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Riascoltare le proprie parole per esercitarsi nella lingua orale
In genere il registratore viene usato a scuola per ascoltare, raramente per registrare il parlato dei bambini e dei ragazzi. Ecco un percorso didattico per esercitare la lingua parlata, anche attraverso il riascolto delle proprie parole. Di Stefania Ferrari.
Tutti siamo consapevoli del fatto che la comunicazione orale sia il primo canale con cui i bambini entrano in rapporto con gli altri e imparano a dar voce alle loro esperienze e scoperte. Lo sviluppo spontaneo delle abilità orali attraverso la socializzazione deve comunque essere sostenuto anche a scuola dedicando tempo al potenziamento della capacità di interagire, di elaborare i propri pensieri, di ascoltare e di produrre discorsi per scopi diversi. È importante evitare, come invece accade nelle pratiche più tradizionali, di concentrare tutti i nostri sforzi didattici esclusivamente alle competenze scritte. Come suggerito anche dalle
Indicazioni Nazionali
, che danno grande importanza allo sviluppo delle competenze orali fin dal primo ciclo della scuola primaria, noi docenti dovremmo non solo predisporre ambienti di apprendimento idonei al dialogo, alla condivisione di conoscenze, al riconoscimento e alla negoziazione dei diversi punti di vista, ma anche dedicare con regolarità tempo e lezioni all’allenamento delle abilità di produzione orale.
Alla luce di tali riflessioni, questo mese riportiamo una traccia di percorso didattico mirato allo sviluppo delle competenze necessarie per argomentare oralmente. La proposta è stata sperimentata in una classe terza della scuola primaria, ma è facilmente riadattabile ad altre fasce d’età. Come sempre infatti, nel delineare il percorso non vi è l’intento di essere prescrittivi, ma a ciascuno viene lasciato lo spazio per adeguare efficacemente la proposta al proprio contesto e ai bisogni di apprendimento dei propri allievi.
La realizzazione delle attività richiede l’uso di uno strumento specifico: il registratore. Quando l’obiettivo è esercitare le abilità orali, indipendentemente dal task impiegato, il registratore è uno strumento estremamente utile per almeno quattro ragioni: permette agli alunni di riascoltare le proprie parole, favorendo un’osservazione attenta e ‘critica’ di vari aspetti del parlato, tra cui il tono della voce e il volume, oltre che l’organizzazione delle idee, la chiarezza dell’esposizione o la correttezza formale; evita all’insegnante di interrompere i bambini per interventi correttivi estemporanei, favorendo invece un’osservazione più accurata dell’interlingua dello studente e la conseguente identificazione di obiettivi di lavoro coerenti, graduali e personalizzati sulla base dei bisogni dei singoli allievi; promuove l’autonomia stimolando l’auto-valutazione e la valutazione tra pari; permette nel tempo di far riascoltare ai bambini le produzioni realizzate durante l’anno scolastico, portandoli a notare i progressi che sono riusciti a raggiungere, con un impatto positivo sulla motivazione.
Parole per argomentare
La proposta didattica è dedicata allo sviluppo delle abilità di produzione orale necessarie per esprimere e sostenere nell’interazione con i pari e con l’adulto una propria idea o opinione, argomentando in modo efficace il proprio punto di vista, nel rispetto dei tempi e dei turni di parola. Il percorso di articola nell’arco di 2-3 lezioni di un’ora ciascuna.
