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Aver cura dei passaggi

Siamo nuovamente al termine di un anno educativo-scolastico, un momento di bilanci e di passaggi. Bambini e bambine dell’ultimo anno di nido e di scuola dell’infanzia si apprestano a varcare la soglia di una nuova struttura che li accoglierà da settembre.

di Silvia Iaccarino19 aprile 20241 minuto di lettura
Aver cura dei passaggi | Giunti Scuola

In questo periodo educatori e insegnanti, insieme, sono chiamati a riflettere, in un’ottica di autovalutazione, su come siano stati declinati nella pratica gli orientamenti indicati nelle Linee pedagogiche 0-6: “A livello del gruppo degli educatori/insegnanti progettare in continuità significa costruire e pensare pratiche che siano innovative e congruenti con l’idea di una traiettoria coerente, progressiva e graduale di socialità e di apprendimenti. La continuità non coincide con la stabilità e la ripetizione delle esperienze, ma con il cambiamento e l’arricchimento di situazioni: nuovi incontri, nuove attività, nuovi apprendimenti in un clima di partecipazione e di connessione. […]. La co-progettazione di percorsi comuni prevede esperienze tra bambini di età diverse, con la compresenza di educatori e insegnanti, osservazioni reciproche, passaggi di informazioni descrittive delle autonomie e delle competenze acquisite e in via di acquisizione”.

 

MOMENTO DI BILANCI

Realtà educative, scuole dell’infanzia e scuole primarie come hanno raccolto l’invito a costruire “pratiche innovative e in sintonia con l’idea di un percorso educativo completo e organico?” (Linee pedagogiche 0-6). Quali ostacoli e inciampi si sono incontrati? Quanto coinvolgimento hanno avuto le famiglie in questo percorso? Quanto è stato proficuo il dialogo con la scuola primaria? Quali rilanci ed evoluzioni si possono immaginare per il futuro? A quale punto ci troviamo con il nido e con la scuola primaria rispetto alla “costruzione di un continuum inteso come condivisione di riferimenti teorici, coerenza del progetto educativo e scolastico, intenzionalità di scelte condivise”? (Linee pedagogiche 0-6).

È un buon momento, questo, per interrogarsi rispetto a che cosa abbiamo attuato per costruire pratiche condivise e rispetto a come possiamo lavorare in un’ottica di miglioramento sulla continuità verticale per implementare ulteriormente le pratiche stesse, anche di collaborazione con le famiglie e le altre agenzie del territorio.

Image | Giunti Scuola

 

COSTRUIRE UNA COMUNITÀ EDUCANTE

In che modo le pratiche di ­continuità­ possono contribuire a costruire una comunità educante coinvolgendo anche il territorio? In che modo le diverse realtà educative possono rappresentare agenti di cambiamento sociale attraverso un lavoro di raccordo reciproco e un pensiero progettuale ampio?

Non ci sono ricette preconfezionate, adatte a ogni contesto, gruppo di lavoro e territorio. È compito dei professionisti dell’educazione, in ottica integrata zerosei, lavorare nel tempo per co-progettare con cura la continuità affinché bambini, bambine e famiglie sentano di appartenere a una comunità ampia e coesa, pur nella transizione tra i diversi gradi scolastici.

 

In che modo possiamo accompagnare bambini e bambine avendo cura della transizione?

 

MOMENTO DI PASSAGGI

Per bambini e bambine affacciarsi a una nuova realtà educativa implica un cambiamento di vita significativo. Adulti di riferimento, compagni di sezione, spazi, tempi, routine, pratiche educative, proposte formative: tutto cambia. E il cambiamento può portare a un disorientamento a causa della perdita di legami importanti e consolidati, oltre che di aspettative differenti, solitamente più alte.

Come dare vita a un passaggio morbido che non rappresenti per loro uno strappo rispetto a quanto hanno vissuto fino a quel momento? Come garantire a bambini e bambine il senso di ­continuità­ dell’esistenza e della propria identità nell’attraversamento? Come attivare la rete sociale perché l’individuo, nel cambiamento evolutivo, non perda il senso di appartenenza alla comunità?

Un esempio molto pratico: al nido i bambini dell’ultimo anno sono “i grandi”, poi arrivano all’infanzia e, d’un tratto, diventano “i piccoli”. In che modo questo ribaltamento incide sulla costruzione della loro identità e sul loro senso di continuità dell’esistenza? In quali altri modi potremmo “definire” il gruppo di bambini per evitare strappi?

Quali altre eventuali incongruenze possiamo rintracciare? In quali modi possiamo ripensarle e superarle? E come celebrare le conquiste e le acquisizioni di bambini e bambine senza ridurre tale celebrazione alla festa di fine anno con la consegna dei “diplomi”? In quali altri modi possiamo dare riconoscimento al percorso di crescita dei bambini?

Image | Giunti Scuola

 

RIPENSARE LA TRANSIZIONE

A volte, il passaggio tra nido e scuola dell’infanzia o tra infanzia e primaria si limita a uno scambio di informazioni tra professionisti e/o una singola visita alla struttura dell’ordine successivo. In che modo potremmo ripensare la transizione per costruire, in tempi dilatati e distesi, opportunità di incontro e scambio tra bambini e bambine delle diverse realtà educative, affinché non venga meno il senso di appartenenza al gruppo sociale? Come coinvolgere le famiglie nel passaggio affinché anche i genitori non si sentano persi, come invece talvolta accade?

Come professionisti dell’educazione zerosei dovremmo “prestare attenzione ai gesti della cura, a quelle azioni, quelle gestualità, quei rituali che orientano la cura e che sono costitutive e caratterizzanti in ogni realtà educativa, ma in particolare un contesto 0-6 anni, date le caratteristiche dello sviluppo e dell’apprendimento dei bambini di tale fascia di età.” (Silvia Crispoldi).

 

Prestiamo attenzione ai gesti della cura e della ritualità rispetto al passaggio, all’attraversamento della soglia tra i diversi gradi scolastici

Scuola dell'infanzia

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