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Davide Tamagnini: il mestiere di insegnante

Oggi che la scuola è stata costretta a cambiare forma abbiamo la possibilità di osservarla da un nuovo punto di vista e imparare qualcosa sul nostro agire come insegnanti, per modificare le esperienze proposte ed eliminare ciò che, forse, non ha più senso di esistere. Possiamo anche capire come funziona il cambiamento per imparare ad agirlo e gestirlo.

<blockquote>
 
 "Se vuoi conoscere veramente qualcosa,
 
 
 
 prova a cambiarla"
 
 
 
 Kurt Lewin
 
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 Due tipi di cambiamento


 La teoria dei gruppi e quella dei tipi logici ci parlano di due tipi di cambiamento, quelli, cosiddetti, di
 
 primo liv

Oggi che la scuola è stata costretta a cambiare forma abbiamo la possibilità di osservarla da un nuovo punto di vista e imparare qualcosa sul nostro agire come insegnanti, per modificare le esperienze proposte ed eliminare ciò che, forse, non ha più senso di esistere. Possiamo anche capire come funziona il cambiamento per imparare ad agirlo e gestirlo.    "Se vuoi conoscere veramente qualcosa, prova a cambiarla" Kurt LewinDue tipi di cambiamento La teoria dei gruppi e quella dei tipi logici ci parlano di due tipi di cambiamento, quelli, cosiddetti, di primo livello (C1), sono i cambiamenti dentro la stessa cornice e quelli di secondo livello (C2) i cambiamenti di cornice, modificanti il sistema stesso. Siamo nella prima situazione, per esempio, ogni volta che modifichiamo il nostro modo di fare lezione, che non è mai un cambiamento del modello di lezione. Se usiamo un modello didattico trasmissivo, una volta parleremo agli studenti di un argomento, una volta faremo loro vedere un video o prepareremo per loro delle slide... Ma sono tutti C1 che stanno nella cornice della trasmissione dei contenuti.Come si passa da C1 a C2? Bisogna accettare di cambiare le premesse che ci guidano, uscire dalla nostra zona di comfort. Lo possiamo fare se impariamo ad ascoltare gli altri punti di vista, accettarli per quello che sono: letture diverse di uno stesso fenomeno che, coesistendo con la nostra visione, possono metterla in discussione. Siamo abituati ai giochi a somma zero: se uno vince, l'altro perde, ma esiste anche la cornice in cui entrambi possiamo vincere. Per riuscire a vederla dobbiamo praticare la bisociazione, quella che Koestler definì come la capacità di tenere insieme, in un'unica cornice, ciò che è apparentemente incompatibile. Quando il nostro modo di vedere le cose incontra altri modi, può verificarsi una perturbazione che lo destabilizza. Possiamo rifiutare le altre posizioni o contemplarle in una nuova cornice più ampia. Tornando all'esempio sopracitato, la lezione può essere vista da uno studente come un momento minaccioso, in cui è meglio non esporsi; per me, insegnante, come una grande possibilità per attivarsi.Cambiare cornice Due cornici diverse che entrano in conflitto: ci possiamo arrabbiare, disperare, perché lo studente non partecipa oppure, ascoltando il suo punto di vista, possiamo capire cosa lo porta a vivere la lezione come una minaccia. Potremmo scoprire che elementi apparentemente marginali influiscono su questa esperienza. In ogni caso io ho cambiato cornice e ho la possibilità di modificare il mio modo di fare lezione per riuscire a farlo partecipare, perché ho cominciato a vederne i contorni, i limiti. Come diceva Lewin, la conoscenza profonda ha bisogno di un'azione. Ma per dare a un'azione di cambiamento il tempo di diventare conoscenza, ci vuole il tempo della riflessione.  

<ul><li>Koestler A. (1978). L'atto della creazione, Roma: Astrolabio. </li><li>Sclavi M. (2000). Arte di ascoltare e mondi possibili. Come si esce dalle cornici di cui siamo parte. Milano: Mondadori. </li><li>Watzlawick et al. P.(1974). Change: sulla formazione e la soluzione dei problemi. Roma: Astrolabio.&nbsp; </li></ul>

Oggi che la scuola è&nbsp;stata costretta a cambiare forma abbiamo la possibilità&nbsp;di osservarla da un nuovo punto di vista e imparare qualcosa sul nostro agire come insegnanti, per modificare le esperienze proposte ed eliminare ciò&nbsp;che, forse, non ha più&nbsp;senso di esistere. Possiamo anche capire come funziona il cambiamento per imparare ad agirlo e gestirlo. &nbsp; &nbsp;<blockquote>"Se vuoi conoscere veramente qualcosa, prova a cambiarla"&nbsp; Kurt Lewin</blockquote>Due tipi di cambiamento&nbsp;La teoria dei gruppi e quella dei tipi logici ci parlano di due tipi di cambiamento, quelli, cosiddetti, di primo livello (C1), sono i cambiamenti dentro la stessa cornice e quelli di secondo livello (C2) i cambiamenti di cornice, modificanti il sistema stesso. Siamo nella prima situazione, per esempio, ogni volta che modifichiamo il nostro modo di fare lezione, che non è&nbsp;mai un cambiamento del modello di lezione. Se usiamo un modello didattico trasmissivo, una volta parleremo agli studenti di un argomento, una volta faremo loro vedere un video o prepareremo per loro delle slide... Ma sono tutti C1 che stanno nella cornice della trasmissione dei contenuti.Come si passa da C1 a C2?&nbsp;Bisogna accettare di cambiare le premesse che ci guidano, uscire dalla nostra zona di comfort. Lo possiamo fare se impariamo ad ascoltare gli altri punti di vista, accettarli per quello che sono: letture diverse di uno stesso fenomeno che, coesistendo con la nostra visione, possono metterla in discussione. Siamo abituati ai giochi a somma zero: se uno vince, l'altro perde, ma esiste anche la cornice in cui entrambi possiamo vincere. Per riuscire a vederla dobbiamo praticare la bisociazione, quella che Koestler definì&nbsp;come la capacità di tenere insieme, in un'unica cornice, ciò&nbsp;che è&nbsp;apparentemente incompatibile. Quando il nostro modo di vedere le cose incontra altri modi, può&nbsp;verificarsi una perturbazione che lo destabilizza. Possiamo rifiutare le altre posizioni o contemplarle in una nuova cornice più&nbsp;ampia. Tornando all'esempio sopracitato, la lezione può&nbsp;essere vista da uno studente come un momento minaccioso, in cui è meglio non esporsi; per me, insegnante, come una grande possibilità&nbsp;per attivarsi.Cambiare cornice&nbsp;Due cornici diverse che entrano in conflitto: ci possiamo arrabbiare, disperare, perché&nbsp;lo studente non partecipa oppure, ascoltando il suo punto di vista, possiamo capire cosa lo porta a vivere la lezione come una minaccia. Potremmo scoprire che elementi apparentemente marginali influiscono su questa esperienza. In ogni caso io ho cambiato cornice e ho la possibilità&nbsp;di modificare il mio modo di fare lezione per riuscire a farlo partecipare, perché&nbsp;ho cominciato a vederne i contorni, i limiti. Come diceva Lewin, la conoscenza profonda ha bisogno di un'azione. Ma per dare a un'azione di cambiamento il tempo di diventare conoscenza, ci vuole il tempo della riflessione. &nbsp;

Cambiare la scuola: ma come?

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