Star bene a scuola: l'empatia dell'insegnante

Come funziona il cervello emotivo dei bambini?

Che cosa comunica il nostro sguardo? - “Pillole” per star bene a scuola

La Gioia di ricominciare

Ciao, finalmente!

Eccoci, ci ritroviamo!

Sono sempre stato affascinato da quei ritratti nei quali i pittori dipingono il viso di una persona sullo sfondo di un paesaggio carico di corrispondenze e di risonanze con il volto stesso, dove l’anima dell’uomo e la natura circostante, pur rimanendo distinte, intrecciano un dialogo fecondo. Allo stesso modo, ho sempre subito il fascino di quei romanzi nei quali la narrazione conduce il lettore a contemplare nello stesso tempo i paesaggi interiori e i paesaggi esteriori, i moti dell’anima e gli accadimenti. RACCONTARE LA VITA Penso che questa capacità di raccontare la vita nella pienezza delle sue dimensioni sia un tratto essenziale di quella produzione narrativa che chiamiamo letteratura. Non tutte le storie, infatti, nascono con intenti letterari: se si tratta semplicemente di riportare i fatti, di verbalizzare l’accaduto, la scrittura rimane estranea all’orizzonte letterario, così come non avrà implicazioni artistiche il disegno che nasce con un fine puramente tecnico o descrittivo. D’altra parte, il valore letterario di una storia non dipende dalla storia in sé, ma dalla forma con cui la si racconta, così come non è il soggetto che determina il valore artistico di un quadro, ma la qualità pittorica con cui lo si raffigura. Anche la più bella delle storie si fa povera e sterile, se raccontata male, con parole sbagliate o con troppo rumore. CONOSCERE SÉ STESSI Quali siano le parole giuste, lo sa ogni singolo lettore quando sente che le parole del libro che sta leggendo gli appartengono e danno luce alla sua interiorità e alla sua esperienza. Evento prezioso, questo, e in qualche modo prodigioso. Prezioso, perché conoscere sé stessi è il compito senza fine che qualifica l’esistenza umana; prodigioso, perché il mondo dell’anima è un mondo invisibile e misterioso, sul quale la letteratura riesce invece ad aprire squarci di visibilità e di leggibilità. L’IMPORTANZA DELLE STORIE Se fossero privati dei libri e delle storie, i bambini sarebbero lasciati in un analfabetismo interiore che impedirebbe loro di decifrare sé stessi e gli altri, e li condannerebbe a vivere esperienze di relazione e di comunicazione continuamente viziate dall’equivoco. Né si potrebbe compensare questa privazione con un’istruzione di natura scientifica che fornisse loro i concetti necessari per una corretta conoscenza delle dinamiche psicologiche. Perché i concetti, nella loro valenza astratta e universale,non hanno sufficiente sensibilità e sottigliezza per decifrare l’esperienza umana nella sua concretezza e nella sua singolarità: possiamo insegnare ai bambini la mappa completa delle emozioni, come oggi è di moda, ma servirà loro a poco, se vorranno andare alla radice di sé stessi. L’essenziale si svela semmai nelle parole della narrazione creativa, nelle storie che raccontano l’esperienza profonda della vita, così come si declina nel destino irripetibile di ciascuno. TESSERE LEGAMI La relazione tra uno scrittore e i suoi lettori, del resto, è sempre di natura singolare. Da un lato, infatti, chi scrive proietta sempre sé stesso, in forma diretta o indiretta, nelle parole che sceglie e nelle storie che inventa; d’altro lato, ogni lettore intercetta quelle parole e quelle storie secondo la propria particolare traiettoria di vita. Se mi si domanda che cosa accadrà nella mente e nel cuore dei giovani lettori che leggeranno le mie storie, non posso che rispondere: “Non lo so e non lo posso sapere”. Se così non fosse, dovremmo concepire la scrittura e la lettura come le due polarità di una relazione meccanica, capace di produrre effetti noti e determinabili. Ma saremmo fuori strada. INCONTRO DI CREATIVITÀ Nell’autentica esperienza di lettura, al contrario, si realizza l’incontro tra due mondi interiori le cui leggi non appartengono all’ordine meccanico. Un incontro nel quale entrano in gioco due creatività: non solo quella dell’autore, ma anche quella del lettore, il quale, dove il seme della parola attecchisce, sarà indotto a sua volta a ricreare dentro di sé le storie lette e amate, plasmandole e animandole secondo il proprio sentire, immaginare e pensare. Quello che so, come autore di libri per ragazzi, è che devo seguire una linea di ispirazione sincera, radicata nella memoria e nella coscienza dell’infanzia, e cercare di darle la forma espressiva migliore, attraverso le parole, per come ne sono capace. SPAZIO DI COMUNICAZIONE Poi, una volta che il libro è nato e le mie storie se ne vanno da sole a parlare ai lettori, posso solo sperare che qualcuno di loro in quelle storie si riconosca, o riconosca qualcosa che gli appartiene, anche solo sul piano dell’immaginazione e delle possibilità. Perché è vero che nell’atto creativo mettiamo in gioco la nostra singolarità, ma è altrettanto vero che le parole e le storie, quando scaturiscono da sorgenti autentiche, ci permettono di aprire un varco al di là dei nostri orizzonti individuali e di entrare in comunicazione con l’altro, grande o piccolo che sia.

• Cinquetti, N. (2019). I maschi non leggono. Firenze: Giunti. • Cinquetti, N. (2016). Ultimo venne il verme. Milano: Bompiani. • Cinquetti, N. (2019). Il Giro del ’44. Milano: Bompiani.

L’esito di ogni esperienza di lettura non è mai prevedibile

Crescere con le storie

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