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Dal riconoscere al gestire le emozioni: a scuola si può
Perché le emozioni sono importanti a scuola? Come influenzano l’andamento generale di uno studente o studentessa (in termini di apprendimento e di risultati scolastici), il suo benessere e il suo coinvolgimento verso la scuola?

La vita di una studentessa o di uno studente è caratterizzata da un’infinità di aspetti. Da una parte, ovviamente, c’è tutto ciò che riguarda lo studio, come le informazioni da apprendere, i libri da studiare, gli schemi da fare, gli appunti da prendere o le interrogazioni da preparare. Dall’altra abbiamo anche tutte le relazioni che lo studente costruisce con i compagni e con gli insegnanti, la motivazione che lo spinge a impegnarsi verso l’una o l’altra cosa, e abbiamo la famiglia e il contesto in cui cresce e con cui si confronta giornalmente. Vi sono poi decine e decine di fattori psicologici individuali, dalle abilità cognitive alle capacità di autoregolazione e di pianificazione dello studente, o i fattori di personalità, che descrivono l’inclinazione dello studente stesso in tutti gli ambiti della sua vita.
Oltre a tutto ciò, una cosa di cui spesso ci dimentichiamo, ma che è fondamentale e dona significato a ciò che le persone fanno, sono le emozioni. In modo particolare, con questo contributo approfondiremo le emozioni più prettamente scolastiche: un ambito, anche a livello di ricerca di base, spesso dimenticato e solo recentemente approfondito dagli psicologi dell’educazione e dell’apprendimento.
Le emozioni scolastiche
Le emozioni scolastiche, espressione con la quale ci riferiamo alle inglesi achievement emotions, sono tutte quelle emozioni che caratterizzano il vissuto scolastico di uno studente, con riferimento, per esempio, alle emozioni che gli studenti provano in relazione al tempo che passano a scuola, ai compiti che devono svolgere a casa, alle verifiche o alle interrogazioni che devono affrontare o alla comprensione di ciò che viene loro spiegato e che viene loro chiesto di apprendere.
Prima di passare ai metodi di regolazione di tali emozioni, cercheremo di capire perché sono importanti e come influenzano sia l’andamento generale di uno studente (in termini di apprendimento e di risultati scolastici), sia il loro benessere e il loro coinvolgimento verso la scuola e tutte le sue richieste.
Secondo la teoria del controllo-valore del professor Pekrun (2006), tali emozioni sono il risultato della percezione del controllo che uno studente pensa di avere sulle varie situazioni di apprendimento, quindi per esempio quanto si sente in grado di svolgere un certo compito, e il valore personale che uno studente attribuisce a un determinato compito o argomento, quindi per esempio quanto crede sia importante apprendere le tabelline o un particolare fatto storico. In altre parole, studenti esposti a compiti di apprendimento adeguati e percepiti da loro come importanti, o di cui riusciremo a farne percepire l’importanza, proveranno maggiori emozioni positive riguardo tali compiti.
Studenti esposti a compiti di apprendimento adeguati e percepiti come importanti, o di cui riusciremo a farne comprendere l’importanza, proveranno maggiori emozioni positive nei confronti di tali compiti
Allo stesso tempo, le emozioni che provano gli studenti influenzeranno il loro andamento scolastico, la loro motivazione e il loro approccio allo studio. Dalla letteratura sembra infatti che le emozioni positive come la speranza, l’orgoglio e la gioia abbiano un effetto positivo sul successo in un compito scolastico, in quanto possono preservare le risorse cognitive e attentive che sottostanno allo svolgimento del compito stesso. Al contrario, risulterebbe che emozioni negative come la noia o la perdita di speranza possano essere controproducenti per il compito stesso, in quanto riducono le risorse cognitive disponibili, inficiano la motivazione e promuovono strategie più superficiali, in generale.
Il quadro, poi, si complica quando indaghiamo emozioni positive deattivanti, come il sollievo o un estremo rilassamento, o emozioni negative attivanti, come l’ansia o la rabbia, che possono indurre effetti completamente opposti, con stati d’ansia ottimali che arrivano a migliorare la performance finale o invece il rilassamento che produce un minore impegno verso il compito (che può essere percepito come troppo facile e quindi preso sottogamba). Sta quindi anche al singolo capire e regolare le proprie emozioni in modo da accompagnare i diversi compiti con le emozioni più funzionali per il compito stesso.
Se, quindi, le emozioni possono influenzare direttamente la prestazione in un compito in atto, le stesse emozioni provate anche in momenti diversi dalla verifica o dell’interrogazione (per esempio durante la spiegazione o durante un momento di confronto in classe o in generale con i compagni e nelle relazioni che si hanno all’interno dell’istituto scolastico) andranno a influenzare l’impegno, la motivazione e le successive strategie di studio che il ragazzo adotterà una volta a casa.
