Iniziare dalla fine: progettazione e “nuova” valutazione

La Vita Scolastica di settembre: Intrecci

Valutare senza stress…

Alcuni anni fa, quando ero tutor coordinatore di un gruppo di studenti universitari di scienze della formazione primaria, un ragazzo (sottolineo il genere perché i maschi sono un po' come i panda in questa professione: una specie in via d’estinzione) mi chiese a bruciapelo cosa ne pensassi della valutazione nella scuola dell’obbligo. Riuscii a spostare l’attenzione su altri argomenti e così non gli risposi ma lo studente in questione, nel corso degli anni è tornato varie volte sulla stessa domanda e tutte le volte mi ha messo in crisi. L’argomento è sempre stato per me molto ostico, lo riconosco. Istintivamente mi viene da rispondere che la valutazione nel primo ciclo andrebbe abolita. Meglio ancora, andrebbe abolita per gli studenti e andrebbe istituita solo per gli insegnanti. Fiorenzo Alfieri, maestro e pedagogo scomparso pochi mesi fa, diceva che occuparsi di valutazione vuol dire pescare il pesce dalla coda. Partire “dalla testa” e non “dalla coda”Il problema va preso dalla testa: occuparci di come noi insegniamo e di come il bambino impara. Come si fanno a valutare le competenze di un bambino all’inizio del suo percorso? Sarebbe come valutare la torta di un pasticcere dall’ordine con cui prende gli ingredienti dal frigorifero e dalla dispensa senza ancora iniziare ad usarli.&nbsp; La valutazione è strettamente legata alla progettazione didattica, parlare di valutazione significa parlare di come si progetta l’azione didattica, per chi la si progetta e a quale fine. Se lo scopo principale della valutazione è l’apprendimento, ancora più specificatamente l’autoregolazione degli apprendimenti, ne consegue che, nel primo ciclo, debba riguardare soprattutto gli insegnanti, i loro dispositivi didattici e metodologici, le loro pratiche. Stabilire gli obiettivi e come arrivarciValutare significa confrontare la realtà con le attese. Ogni insegnante dovrebbe chiedersi: quali sono i miei obiettivi? Sono uguali per ogni bambino o sono diversi perché ognuno di loro è diverso? Oppure sono uguali ma le modalità che devo adottare sono diverse per ogni studente? Se il compito dell’insegnante è quello di aiutare, di facilitare, di accompagnare ad apprendere significa che ogni studente deve essere coinvolto, partendo dalle sue competenze e dalle sue capacità, nell’individuazione delle attese da parte di ogni suo insegnante: cosa ti aspetti da me? Dove mi vuoi portare? Come ci arriviamo insieme? Quali sono i nostri obiettivi?L’obiettivo della scuola è rendere autonomo e responsabile ogni suo studente, è renderlo capace di scegliere. Autoregolarsi significa autovalutarsi, l’autovalutazione è un processo metacognitivo importante, un traguardo.&nbsp; Per arrivare a questo traguardo ogni studente dovrebbe avere un piano di lavoro individualizzato e concordato con ogni insegnante, solo in questo modo l’apprendimento diventerebbe veramente consapevole e darebbe modo ad ogni alunno di attivare processi di autovalutazione che sono indispensabili per sviluppare capacità metacognitive che consentono l’autoregolazione. Rivoluzionare il paradigmaÈ una sfida eccezionale per la scuola italiana perché significa rivoluzionare totalmente il paradigma pedagogico, per dirla con Freire significa passare da una pedagogia bancaria che sottolinea la trasmissione dei saperi, la divisione tra chi sa e chi non sa per cui la valutazione ha la funzione di classificare, comparare, escludere; ad una pedagogia dell'emancipazione in cui l’apprendimento è una costruzione sociale, l’errore è una risorsa e la valutazione ha una funzione esclusivamente formativa. Riusciremo a supportare questa rivoluzione copernicana dell’istruzione? Abbiamo cominciato dalla coda ma forse, in questo mondo all’incontrario, è davvero il giusto inizio.

Alcuni anni fa, quando ero tutor coordinatore di un gruppo di studenti universitari di scienze della formazione primaria, un ragazzo (sottolineo il genere perché i maschi sono un po' come i panda in questa professione: una specie in via d’estinzione) mi chiese a bruciapelo cosa ne pensassi della valutazione nella scuola dell’obbligo. Riuscii a spostare l’attenzione su altri argomenti e così non gli risposi ma lo studente in questione, nel corso degli anni è tornato varie volte sulla stessa domanda e tutte le volte mi ha messo in crisi. L’argomento è sempre stato per me molto ostico, lo riconosco.
 
