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Aver cura dei passaggi
Siamo nuovamente al termine di un anno educativo-scolastico, un momento di bilanci e di passaggi. Bambini e bambine dell’ultimo anno di nido e di scuola dell’infanzia si apprestano a varcare la soglia di una nuova struttura che li accoglierà da settembre.

In questo periodo educatori e insegnanti, insieme, sono chiamati a riflettere, in un’ottica di autovalutazione, su come siano stati declinati nella pratica gli orientamenti indicati nelle Linee pedagogiche 0-6: “A livello del gruppo degli educatori/insegnanti progettare in continuità significa costruire e pensare pratiche che siano innovative e congruenti con l’idea di una traiettoria coerente, progressiva e graduale di socialità e di apprendimenti. La continuità non coincide con la stabilità e la ripetizione delle esperienze, ma con il cambiamento e l’arricchimento di situazioni: nuovi incontri, nuove attività, nuovi apprendimenti in un clima di partecipazione e di connessione. […]. La co-progettazione di percorsi comuni prevede esperienze tra bambini di età diverse, con la compresenza di educatori e insegnanti, osservazioni reciproche, passaggi di informazioni descrittive delle autonomie e delle competenze acquisite e in via di acquisizione”.
MOMENTO DI BILANCI
Realtà educative, scuole dell’infanzia e scuole primarie come hanno raccolto l’invito a costruire “pratiche innovative e in sintonia con l’idea di un percorso educativo completo e organico?” (Linee pedagogiche 0-6). Quali ostacoli e inciampi si sono incontrati? Quanto coinvolgimento hanno avuto le famiglie in questo percorso? Quanto è stato proficuo il dialogo con la scuola primaria? Quali rilanci ed evoluzioni si possono immaginare per il futuro? A quale punto ci troviamo con il nido e con la scuola primaria rispetto alla “costruzione di un continuum inteso come condivisione di riferimenti teorici, coerenza del progetto educativo e scolastico, intenzionalità di scelte condivise”? (Linee pedagogiche 0-6).
È un buon momento, questo, per interrogarsi rispetto a che cosa abbiamo attuato per costruire pratiche condivise e rispetto a come possiamo lavorare in un’ottica di miglioramento sulla continuità verticale per implementare ulteriormente le pratiche stesse, anche di collaborazione con le famiglie e le altre agenzie del territorio.
COSTRUIRE UNA COMUNITÀ EDUCANTE
In che modo le pratiche di continuità possono contribuire a costruire una comunità educante coinvolgendo anche il territorio? In che modo le diverse realtà educative possono rappresentare agenti di cambiamento sociale attraverso un lavoro di raccordo reciproco e un pensiero progettuale ampio?
Non ci sono ricette preconfezionate, adatte a ogni contesto, gruppo di lavoro e territorio. È compito dei professionisti dell’educazione, in ottica integrata zerosei, lavorare nel tempo per co-progettare con cura la continuità affinché bambini, bambine e famiglie sentano di appartenere a una comunità ampia e coesa, pur nella transizione tra i diversi gradi scolastici.
In che modo possiamo accompagnare bambini e bambine avendo cura della transizione?
MOMENTO DI PASSAGGI
Per bambini e bambine affacciarsi a una nuova realtà educativa implica un cambiamento di vita significativo. Adulti di riferimento, compagni di sezione, spazi, tempi, routine, pratiche educative, proposte formative: tutto cambia. E il cambiamento può portare a un disorientamento a causa della perdita di legami importanti e consolidati, oltre che di aspettative differenti, solitamente più alte.
Come dare vita a un passaggio morbido che non rappresenti per loro uno strappo rispetto a quanto hanno vissuto fino a quel momento? Come garantire a bambini e bambine il senso di continuità dell’esistenza e della propria identità nell’attraversamento? Come attivare la rete sociale perché l’individuo, nel cambiamento evolutivo, non perda il senso di appartenenza alla comunità?
Un esempio molto pratico: al nido i bambini dell’ultimo anno sono “i grandi”, poi arrivano all’infanzia e, d’un tratto, diventano “i piccoli”. In che modo questo ribaltamento incide sulla costruzione della loro identità e sul loro senso di continuità dell’esistenza? In quali altri modi potremmo “definire” il gruppo di bambini per evitare strappi?
Quali altre eventuali incongruenze possiamo rintracciare? In quali modi possiamo ripensarle e superarle? E come celebrare le conquiste e le acquisizioni di bambini e bambine senza ridurre tale celebrazione alla festa di fine anno con la consegna dei “diplomi”? In quali altri modi possiamo dare riconoscimento al percorso di crescita dei bambini?
RIPENSARE LA TRANSIZIONE
A volte, il passaggio tra nido e scuola dell’infanzia o tra infanzia e primaria si limita a uno scambio di informazioni tra professionisti e/o una singola visita alla struttura dell’ordine successivo. In che modo potremmo ripensare la transizione per costruire, in tempi dilatati e distesi, opportunità di incontro e scambio tra bambini e bambine delle diverse realtà educative, affinché non venga meno il senso di appartenenza al gruppo sociale? Come coinvolgere le famiglie nel passaggio affinché anche i genitori non si sentano persi, come invece talvolta accade?
Come professionisti dell’educazione zerosei dovremmo “prestare attenzione ai gesti della cura, a quelle azioni, quelle gestualità, quei rituali che orientano la cura e che sono costitutive e caratterizzanti in ogni realtà educativa, ma in particolare un contesto 0-6 anni, date le caratteristiche dello sviluppo e dell’apprendimento dei bambini di tale fascia di età.” (Silvia Crispoldi).
Prestiamo attenzione ai gesti della cura e della ritualità rispetto al passaggio, all’attraversamento della soglia tra i diversi gradi scolastici