Star bene a scuola: l'empatia dell'insegnante

Come funziona il cervello emotivo dei bambini?

Che cosa comunica il nostro sguardo? - “Pillole” per star bene a scuola

La Gioia di ricominciare

Ciao, finalmente!

Eccoci, ci ritroviamo!

Il primo giorno di scuola a settembre per me è stato molto emozionante. Durante i mesi estivi avevamo lavorato per adattare spazi, progettare e ripensare strategie e modalità di accoglienza, ma ora c’erano i bambini e volevo che per loro questo rientro non fosse caratterizzato solo dalla narrazione nostalgica di ciò che ci mancava e delle difficoltà dovute ai nuovi limiti imposti dall’emergenza sanitaria.&nbsp;Nella mia esperienza di vita e nel mio lavoro il limite è sempre stato un elemento che ha dato vita a risposte creative e nell’anno che cominciava sentivo che eravamo tutti chiamati a rispondere con immaginazione a ciò che stavamo vivendo Contemporaneamente alla preoccupazione della sicurezza e delle regole, alla nostalgia per quello che forse stavamo perdendo desideravo alimentare nei miei alunni la voglia di progettare qualcosa di nuovo insieme. Tornando al primo giorno di scuola ricordo che, quando ho accolto i bambini a scuola, tutti avevamo una parte del volto coperta e una bambina ha detto che era un peccato avere la mascherina, perché non avremmo potuto vedere il sorriso dei compagni. Un suo compagno ha risposto che il sorriso si vede anche dagli occhi e questa sua frase mi ha fatto riflettere. &nbsp;Ho pensato allora che, come molte volte accade, togliere qualcosa porta a osservare con più attenzione ciò che resta, piuttosto che rimanere concentrati su quello che manca. Quindi un pomeriggio ho diviso i bambini in coppie. Si sono seduti uno di fronte all’altro e ho chiesto loro di osservare con attenzione lo sguardo del compagno o della compagna. Poi di provare a disegnarlo nel modo più preciso possibile, dando loro fogli spessi e ruvidi e pastelli e colori a cera di qualità, con cui dalla prima sono abituati a disegnare. Infine ho chiesto loro di scrivere nel retro del cartoncino cosa avevano visto negli occhi della compagna o del compagno. E’ stato molto emozionante leggere i testi e osservare i ritratti.

Bambine e bambini hanno disegnato gli occhi con grande attenzione ai particolari. Hanno impiegato moltissimo tempo, hanno scelto con cura i colori. Sentivano la responsabilità di ciò che stavano facendo, desideravano impegnarsi al massimo perché il compagno si potesse realmente riconoscere nel loro ritratto. Nelle descrizioni alcuni hanno utilizzato delle metafore, altri si sono concentrati proprio sull’espressione osservata, altri ancora hanno utilizzato questa occasione per scrivere cose che nascevano da anni di conoscenza e di convivenza in classe.È stato un modo per parlarsi, per dirsi delle cose con autenticità che ci ha permesso di conoscerci meglio. Io stessa, leggendoli, mi sono molto emozionata e a volte stupita sull’acutezza di alcune osservazioni. Ho pensato che i bambini mi hanno dimostrato che spostare lo sguardo, non fermarsi a guardare sempre solo ciò che manca, può regalarci scoperte inaspettate e preziose. Non è a questo che serve la scuola?

Guardandoci negli occhi: per non fermarsi ai limiti