Potenziare la lingua dello studio

Nel mare ci sono i coccodrilli

La parola a tutti i bambini

Sono presenti in sezione alcuni bambini che non riescono ad esprimersi verbalmente, perci&ograve; con la collaborazione di tutti realizziamo degli sfondi e dei personaggi che poi plastifichiamo e che diventano un libro gioco con figure da attaccare e staccare che possono aiutare a ricostruire la sequenza della storia dando voce a chi non ha ancora le parole.

Una bambina riferisce: Tata sai che anche io ho un cane? I cani sono affidabili.

Insegnante: Che parola difficile, sai cosa vuol dire affidabile?

Anna: Ho visto alla tv di un cane che ha salvato una bambina. E il gatto cosa fa? Dorme tutto il giorno.

Si pu&ograve; cogliere questo spunto e proporre un&rsquo;attivit&agrave; di ricerca-intervista che partendo dai pi&ugrave; piccoli raggiunga i genitori: &egrave; possibile tenere un cane in casa? S&igrave;, no e perch&eacute;? Oppure quante famiglie sono favorevoli al cane, quante al gatto e perch&eacute;? Pu&ograve; nascere, oppure no, un gioco di continuit&agrave; scuola-famiglia che apra alla conoscenza di diversi modi di pensare e di vedere il mondo.

<h2>Confrontiamoci con il libro&hellip;</h2>

<h2>Orizzonti di lavoro possibili</h2>

<h2>Le narrazioni di bambine e bambini</h2>

Il libro arriva dopo un po&#39;. L&rsquo;attesa ha creato una grande aspettativa. Poi una mattina il libro &ldquo;Cane blu&rdquo; &egrave; in sezione sopra un tavolo. &Egrave; come una calamita: qualcuno lo sfoglia rimanendo in piedi, qualcuno si siede. Due bambine litigano perch&eacute; vorrebbero guardarlo nello stesso momento, ma non insieme. Il libro &egrave; meraviglioso: lingua raffinata, grandi immagini, colori che parlano. &Egrave; stato pubblicato nel 1989 e tradisce la sua et&agrave; solo perch&eacute; dice cose in modo pi&ugrave; diretto di quello a cui siamo abituati oggi. La scrittrice chiarisce subito che &ldquo;Era un cane strano. Con il pelo blu e gli occhi che brillavano come pietre preziose&rdquo;.

Questo aspetto d&agrave; valore ai bambini come interlocutori disposti ad andare oltre l&rsquo;inconsueto. Il cane &egrave; strano, ma loro non ci fanno caso. Infatti nessuno tra i tanti riprender&agrave; questo aggettivo: mi restituiranno, attraverso i loro racconti, le parole pi&ugrave; difficili come si inoltr&ograve;, scricchiolii, inciampava e perfino i termini polisemici usati nel testo con un significato collaterale come grattare e scivolava. Capaci di accogliere l&rsquo;elemento dissonante, oppure semplicemente abituati alla stranezza di un mondo pensato prevalentemente a misura dell&rsquo;adulto. Gli elementi pi&ugrave; significativi, per loro, sono piuttosto il perdersi nel bosco (eco di altri racconti ascoltati) e il divieto materno di tenere il cane in casa. La mamma infatti non ha pi&ugrave; l&rsquo;occhio incontaminato e ha bisogno di garanzie: &ldquo;Non sappiamo da dove viene, pu&ograve; essere cattivo, oppure malato&rdquo;.

Abbiamo accompagnato i bambini a teatro durante il periodo dell&rsquo;inserimento. Una scelta coraggiosa in quanto l&rsquo;inserimento &egrave; un periodo di fragilit&agrave; a causa delle emozioni intense legate al distacco dalla famiglia e di spaesamento per via di routine non completamente interiorizzate. L&rsquo;esperienza si &egrave; rivelata invece sorprendentemente felice. Abbiamo assistito ad uno spettacolo incredibile tratto da una storia di Nadja: &ldquo;Cane blu&rdquo;. Gli sfondi eloquenti, pochissime battute che affidano prevalentemente alla mimica e ai gesti la trasmissione di contenuti significativi hanno lasciato il pubblico senza fiato e hanno saputo coinvolgere anche i bambini non italofoni e quanti tra gli italofoni sono ancora in difficolt&agrave; con la comprensione del linguaggio verbale.

Da qui &egrave; partito un percorso ricco di giochi e letture scaturito dagli spunti che i bambini stessi ci hanno offerto. Anna, Chantal e Ersi si appartano nello spazio morbido durante l&rsquo;accoglienza, tra il traffico dei genitori che vanno e vengono, i bambini che piangono e quelli invece gi&agrave; felici di ritrovarsi. Anna prende in mano una bambola e fa finta di essere Carlotta, la protagonista del libro. Si sono divisi i ruoli. Ersi cammina a quattro zampe e Anna gli ha legato un nastro sulla pancia. Chantal fa la mamma. Recitano, esplorano, sognano.

Nell&#39;ascoltare le loro narrazioni ho potuto individuare alcuni tratti linguistici comuni: la tendenza, soprattutto nei bambini pi&ugrave; piccoli, o nei bambini non italofoni, di raccontare coinvolgendo l&#39;interlocutore adulto nella narrazione, attraverso espressioni fatiche come guarda! o vedi! e instaurando con l&#39;insegnante una specie di dialogo. Come si pu&ograve; vedere nell&rsquo;esempio di Ersi, che nel raccontare si lascia andare molto di pi&ugrave; di quanto non faccia nel quotidiano.

Ersi: Cane blu entra. Voleva il cane la pappa. La bambina voleva cane blu. Vasca. Si fa doccia. Cane blu arriva. E questo il pap&agrave;. E Carlotta nel bosco. E Carlotta nel bosco e arriva cane blu.&nbsp; E poi Carlotta. Paura Carlotta. Vedi, vedi! Carlotta. E cane blu e questo.

Insegnante: Come si chiama questo?

Ersi: Fuoco. Cane blu, poi cane blu, e guarda! guarda! questo qui (la pantera) e arriva Carlotta. Il cane blu vanno a casa. Carlotta dice: &ldquo;&egrave; il cane blu&rdquo;. Finito.

Un cane blu: la forza del racconto tra immagini e parole

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