Si rivela così anche il ruolo indiretto che le emozioni possono avere nel migliorare la prestazione scolastica dei nostri studenti: infatti studenti che provano maggiori emozioni positive durante le ore scolastiche si troveranno a essere più motivati e ad adottare migliori strategie nello studio successivo; questo porterà gli stessi studenti a ottenere risultati più soddisfacenti proprio grazie al miglior lavoro fatto a casa, che in parte è dovuto proprio alle emozioni che hanno provato durante le ore scolastiche.
Abbiamo allora una reciproca interazione tra quelli che sono gli aspetti più emotivi dello studio e quelli che invece riguardano più le sfere cognitive, di pensiero e comportamentali dello studente stesso.
La capacità di controllare le proprie emozioni, così come quella di controllare il proprio pensiero, i propri comportamenti e le proprie azioni, risulta quindi di fondamentale importanza per il successo scolastico e il benessere degli studenti. Ma come fare e come lavorare sulle competenze emotive degli studenti?
L'intelligenza emotiva come metodo di regolazione delle emozioni
Una volta compresa l’importanza delle emozioni all’interno dell’ambito scolastico – ma anche al di fuori, ovviamente – il passo successivo è sicuramente quello di provare a capire come lavorare con le emozioni, quindi come sfruttarle al meglio e come regolarle in ogni situazione possibile per ottenere il massimo anche dagli aspetti emotivi che caratterizzano ogni evento e ogni attività.
Per farlo, introdurremo brevemente il concetto di intelligenza emotiva basandoci sul modello a quattro dimensioni proposto da Salovey e Mayer (1990), per poi appoggiarci a uno strumento ancora più pratico che ci permetterà di lavorare su diversi aspetti dell’intelligenza emotiva: il “righello” (RULER) delle emozioni (Brackett et al., 2019).
L’intelligenza emotiva è la capacità di tenere sotto controllo le emozioni proprie e altrui, di riconoscerle, individuarle e di guidare il nostro pensiero e le nostre azioni
L’intelligenza emotiva può essere definita come la capacità di tenere sotto controllo le emozioni proprie e altrui, di riconoscerle, individuarle e, sulla base delle informazioni che le emozioni ci forniscono, di guidare il nostro pensiero e le nostre azioni. Da questa definizione emergono già chiaramente le quattro dimensioni principali che compongono l’intelligenza emotiva:
- la capacità di percepire correttamente le emozioni;
- la capacità di facilitare il nostro pensiero attraverso l’uso delle emozioni;
- la capacità di comprendere le emozioni;
- infine, la capacità di regolare le emozioni stesse (sia nostre sia altrui).
A livello pratico è utile suddividere le abilità fondanti dell’intelligenza emotiva seguendo un acronimo ben preciso in inglese, RULER, ossia:
- riconoscimento (Recognising);
- comprensione (Understanding);
- etichettamento (Labeling);
- espressione (Expressing);
- regolazione (Regulating) delle emozioni.
Questi, in accordo con la teoria di Salovey e Mayer, sono cinque passaggi fondamentali che ci possono guidare, uno alla volta, a un miglior lavoro sulle emozioni. Qui di seguito vengono spiegati più nel dettaglio.
Il riconoscimento delle emozioni
Il riconoscimento delle emozioni non è altro che la capacità di individuare, nelle espressioni facciali, nel tono, nel ritmo della voce, nel linguaggio del corpo o nel comportamento di una persona (o di noi stessi), i segni distintivi dello scaturire di un’emozione. Personalmente ci si può accorgere dell’arrivo di un’emozione osservando ciò che succede all’interno dei nostri corpi e facendo particolare attenzione al nostro battito cardiaco, alla tensione o a un eventuale arrossamento e, quindi, surriscaldamento corporeo.
Fermarsi a riflettere attivamente su questi cambiamenti e sul nostro stato corporeo permette di sviluppare un più alto grado di autoconsapevolezza e di consapevolezza degli stati altrui, fatto che permetterà più avanti di sfruttare le altre componenti più raffinate dell’intelligenza emotiva. Solo classificando correttamente questi segnali saremo poi in grado di attribuire un nome esatto a ciò che stiamo provando, quindi di capirne le cause e trovare il modo migliore per guidarne le conseguenze.
