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Esami universitari

La capacita di superare i problemi e di evolversi a partire dall’errore è una competenza da valorizzare

Grazie all’errare è possibile incontrare paesaggi sconosciuti che non si vedrebbero se ci si muovesse solo su itinerari noti: anche per questo la costruzione della conoscenza è connessa all’errore. Da sempre la specie umana procede nel suo percorso evolutivo anche grazie ai continui tentativi, a prove ed errori. Come nota Popper (1972), questo è il sistema abituale che accomuna tutti gli organismi viventi nel loro processo di adattamento. La differenza sta nel fatto che nei riguardi delle soluzioni sbagliate l’uomo tendenzialmente impara dai propri errori, l’animale ne rimane vittima. L’ERRORE A SCUOLAL’istituzione scolastica ha sanzionato a lungo l’errore considerandolo una mancanza, un aspetto deficitario, una “colpa”: “hai fatto degli errori, vuol dire che non hai studiato abbastanza, non hai prestato attenzione all’insegnante durante la lezione, non hai messo l’impegno dovuto nello studio…”. Culturalmente si tende ancora ad attribuire all’errore solo una valenza negativa e chi compie degli errori in ambito scolastico li vive come un fallimento personale. Il rischio è che alla lunga si consideri una persona “sbagliata”. Questo passaggio è comune e potenzialmente pieno di conseguenze non solo per l’allievo, che si assume quella scomoda identità, ma risulta frustrante anche per gli adulti di riferimento che vedono fallire i loro tentativi di aiutare la persona a superare determinati ostacoli dell’apprendimento. LA PAURA DI SBAGLIAREIl più delle volte quello che non si riesce ad accettare non è tanto l’errore in sé, quanto il fatto di aver sbagliato, soprattutto quando arriva un biasimo esterno, e quindi di non essere stati in grado di fare qualcosa secondo criteri prestabiliti. Se consideriamo poi che il “modo in cui ci trattano le persone che per noi contano determina in larga parte la percezione di noi stessi” (Rogers, 2012), il biasimo reiterato che i bambini ricevono dagli adulti può determinare senso di colpa e di inadeguatezza che minano la fiducia in sé stessi. Da qui si genera quella costante paura di sbagliare che può condizionare l’intera esistenza: quanti bambini crescono rifiutandosi di svolgere delle attività solo perché temono di non essere all’altezza, di far brutta figura, di deludere le aspettative degli adulti, dei coetanei e le proprie. CHE RELAZIONE STABILIRE CON L’ERRORE?È necessario allora che l’allievo si renda conto che l’errore non e un dramma irrimediabile o un evento determinato dal caso o dalla sua incapacità o dalla sfortuna, ma e la conseguenza inevitabile di un processo che può essere modificato. L’importante è accorgersi di quello che si fa e approfittare dei propri errori per imparare qualcosa di nuovo. Naturalmente per veicolare negli allievi l’idea dell’errore come una possibilità e non solo come un limite, noi adulti per primi dobbiamo concepirlo come tale e superare l’ansia della correzione a tutti i costi. Inoltre dobbiamo fidarci degli allievi come “ricercatori di conoscenza”. PROTAGONISTI DEI PROCESSI DI APPRENDIMENTOA quel punto possiamo aiutarli a rintracciare quale processo hanno messo in atto per arrivare a quell’errore e cos’altro avrebbero potuto fare (“Come hai fatto? Che cosa potresti fare di diverso?”). Inoltre ogni tanto possiamo approfittare dell’errore di un allievo, per esempio nella risoluzione di un problema, come occasione utile per tutta la classe: “Matteo ha seguito questo ragionamento e non ha trovato la soluzione. Grazie a questo abbiamo l’occasione per riflettere tutti insieme e imparare qualcosa di nuovo. Secondo voi quale altra strada si potrebbe seguire?”. Per dirla con le parole di Postman (1981), “è sorprendente vedere come gli studenti possano perdere una parte della loro paura di sbagliare, profondamente radicata in loro, quando si trovano con un insegnante che non chiede loro di essere nel giusto, ma soltanto di unirsi a lui nella ricerca dell’errore: del suo come del proprio”. Si tratta in definitiva di rendere gli allievi protagonisti dei processi di apprendimento, artefici intenzionali dei loro atti perché, errando e imparando dai loro errori, sappiano far fronte alle sfide dell’esistenza.

Grazie all’errare è possibile incontrare paesaggi sconosciuti che non si vedrebbero se ci si muovesse solo su itinerari noti: anche per questo la costruzione della conoscenza è connessa all’errore.
 