Prima del task
L’insegnante introduce il percorso annotando alla lavagna un tema di discussione e spiega ai bambini l’obiettivo: convincere i compagni della propria opinione al riguardo. Ad esempio con i miei allievi la scelta è ricaduta su “Il calcio è uno sport solo per maschi?”, ma qualsiasi altro argomento di interesse è chiaramente funzionale. In un primo brainstorming di riscaldamento, ciascuno studente viene invitato a turno ad esprimere brevemente la propria opinione alla classe. Se necessario l’insegnante può annotare alla lavagna alcune delle espressioni che emergono e guidare i bambini nell’individuare gli elementi che caratterizzano l’argomentazione: il problema; gli interlocutori – il protagonista che argomenta e la persona o le persone a cui si rivolge; il ragionamento, composto da una tesi (o opinione) e da argomenti per sostenerla. Successivamente l’insegnante suddivide la classe in due macro-gruppi sulla base dell’opinione personale degli allievi rispetto al tema proposto. Nello svolgere l’attività è importante infatti che ciascun bambino sostenga la tesi in cui realmente crede, così da favorire un uso autentico e reale della lingua, oltre che sostenere la motivazione all’interazione. Il macro-gruppo viene poi suddiviso in coppie per lo svolgimento dell’attività propedeutica al task vero e proprio. Le coppie infatti devono concordare almeno due argomenti a favore della loro tesi e due argomenti contrari. Se necessario le coppie possono poi confrontarsi rispetto agli argomenti individuati o scambiarsi gli appunti tra loro.
Il task
La classe viene riorganizzata in nuovi gruppi di quattro alunni. Questa volta nel gruppo sono presenti bambini che sostengono tesi opposte. Gli alunni hanno a disposizione 2 minuti di tempo per illustrare la propria tesi e i propri argomenti ai compagni, con l’obiettivo di convincerli e portarli a condividere il proprio punto di vista. Le interazioni nei gruppi vengono registrate. Dopo una breve condivisione a classe intera rispetto ai risultati ottenuti nelle discussioni nei gruppi, l’insegnante ripropone l’ascolto in classe di una o due registrazioni. I bambini sono invitati a individuare quelli che secondo loro sono punti forti e punti deboli nelle argomentazioni dei compagni. È importante che l’insegnante guidi l’attività senza farla scadere nell’esposizione di giudizi fini a se stessi, ma in osservazioni costruttive e motivate. In questa prima fase si punterà l’attenzione su elementi quali: chiarezza nell’esposizione dei punti di vista; rispetto dei turni di parola; pertinenza e coerenza rispetto alla tesi e a quanto detto dai compagni e precisione del lessico impiegato. Le riflessioni emerse diventano il punto di partenza per l’elaborazione di una prima serie di suggerimenti per argomentare meglio.
Riflessione linguistica
Come compito a casa, o come attività in classe, i bambini trascrivono l’interazione realizzata nel loro gruppo. In alternativa l’insegnante può decidere di trascrivere personalmente una delle interazioni e utilizzare quella come punto di partenza comune per le attività di riflessione linguistica. Nella prima attività di focus linguistico i bambini sono invitati, individualmente o a coppie, a evidenziare nella trascrizione con colori diversi le frasi utilizzate per esporre la propria tesi (es. il calcio per me è uno sport per tutti) e le espressioni che illustrano un argomento (es. ci sono delle femmine che giocano anche meglio dei maschi). Durante la condivisione di gruppo l’insegnante annota alla lavagna le frasi individuate dai bambini e con l’aiuto della classe seleziona quelle più efficaci e meglio formulate. Nella seconda attività ai bambini viene richiesto di trovare nelle trascrizioni le parole usate per: esprimere accordo (es. sono d’accordo) e disaccordo (es. no, per me non è così) e introdurre una nuova argomentazione (es. io penso che). Le parole così individuate vengono raccolte dall’insegnante alla lavagna e diventano la base per la costruzione di una banca di parole utili per organizzare il discorso. Nella terza attività i bambini sono invitati a giocare a riformulare una stessa frase nel maggior numero di modi possibili, cercando di integrare gli elementi linguistici su cui si è riflettuto nelle attività precedenti. Sulla base dei bisogni individuali, l’insegnante concentrerà l’attività sulle espressioni per esprimere accordo e disaccordo o sulle modalità di introdurre una nuova opinione o su entrambe. Infine, a turno i gruppi saranno invitati a rimettere in scena davanti alla classe le loro argomentazioni. La ripetizione del task prevede un tempo di 1 minuto a gruppo e anche in questo caso l’interazione viene registrata. Durante le esposizioni o a partire dal riascolto delle interazioni, i compagni valutano il lavoro dei gruppi rispetto a chiarezza dell’esposizione e alla precisione del lessico.