Come si progetta la “scuola più bella del mondo”?

A come ambiente. Dizionario del nido

Il "bene comune" delle professionalità educative

DOVE SI TROVA IL LIMITE

Dopo la fatica di imparare a stare in piedi in equilibrio e a camminare, per ogni bambino arriva l&rsquo;esperienza della corsa. &Egrave; una competenza che richiede una nuova organizzazione del corpo nello spazio. Correre utilizzando una bici di legno o un altro veicolo, mette in moto una sorta di ebrezza. Un&rsquo;eccitazione che &egrave; sempre accompagnata dal timore di un pericolo possibile. I bambini piccoli corrono e cadono, quelli pi&ugrave; grandi amano sfidare il rischio, cercando di capire dove si trova il limite di sicurezza.

Scoprire il rapporto fra il corpo e gli oggetti solidi &egrave; un&rsquo;avventura entusiasmante, ma &egrave; ancora pi&ugrave; avventuroso affrontare le relazioni fra il corpo e l&rsquo;aria che lo circonda.

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CE L&rsquo;HO FATTA!

I bambini corrono all&rsquo;estremit&agrave; del giardino. &ldquo;Mettetevi uno accanto all&rsquo;altro. Al via, correte veloci e arrivate fino a dove sono io&rdquo;. I bambini sono pronti per correre e al &ldquo;Via!&rdquo;, scattano percorrendo in breve tempo lo spazio che li separa dall&rsquo;adulto. A questo punto l&rsquo;insegnante chiede: &ldquo;Allora, chi ha vinto?&rdquo; e tre bambini alzano la mano.

Roberto (due anni e mezzo) sale su una bicicletta senza pedali, riesce a muoversi veloce spingendosi con i piedi, non &egrave; ancora in grado si stare in equilibrio, ma ha capito come spostarsi in fretta. Sembra affascinato dalla scoperta, il corpo si tende in avanti, le braccia spostano il manubrio per evitare ostacoli, le gambe si muovono ritmicamente, la sua espressione si alterna fra preoccupazione e meraviglia. Affronta la salita del pavimento che unisce il giardino alla sezione, arrivato in cima si gira e guarda la discesa: sembra incerto se affrontarla o meno.

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	<li>Caillois, R. (2022). I giochi e gli uomini. Firenze: Bompiani.</li>
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Nella corsa che l&rsquo;insegnante propone ai bambini, il limite &egrave; rappresentato dal punto di arrivo. Chi sar&agrave; pi&ugrave; veloce? Chi arriver&agrave; per primo?

L&rsquo;adulto ha proposto un gioco di corsa e sembrerebbe scontato valutare l&rsquo;abilit&agrave; dei bambini in rapporto al loro arrivo. Il vincitore dovrebbe essere chi arriva per primo, &egrave; quello che pensa l&rsquo;adulto.

Ma tre bambini alzano la mano, perch&eacute;? Non sono tre bambini poco brillanti che non si sono accorti che altri sono arrivati prima di loro, alzano la mano, come segnale di vittoria, perch&eacute; hanno usato un diverso metro di valutazione. &ldquo;Ce l&rsquo;ho fatta!&rdquo;, sembra dire ognuno di questi bambini: correre, dando il massimo del possibile, era il loro limite, il loro punto di arrivo. Ciascuno &egrave; arrivato primo perch&eacute; si &egrave; impegnato fino al proprio limite. E comunque perch&eacute; &egrave; arrivato.

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Roger Caillois, un famoso autore che si &egrave; occupato di giochi dei bambini, indica nella vertigine una delle caratteristiche del giocare.

Non sono solo l&rsquo;altalena o la corsa che procurano questa specie di turbamento e di &ldquo;smarrimento&rdquo;:

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	<li>i bambini piccoli lo cercano provando a girare su s&eacute; stessi fino a cadere o sulle ginocchia di un adulto quando ascoltano una filastrocca e aspettano il momento di &ldquo;cadere&rdquo;, fra le gambe;</li>
	<li>quando sono pi&ugrave; grandi non resistono all&rsquo;eccitazione che offre una corsa sfrenata o una giostra che gira in fretta.</li>
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Il tema del rischio

Ogni sfida presenta dei rischi, quello pi&ugrave; temuto dagli adulti &egrave; il rischio fisico. Un bambino cadendo si pu&ograve; far male. Se poi cade mentre corre forte con una bicicletta o lanciandosi da un&rsquo;altalena, allora insieme a un problema materiale (con conseguenze possibili anche nei confronti dei genitori), gli adulti si trovano di fronte al dilemma: &ldquo;Potevo fare in modo che l&rsquo;incidente non avvenisse?&rdquo;.

La risposta alla domanda non pu&ograve; essere n&eacute; quella di impedire ai bambini di fare esperienze, n&eacute; quella di abbandonarsi a un salvifico lasciar correre.

I bambini dei due esempi iniziali ci dicono due cose:

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	<li>la prima &egrave; che non esiste un &ldquo;limite&rdquo; e neppure una soglia di pericolo che sia uguale per tutti;</li>
	<li>la seconda ci indica che anche i bambini avvertono quando il desiderio del rischio pu&ograve; tramutarsi in pericolo reale.</li>
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Quando intervenire?

La valutazione di un rischio &egrave; diversa se viene vista con gli occhi dei bambini o con quella degli adulti. I primi si basano soprattutto sulla propria esperienza diretta, mentre gli adulti possono scegliere tenendo conto di fattori diversi.

Una stessa azione pu&ograve; essere rischiosa per alcuni bambini e non drammatica per altri. Solo la conoscenza dei singoli (sia da un punto di vista fisico che emozionale) pu&ograve; determinare, da parte degli adulti, una scelta pi&ugrave; o meno rigida o pi&ugrave; o meno permissiva.

Sta a chi conosce la situazione di contesto, le reazioni dei colleghi o delle famiglie, i pericoli effettivi che ci possono essere, trovare la risposta giusta al momento giusto. E poich&eacute; nell&rsquo;efficacia di queste possibili risposte non c&rsquo;&egrave; certezza assoluta, una buona abitudine educativa pu&ograve; essere quella di confrontarsi con altri. Anche perch&eacute; ogni adulto ha una propria &ldquo;soglia&rdquo; che divide il rischio dal pericolo.

C&rsquo;&egrave; da riflettere sull&rsquo;apparente contraddizione che esiste fra la spinta presente in ogni bambino a voler superare i propri limiti e la sua necessit&agrave; di avere un successo che lo renda pi&ugrave; forte e pi&ugrave; sicuro di s&eacute;.

LA VERTIGINE DELL&#39;AVVENTURA

Con il corpo nello spazio

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