 Da sempre la specie umana procede nel suo percorso evolutivo anche grazie ai continui tentativi, a prove ed errori. Come nota Popper (1972), questo è il sistema abituale che accomuna tutti gli organismi viventi nel loro processo di adattamento. La differenza sta nel fatto che nei riguardi delle soluzioni sbagliate l’uomo tendenzialmente impara

Grazie all’errare è possibile incontrare paesaggi sconosciuti che non si vedrebbero se ci si muovesse solo su itinerari noti: anche per questo la costruzione della conoscenza è connessa all’errore.Da sempre la specie umana procede nel suo percorso evolutivo anche grazie ai continui tentativi, a prove ed errori. Come nota Popper (1972), questo è il sistema abituale che accomuna tutti gli organismi viventi nel loro processo di adattamento. La differenza sta nel fatto che nei riguardi delle soluzioni sbagliate l’uomo tendenzialmente impara dai propri errori, l’animale ne rimane vittima.L’ERRORE A SCUOLAL’istituzione scolastica ha sanzionato a lungo l’errore considerandolo una mancanza, un aspetto deficitario, una “colpa”: “hai fatto degli errori, vuol dire che non hai studiato abbastanza, non hai prestato attenzione all’insegnante durante la lezione, non hai messo l’impegno dovuto nello studio…”.Culturalmente si tende ancora ad attribuire all’errore solo una valenza negativa e chi compie degli errori in ambito scolastico li vive come un fallimento personale. Il rischio è che alla lunga si consideri una persona “sbagliata”. Questo passaggio è comune e potenzialmente pieno di conseguenze non solo per l’allievo, che si assume quella scomoda identità, ma risulta frustrante anche per gli adulti di riferimento che vedono fallire i loro tentativi di aiutare la persona a superare determinati ostacoli dell’apprendimento.LA PAURA DI SBAGLIAREIl più delle volte quello che non si riesce ad accettare non è tanto l’errore in sé, quanto il fatto di aver sbagliato, soprattutto quando arriva un biasimo esterno, e quindi di non essere stati in grado di fare qualcosa secondo criteri prestabiliti.Se consideriamo poi che il “modo in cui ci trattano le persone che per noi contano determina in larga parte la percezione di noi stessi” (Rogers, 2012), il biasimo reiterato che i bambini ricevono dagli adulti può determinare senso di colpa e di inadeguatezza che minano la fiducia in sé stessi.Da qui si genera quella costante paura di sbagliare che può condizionare l’intera esistenza: quanti bambini crescono rifiutandosi di svolgere delle attività solo perché temono di non essere all’altezza, di far brutta figura, di deludere le aspettative degli adulti, dei coetanei e le proprie.CHE RELAZIONE STABILIRE CON L’ERRORE?È necessario allora che l’allievo si renda conto che l’errore non e un dramma irrimediabile o un evento determinato dal caso o dalla sua incapacità o dalla sfortuna, ma e la conseguenza inevitabile di un processo che può essere modificato.L’importante è accorgersi di quello che si fa e approfittare dei propri errori per imparare qualcosa di nuovo.Naturalmente per veicolare negli allievi l’idea dell’errore come una possibilità e non solo come un limite, noi adulti per primi dobbiamo concepirlo come tale e superare l’ansia della correzione a tutti i costi.Inoltre dobbiamo fidarci degli allievi come “ricercatori di conoscenza”.PROTAGONISTI DEI PROCESSI DI APPRENDIMENTOA quel punto possiamo aiutarli a rintracciare quale processo hanno messo in atto per arrivare a quell’errore e cos’altro avrebbero potuto fare (“Come hai fatto? Che cosa potresti fare di diverso?”). Inoltre ogni tanto possiamo approfittare dell’errore di un allievo, per esempio nella risoluzione di un problema, come occasione utile per tutta la classe: “Matteo ha seguito questo ragionamento e non ha trovato la soluzione. Grazie a questo abbiamo l’occasione per riflettere tutti insieme e imparare qualcosa di nuovo. Secondo voi quale altra strada si potrebbe seguire?”.Per dirla con le parole di Postman (1981), “è sorprendente vedere come gli studenti possano perdere una parte della loro paura di sbagliare, profondamente radicata in loro, quando si trovano con un insegnante che non chiede loro di essere nel giusto, ma soltanto di unirsi a lui nella ricerca dell’errore: del suo come del proprio”.Si tratta in definitiva di rendere gli allievi protagonisti dei processi di apprendimento, artefici intenzionali dei loro atti perché, errando e imparando dai loro errori, sappiano far fronte alle sfide dell’esistenza.

La capacita di superare i problemi e di evolversi a partire dall’errore è una competenza da valorizzare

Benes, R., Cellie, D., Czerwinsky Domenis, L., Kopciowski, J. (2017). Per una pedagogia dell’errore. Trieste: Asterios.Montessori, M. (1999). La mente del bambino. Milano: Garzanti.Perkinson, H. J. (1983). Didattica dell’errore: aspetti pedagogici del pensiero di K. R. Popper. Roma: Armando.Popper, K. R. (1972). Epistemologia, razionalità e libertà. Roma: Armando.Postman, N. (1981). La scomparsa dell’infanzia. Ecologia delle età della vita. Roma: Armando.Rogers, C. R. (2012). Un modo di essere. Firenze: Giunti.

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