La comprensione delle emozioni
Comprendere le emozioni richiede qualcosa in più che semplicemente riconoscerle: questa abilità, infatti, riguarda più la comprensione di quelle che possono essere le cause e le conseguenze di un’emozione. Ciò permette di comprendere, per esempio, che in certe situazioni, o quando si incontra una persona specifica, tendiamo a provare una particolare emozione (per esempio: ogni volta che vedo quell’amico, mi sento nervoso). Allo stesso modo potrei notare che ogni volta che provo una certa emozione, come l’ansia, tendo a compiere sempre la stessa azione, come arricciarmi i capelli.
Imparare a riconoscere tutte queste connessioni può permettere di trovare delle soluzioni alternative da mettere in atto per sostituire una certa risposta o per affrontare un fatto che solitamente ci provoca delle emozioni che preferiremmo evitare. A tal fine è quindi importante domandarsi sempre che cosa, chi e quale evento abbia causato o preceduto le emozioni che sto provando, oppure che cosa succede nel momento in cui io o altre persone proviamo una specifica emozione.
Che cosa, chi e quale evento ha causato o preceduto le emozioni che sto provando? Che cosa succede nel momento in cui io provo quella specifica emozione?
Etichettamento delle emozioni
Uno dei processi fondamentali alla base di un personale lavoro sulle emozioni è quello di riuscire a dare il giusto nome alle emozioni. Avere un vocabolario molto ristretto di emozioni, che quindi comprende solo le emozioni più comuni o primarie, quali la rabbia, la tristezza o l’ansia, non permette infatti un’analisi puntigliosa e precisa di ciò che stiamo provando e, di conseguenza, non permette una risposta adeguata ed efficace.
Quando una persona è in grado, al contrario, di dare un nome esatto a ogni emozione, riuscirà a comprendere meglio quali sono i suoi bisogni e quelli delle altre persone. Per allenare tale abilità è necessario ovviamente chiedersi di volta in volta quale può essere il nome più adatto per descrivere le emozioni che si stanno provando, oppure cercare di costruire un vocabolario più ampio per quanto riguarda le nostre emozioni, andando attivamente a studiare nuovi termini da utilizzare poi nel momento in cui si riflette sulle proprie sensazioni.
L’espressione delle emozioni
Un altro aspetto cruciale riguarda la capacità di espressione delle emozioni. Con questo non ci si riferisce solo alla semplice capacità di produrre espressioni facciali adeguate all’emozione (questa capacità è innata e comune a tutte le persone, e non solo), ma si intende la capacità di cogliere i momenti, le situazioni e i contesti, anche culturali, in cui è più o meno appropriato esprimere le proprie emozioni, a che livello è meglio esprimerle, o quali emozioni potrebbe essere meglio esprimere.
Pensiamo per esempio alle grandi differenze culturali che caratterizzano l’espressione delle emozioni in pubblico in Occidente, in cui le persone tendono a esprimere apertamente anche emozioni negative come la rabbia, o in Oriente, in cui è più raro che questo avvenga e, anzi, è molto più facile che le persone tendano a esprimere emozioni positive e amichevoli, anziché negative, quando sono in pubblico (Kitayama et al., 2004). In altri casi più specifici, come nella scuola o nei rapporti interpersonali di tutti i giorni, vale lo stesso: di volta in volta è necessario riuscire a esprimere emozioni congrue al contesto e che preservino la propria reputazione o le relazioni che stiamo costruendo, senza ovviamente reprimerle completamente, ma magari trovando il modo più adatto a farle emergere.
Importante è poi riflettere sulle emozioni migliori per lo svolgimento di singoli compiti: sapere che un livello di ansia medio può favorire la propria prestazione in un compito invece che inficiarla, può aiutarci ad affrontarlo meglio invece che rischiare di rimuginare e aumentare la stessa ansia fino a livelli deleteri. Similmente, compiti artistici traggono spesso (non sempre) beneficio dalle emozioni positive e può quindi essere il caso di scegliere quando impegnarcisi in base anche al nostro stato emotivo del momento. Riflettere su quale è il ruolo delle emozioni nei diversi contesti e compiti può quindi facilitarci nella loro regolazione ed espressione, permettendoci di conoscerci meglio e di trovare modi diversi per facilitare l’una o l’altra emozione in base anche alle necessità del momento, o di trovare le situazioni migliori in cui poter esprimere appieno le nostre emozioni quando ne sentiamo il bisogno.
Riuscire a modificare il pensiero sottostante e causante l’emozione può modificare l’emozione che stiamo provando
La regolazione delle emozioni
Una volta imparato a riconoscere, comprendere, denominare correttamente ed esprimere le emozioni, resta la parte più importante: regolare le proprie e altrui emozioni. Ovviamente non si può imparare a regolare le proprie emozioni leggendo queste poche righe, ma le strategie disponibili sono molte e variano dagli esercizi di respirazione, o di concentrazione, a strategie più strutturate come l’uso del problem solving per analizzare la situazione (cause, conseguenze, pro e contro) e trovare un piano d’azione adeguato, o strategie cognitive di ristrutturazione del pensiero per cercare di modificare i nostri pensieri più invalidanti e cercare di trovarne di positivi e funzionali.