 Istintivamente mi viene da rispondere che

Alcuni anni fa, quando ero tutor coordinatore di un gruppo di studenti universitari di scienze della formazione primaria, un ragazzo (sottolineo il genere perché i maschi sono un po' come i panda in questa professione: una specie in via d’estinzione) mi chiese a bruciapelo cosa ne pensassi della valutazione nella scuola dell’obbligo. Riuscii a spostare l’attenzione su altri argomenti e così non gli risposi ma lo studente in questione, nel corso degli anni è tornato varie volte sulla stessa domanda e tutte le volte mi ha messo in crisi. L’argomento è sempre stato per me molto ostico, lo riconosco. Istintivamente mi viene da rispondere che la valutazione nel primo ciclo andrebbe abolita. Meglio ancora, andrebbe abolita per gli studenti e andrebbe istituita solo per gli insegnanti. Fiorenzo Alfieri, maestro e pedagogo scomparso pochi mesi fa, diceva che occuparsi di valutazione vuol dire pescare il pesce dalla coda.Partire “dalla testa” e non “dalla coda”Il problema va preso dalla testa: occuparci di come noi insegniamo e di come il bambino impara. Come si fanno a valutare le competenze di un bambino all’inizio del suo percorso? Sarebbe come valutare la torta di un pasticcere dall’ordine con cui prende gli ingredienti dal frigorifero e dalla dispensa senza ancora iniziare ad usarli. La valutazione è strettamente legata alla progettazione didattica, parlare di valutazione significa parlare di come si progetta l’azione didattica, per chi la si progetta e a quale fine.Se lo scopo principale della valutazione è l’apprendimento, ancora più specificatamente l’autoregolazione degli apprendimenti, ne consegue che, nel primo ciclo, debba riguardare soprattutto gli insegnanti, i loro dispositivi didattici e metodologici, le loro pratiche.Stabilire gli obiettivi e come arrivarciValutare significa confrontare la realtà con le attese. Ogni insegnante dovrebbe chiedersi: quali sono i miei obiettivi? Sono uguali per ogni bambino o sono diversi perché ognuno di loro è diverso? Oppure sono uguali ma le modalità che devo adottare sono diverse per ogni studente? Se il compito dell’insegnante è quello di aiutare, di facilitare, di accompagnare ad apprendere significa che ogni studente deve essere coinvolto, partendo dalle sue competenze e dalle sue capacità, nell’individuazione delle attese da parte di ogni suo insegnante: cosa ti aspetti da me? Dove mi vuoi portare? Come ci arriviamo insieme? Quali sono i nostri obiettivi?L’obiettivo della scuola è rendere autonomo e responsabile ogni suo studente, è renderlo capace di scegliere. Autoregolarsi significa autovalutarsi, l’autovalutazione è un processo metacognitivo importante, un traguardo. Per arrivare a questo traguardo ogni studente dovrebbe avere un piano di lavoro individualizzato e concordato con ogni insegnante, solo in questo modo l’apprendimento diventerebbe veramente consapevole e darebbe modo ad ogni alunno di attivare processi di autovalutazione che sono indispensabili per sviluppare capacità metacognitive che consentono l’autoregolazione.Rivoluzionare il paradigmaÈ una sfida eccezionale per la scuola italiana perché significa rivoluzionare totalmente il paradigma pedagogico, per dirla con Freire significa passare da una pedagogia bancaria che sottolinea la trasmissione dei saperi, la divisione tra chi sa e chi non sa per cui la valutazione ha la funzione di classificare, comparare, escludere; ad una pedagogia dell'emancipazione in cui l’apprendimento è una costruzione sociale, l’errore è una risorsa e la valutazione ha una funzione esclusivamente formativa.Riusciremo a supportare questa rivoluzione copernicana dell’istruzione? Abbiamo cominciato dalla coda ma forse, in questo mondo all’incontrario, è davvero il giusto inizio.

<ul><li>Hadji C,&nbsp;La valutazione delle azioni educative, &nbsp;La Scuola, Brescia, 2017</li><li>Weden&nbsp;P,&nbsp;Winter J, Broadfoot P, Valutazione per l’apprendimento nella scuola, Erickson,Trento, 2009.</li><li>Freire P, Pedagogia della speranza, edizioni Gruppo Abele, Torino, 2014</li></ul>

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