egrave; prestare attenzione alla valenza comunicativa del linguaggio, al suo essere impregnato di valore relazionale. Esiste una continuit&agrave; tra la lallazione e i primi gesti e le prime parole. Questo insieme di gesti e parole nasce dall&rsquo;intenzione di attirare e dirigere l&rsquo;attenzione dell&rsquo;altro su di s&eacute; o sull&rsquo;ambiente, di indicare, chiedere, offrire, collaborare al raggiungimento di un obiettivo o al soddisfacimento di una necessit&agrave;: nasce dal bisogno e dal desiderio di entrare in contatto, di comunicare. 
Osserviamo allora non &ldquo;quanto&rdquo; il bambino parla, ma a chi, per che scopo, in che contesto (nelle routine di cura, nei giochi, nelle interazioni sociali). E prestiamo attenzione anche al &ldquo;nostro&rdquo; linguaggio, a quanto e come cantiamo, raccontiamo, ripetiamo, imitiamo, inventiamo e giochiamo con le parole fra noi adulti e con i piccoli, in un autentico dialogo.

Il linguaggio del bambino