Un esempio di questo tipo di ristrutturazione potrebbe essere dato dalla seguente situazione: immagina che un tuo amico non risponda a un messaggio che gli hai mandato. Pensare che sia perché ce l’ha con te per qualche motivo ti porterebbe tristezza o senso di colpa; realizzare che potrebbe essere semplicemente impegnato ti farebbe invece sentire sereno e tranquillo. In altre parole, riuscire a modificare il pensiero sottostante e causante l’emozione potrà direttamente modificare l’emozione che stiamo provando!
A prescindere dalla strategia prescelta, restano comunque due passaggi imprescindibili per regolare le emozioni in modo efficiente:
- prima di tutto è necessario porsi un obiettivo, come «Vorrei provare un’altra emozione» o «Vorrei sentirmi più o meno arrabbiato» (per farlo bene è però necessario saper riconoscere, comprendere ed esprimere le emozioni);
- in secondo luogo è necessario individuare il piano di azione, o la strategia: «Che cosa posso fare per raggiungere l’obiettivo che mi sono posto?».
Con il tempo e un po’ di osservazione (sia di sé sia di ciò che fanno gli altri) sarà sempre più facile selezionare le strategie migliori, capire quali sono più adatte in alcune situazioni o per alcune emozioni e quali invece vanno bene per altre.
Integrare dei momenti di riflessione su tutti questi aspetti durante l’orario scolastico può essere un ottimo modo per sviluppare queste abilità e l’autoconsapevolezza degli studenti riguardo le proprie emozioni e il rapporto che hanno con esse.
Gestione delle emozioni a scuola: concludiamo
Come abbiamo visto, le emozioni sono un argomento spesso poco considerato in ambito scolastico, ma possono avere un grosso impatto sia sul benessere degli studenti (e degli insegnanti!), sia sul loro andamento scolastico in generale, influenzando direttamente il loro apprendimento, i loro voti e l’impegno che i ragazzi mettono nello studio, facilitandone motivazione e approccio, tra le altre. Non meno importante è però la capacità di individuare, riconoscere e controllare le emozioni proprie e altrui in modo da guidare, anche attraverso le informazioni che le emozioni ci forniscono, il nostro pensiero e le nostre azioni, o, per dirla più sinteticamente, l’intelligenza emotiva (MacCann et al., 2020). Facilitare lo sviluppo di queste abilità è inoltre fattibile e vari interventi, che considerano il diretto coinvolgimento degli insegnanti, hanno riportato esiti positivi in letteratura (Durlak et al., 2011). Per farlo, è utile seguire una serie di passaggi in modo da apprendere tutte le competenze di base richieste per riuscire a regolare in modo efficace le proprie emozioni.
A conclusione di questo articolo, nella scheda di “Strumenti e Percorsi” abbiamo raccolto alcune proposte finalizzate a riconoscere, etichettare, esprimere e comprendere le emozioni.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
- Brackett M.A., Bailey C.S., Hoffmann J.D., Simmons D.N. (2019), «RULER: A theory-driven, systemic approach to social, emotional, and academic learning», Educational Psychologist, 54(3), 144-161. doi:10.1080/00461520.2019.1614447
- Durlak J.A., Weissberg R.P., Dymnicki A.B., Taylor R.D. Schellinger K.B. (2011), «The impact of enhancing students’ social and emotional learning: A meta-analysis of school-based universal interventions», Child Development, 82(1), 405-432. doi:10.1111/j.1467-8624.2010.01564.x
- Kitayama S., Karasawa M., Mesquita B. (2004), «Collective and personal processes in regulating emotions: Emotion and self in Japan and the United States», in Philippot P., Feldman R.S. (a cura di), The Regulation of Emotion, cap. 10, 251-273.
- MacCann C., Jiang Y., Brown L.E.R., Double K.S., Bucich M., Minbashian A. (2020), «Emotional intelligence predicts academic performance: A meta-analysis», Psychological Bulletin, 146(2), 150-186. doi:10.1037/bul0000219
- Pekrun R. (2006), «The control-value theory of achievement emotions: Assumptions, corollaries, and implications for educational research and practice», Educational Psychology Review, 18(4), 315-341.
- Salovey P., Mayer J.D. (1990), «Emotional intelligence», Imagination, Cognition and Personality, 9(3), 185-211. doi:10.2190/DUGG-P24E-52WK-6CDG