Un Natale pieno di libri

Leggere e scrivere, finestre sul pensiero

Una Storia viva

La DDI per la scuola primaria

• Ranieri, M. (2019). Teoria e pratica delle new media literacies nella scuola. Roma: Aracne. • DigCompEdu: <a data-cke-saved-href="https://ec.europa. eu/jrc/en/digcompedu" target="_blank" href="https://ec.europa. eu/jrc/en/digcompedu">https://ec.europa. eu/jrc/en/digcompedu </a>&nbsp; &nbsp;

La necessità di assicurare una frequentazione sicura delle aule scolastiche, a fronte di una situazione sanitaria ancora rischiosa, ha indotto a trovare soluzioni didattiche alternative quali la “didattica digitale integrata”. Una soluzione pratica trasversale agli approcci didattici, che richiede tuttavia delle attenzioni per rendere più efficace la gestione didattica. La didattica mista o integrata (blended learning) combina due formati distinti: l’insegnamento faccia a faccia e l’insegnamento a distanza. Questa integrazione può avvenire in due modalità: asincrona o sincrona.&nbsp;Didattica mista sincrona, vantaggi e criticità&nbsp;La didattica mista (o integrata) sincrona presenta importanti benefici:• una maggiore flessibilità organizzativa, consentendo a una parte degli studenti di seguire le lezioni da casa;• un discreto livello di accessibilità, tenuto conto che i sistemi di audio-videoconferenza sono sempre più diffusi ed economici;• una adeguata continuità formativa in situazioni di emergenza.Da un punto di vista didattico, la simultaneità dello scambio comunicativo, sia esso diretto o indiretto, assicura:• una migliore “presenza didattica” grazie al feedback diretto che il docente restituisce;• una “presenza sociale” più ricca con possibilità di interazione diretta con il docente e gli altri studenti;• una “presenza cognitiva” migliore attraverso il coinvolgimento degli studenti in attività online.Oltre ai benefici, si registrano anche svantaggi o criticità sia per i docenti sia per gli studenti. Aumenta il carico cognitivo del docente che deve far fronte simultaneamente a una molteplicità di situazioni, alla soluzione dei problemi tecnici e così via. La sfida maggiore è riuscire a prestare attenzione in modo equilibrato a tutti gli studenti: come fare?&nbsp; Cinque raccomandazioni1. Ripensare alcune attività, quali le dimostrazioni o le discussioni, per facilitare la partecipazione degli studenti online: discutere con gli studenti in aula senza aver riorganizzato il setting (per esempio, introducendo una videocamera orientata non sul docente ma sulla classe e prevedendo un microfono che circola tra gli studenti) rischia di tagliar fuori dalla discussione gli studenti che seguono a distanza.2. Adottare la strategia del “gemellaggio” tra studenti per facilitare la comunicazione tra chi frequenta l’aula e chi partecipa online.3. Prestare attenzione in modo equilibrato agli studenti online e a quelli in presenza; è consigliabile affidarsi a un tutor per problemi tecnici.4. Assicurarsi della qualità del video e dell’audio prima di avviare la lezione.5. Valorizzare l’ambiente online come cerniera tra gli studenti online e quelli in presenza: la classe si può ricomporre come tale superando la distinzione tra presenza e distanza, e coinvolgendo gli studenti in attività di costruzione collaborativa di conoscenza.&nbsp;

La scuola italiana è attraversata da un profondo divario digitale, che riguarda non solo la mancanza delle infrastrutture tecnologiche, ma anche gli scarsi livelli di competenze digitali. Promuovere tali competenze costituisce una condizione imprescindibile per una innovazione solida e sostenibile. Sul piano delle infrastrutture si è parlato di divario digitale, ossia di mancanza di strumenti tecnologici da parte degli studenti ma, in qualche caso, anche degli insegnanti. Eppure il tema del digital divide e è noto dalla fine degli anni ’90. Le disuguaglianze digitali possono riguardare singoli individui come interi continenti. One laptop for children è stata una delle prime iniziative promosse in quest’ambito per favorire l’accesso al digitale da parte di tutti i bambini dei Paesi meno fortunati. Invece, con l’emergenza sanitaria e la chiusura della scuola, abbiamo scoperto che il divario digitale si è sovrapposto a diseguaglianze sociali preesistenti, andando ad accentuare le cosiddette povertà educative che penalizzano intere aree del nostro Paese. Il divario digitale, però, non è solo disparità di mezzi, ma anche di conoscenze e competenze. Non basta infatti disporre delle tecnologie per farne un uso efficace e consapevole. È bene sgombrare subito il campo da possibili fraintendimenti. La competenza digitale non riguarda le abilità tecnico-procedurali relative all’uso strumentale dei dispositivi. Essa va ben oltre tali abilità a indicare la capacità del soggetto di utilizzare gli strumenti per approntare soluzioni tecnologiche a problemi della vita reale, saper selezionare e valutare l’affidabilità delle informazioni online, avvalersi delle tecnologie in modo responsabile ed eticamente adeguato, usare le infrastrutture digitali per costruire conoscenza collaborativa in rete. Questa accezione di competenza digitale riguarda tutti i cittadini in modo trasversale. Occorre, poi, declinare tale competenza nei contesti specifici assumendo una prospettiva dinamica e multidimensionale. La Commissione europea ha promosso, negli ultimi anni, un framework per le competenze digitali degli insegnanti: il DigCompEdu, articolato in sei aree. La prima area riguarda la professionalità docente e i processi di innovazione, inclusa la capacità di avvalersi delle tecnologie per facilitare pratiche riflessive all’interno di comunità di pratiche. La seconda area concerne la selezione, la creazione e l’uso delle risorse digitali per la didattica; la terza area la facilitazione dei processi di apprendimento, compresa la promozione di pratiche collaborative e autoregolative. La quarta area mette al centro la valutazione, in particolare quella formativa, e la capacità dei docenti di integrare le tecnologie a sostegno dei processi valutativi. La quinta e la sesta area sono orientate agli studenti in termini di empowerment e di sviluppo di competenze digitali. Insomma, la strada dell’innovazione è ancora lunga e complessa. &nbsp;

• Ranieri, M. (2005). E-learning. Modelli e strategie didattiche. Trento: Erickson. • Webinar di Maria Ranieri: <a data-cke-saved-href="https://register.gotowebinar.com/register/3230260017056370703" target="_blank" href="https://register.gotowebinar.com/register/3230260017056370703">Dall’extended classroom alla flipped classroom: come progettare la didattica tra presenza e distanza</a>.

FAQ 10. Quale differenza c'è tra l'esonero e la dispensa parziale per le lingue straniere? (ed. PLUS)

FAQ 11. Quale differenza c'è tra PEI e PDP? Al bambino con DSA serve un PEI o un PDP? (ed. PLUS)

FAQ 15. La famiglia può chiedere di tenere nascosto il disturbo e applicare solo forme di tutela che non siano visibili o riconoscibili come tali dai compagni? (ed. PLUS)

Didattica mista e didattica digitale integrata: le strategie

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