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La guerra è il peggior tradimento dell'infanzia

Adolescenti tra guerra e pandemia

La Gioia di ricominciare

Ciao, finalmente!

Eccoci, ci ritroviamo!

Recenti fatti di cronaca hanno visto protagonisti dei giovani che hanno compiuto fatti di particolare gravit&agrave; (stupro di gruppo). Come sempre succede in questi casi, vari commentatori e lo stesso Ministro hanno richiamato il ruolo che pu&ograve; e deve svolgere la scuola per diffondere la cultura del rispetto anche al fine di prevenire la violenza contro le donne.

Il Ministro ha anche ipotizzato la possibilit&agrave; di coinvolgere le vittime di violenze in incontri con gli studenti per rafforzare ancor pi&ugrave; la prevenzione alla violenza di genere. Generalmente quando si fanno proposte di questo tipo si pensa soprattutto alla scuola secondaria di primo e secondo grado, ma &egrave; fuor di dubbio che &egrave; l&rsquo;intero sistema educativo che pu&ograve; dare un contributo significativo allo sviluppo di una cultura del rispetto e di una educazione all&rsquo;affettivit&agrave;, a partire dai primi anni di scolarit&agrave;. Vi sono per&ograve; almeno due aspetti da considerare a questo proposito.

L&rsquo;educazione al rispetto verso l&rsquo;altro, all&rsquo;affettivit&agrave;, al riconoscimento e gestione dei propri sentimenti &egrave; un&rsquo;operazione alquanto complessa ed &egrave; illusorio (oltre che ingenuo) pensare di poterla trattare con i tradizionali strumenti della ritualit&agrave; scolastica (lezioni, studio, oppure incontri con esperti o testimoni privilegiati). In realt&agrave; essa chiama in causa il modo di percepire, di stare e di rapportarsi con gli altri. Questo richiede necessariamente l&rsquo;allestimento di un contesto educativo all&rsquo;interno del quale le relazioni, gli affetti, la comunicazione abbiano modo di esprimersi e di essere compresi e decodificati. Non si tratta tanto di fare &ldquo;lezioni&rdquo; sul rispetto e l&rsquo;affettivit&agrave;, ma di vivere quotidianamente situazioni che aiutino i bambini a rendersi conto di quel che succede dentro di loro e intorno a loro in merito a questi aspetti. E questo vale per tutti i gradi scolastici. Ecco perch&eacute; i tradizionali progetti di educazione all&rsquo;affettivit&agrave; o al rispetto degli altri sono destinati a incidere relativamente poco se all&rsquo;interno della classe gli affetti non circolano (o non vengono riconosciuti e tematizzati) e se non vi &egrave; un genuino interesse e rispetto verso gli altri, in primo luogo da parte dei docenti.

Il secondo aspetto riguarda il ruolo che il contesto socio-ambientale gioca nello sviluppo di tali processi. Quand&rsquo;anche la scuola riuscisse a fare tutto questo, non si pu&ograve; trascurare che ci&ograve; che avviene all&rsquo;esterno della scuola va spesso in tutt&rsquo;altra direzione. L&rsquo;universo mediale in cui i bambini e i ragazzi sono immersi &egrave; caratterizzato ancora fortemente da modelli in cui la parit&agrave; di genere &egrave; un miraggio e la donna &egrave; spesso considerata un oggetto di consumo al pari di un altro (basti vedere l&rsquo;idea di donna veicolata da gran parte della pubblicit&agrave;), i rapporti tra le persone sono basati sul profitto, il malaffare, gli interessi di clan. Si fa presto a riversare sulla scuola attese messianiche di palingenesi, ma se non vi &egrave; un&rsquo;assunzione sociale di responsabilit&agrave; rispetto a questi temi la scuola pu&ograve; fare ben poco.

Educare all’affettività o all’ipocrisia? Il ruolo della scuola