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Esami universitari

I bambini, soprattutto i più piccoli, attribuiscono la dote dell’onniscienza ai loro insegnanti. Credono che essi abbiano sempre una risposta pronta su tutto e non mettono mai in discussione la veridicità e l’attendibilità di quanto viene loro detto.Ma promuovere l’impulso alla conoscenza, non implica, a scuola, cominciare presto a smantellare nei bambini questa certezza? DUBITO ERGO…I consigli delle colleghe esperteQuando ero ancora una maestra molto giovane, poco più di due lustri separavano la mia età da quella dei miei alunni, guardavo con emulazione ad alcune colleghe più grandi ed esperte di me e mi appoggiavo senza riserve sia a loro che a mia madre, a sua volta maestra e mia collega.Era molto frequente che chiedessi consiglio, anche e soprattutto nel bel mezzo delle lezioni, nel momento stesso in cui nascevano le mie titubanze. E inevitabilmente irrompevo nelle aule altrui: “Correggeresti questo passaggio? Questa sequenza narrativa è superflua ? Questa risposta può andar bene?”.Sino a quando un ennesimo giorno, la paziente collega alla quale mi rivolgevo più volentieri mi prese in disparte e mi consigliò (stavolta il consiglio fu gratuito per la prima volta) di evitare di manifestare i miei dubbi ad alta voce nella sua classe, poiché alcune alunne più smaliziate avevano chiesto: “Ma maestra Concetta le cose non le sa, che chiede sempre a te?”.Dimmelo tu, che sei maestra…Aveva solo sei anni Michele, il mio nipotino preferito, quando suo padre ebbe una grave infezione oculare e probabilmente, piccolo com’era, non era ancora riuscito a porre ad alcuno le domande e le preoccupazioni che tormentavano la sua mente di bambino.&nbsp;“Zia Vanna –&nbsp;chiese a mia madre nel bel mezzo di un pomeriggio che ancora entrambe ricordiamo – tu che sei maestra, mi dici se babbo ha una grave malattia e guarirà?”.Michele ragionava come ragionano tutti i bambini: i maestri sanno tutto, non si pongono domande e hanno risposte di cui fidarsi e a cui affidarsi. Esse sono efficaci, univoche, esaustive e incontrovertibili.La spinta del dubbioMa è bene far perseverare i bambini in questa immagine dei loro insegnanti? Non è forse questa l’antitesi di quella concezione “sana” della conoscenza che solo spinta dal dubbio possiede i connotati della ricerca, della riflessione, del ragionamento, della costruzione attraverso ipotesi e critiche?&nbsp;“No so bambini, cerchiamo assieme. Studiamo. Verifichiamo”.“Che bello bambini, non sapevo questa cosa, la imparo anche io con voi”. Vocabolario in cattedraMia madre si vanta di avere beneficiato a scuola della “compresenza” di un esimio collega: il vocabolario in cattedra. Sfoggia di essere stata vittima di bivi ortografici risolti e condivisi in classe senza alcun imbarazzo. Sbandiera di essere stata alunna dei suoi alunni ed annovera di aver imparato grazie ai loro dubbi e alle sue implacabili incertezze. <blockquote>“È sapiente solo chi sa di non sapere”. </blockquote>Pur ignorando probabilmente la massima socratica, mia madre l’ha messa in pratica nella sua vita da maestra e tramandata ai suoi alunni con il suo modo di fare. Chiu’ dubbio pe’ tuttiQuando tornai a casa costernata e un pochino offesa per l’invito alla riservatezza della mia collega esperta, mia madre commentò con semplicità: “Chissà lei cosa ha risposto alle sue alunne. Io avrei detto loro che anche le maestre si pongono tante domande e che dai dubbi si può solo imparare. Assieme”.&nbsp;

Sa tutto, la maestra