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CONOSCERE IL BAMBINO Sappiamo bene, come professionisti, che “osservare” implica una presenza e una consapevolezza che va oltre il semplice “vedere” o “guardare”, con la finalità, sintetizzando, di conoscere i bambini di cui ci prendiamo cura nel modo più aderente possibile al loro essere e accompagnarli al meglio lungo il percorso di crescita. Nella realtà della quotidianità educativa non è però sempre facile calare la teoria nella pratica. In prima battuta perché spesso non siamo consci di quanto il nostro sguardo sia “inquinato” da pregiudizi, interpretazioni, schemi mentali che rischiano di imbrigliare i bambini in “gabbie” che non appartengono loro. In secondo luogo, perché talvolta abbiamo in mente un modello osservativo che si poggia su griglie predefinite che hanno l’obiettivo di valutare la progressione dei bambini in rapporto alle tappe di sviluppo nelle varie aree. RIFLETTERE SUL PROPRIO AGIRE EDUCATIVO Meno frequentemente l’osservazione viene utilizzata come importante tassello nella riflessione dell’insegnante sul proprio agire educativo, sulle proprie progettualità e sui bambini per comprendere la direzione dei loro interessi, dei loro pensieri ed emozioni. Eppure, in questo senso l’osservazione può diventare estremamente potente proprio perché non “limitata” a misurare i progressi e i traguardi di competenza dei bambini. Al contrario, può davvero mirare a conoscerli in profondità, orientando l’insegnante nel progettare e ri-progettare la propria regia educativa facendosi guidare dai bambini stessi lungo le loro piste di ricerca. CHE COSA SERVE PER OSSERVARE Per osservare davvero servono allora fiducia, decentramento, apertura, disponibilità, accoglienza, sensi fini, sensibilità, capacità di vedere oltre sé stessi, di vedere, davvero, i bambini per quello che sono loro, non per quello che siamo noi. L’osservare, dunque, riguarda la capacità dell’adulto di porsi con sguardo ampio di fronte ai bambini, di affinare i propri sensi e le proprie percezioni per cogliere quanto di impalpabile e sottile essi esprimono, fidandosi della loro guida, seguendoli sul sentiero tracciato dalle loro menti e dai loro cuori.

CONOSCERE IL BAMBINO
 


 Sappiamo bene, come professionisti, che “osservare” implica una presenza e una consapevolezza che va oltre il semplice “vedere” o “guardare”, con la finalità, sintetizzando, di conoscere i

CONOSCERE IL BAMBINOSappiamo bene, come professionisti, che “osservare” implica una presenza e una consapevolezza che va oltre il semplice “vedere” o “guardare”, con la finalità, sintetizzando, di conoscere i bambini di cui ci prendiamo cura nel modo più aderente possibile al loro essere e accompagnarli al meglio lungo il percorso di crescita. Nella realtà della quotidianità educativa non è però sempre facile calare la teoria nella pratica.In prima battuta perché spesso non siamo consci di quanto il nostro sguardo sia “inquinato” da pregiudizi, interpretazioni, schemi mentali che rischiano di imbrigliare i bambini in “gabbie” che non appartengono loro.In secondo luogo, perché talvolta abbiamo in mente un modello osservativo che si poggia su griglie predefinite che hanno l’obiettivo di valutare la progressione dei bambini in rapporto alle tappe di sviluppo nelle varie aree.RIFLETTERE SUL PROPRIO AGIRE EDUCATIVOMeno frequentemente l’osservazione viene utilizzata come importante tassello nella riflessione dell’insegnante sul proprio agire educativo, sulle proprie progettualità e sui bambini per comprendere la direzione dei loro interessi, dei loro pensieri ed emozioni.Eppure, in questo senso l’osservazione può diventare estremamente potente proprio perché non “limitata” a misurare i progressi e i traguardi di competenza dei bambini. Al contrario, può davvero mirare a conoscerli in profondità, orientando l’insegnante nel progettare e ri-progettare la propria regia educativa facendosi guidare dai bambini stessi lungo le loro piste di ricerca.CHE COSA SERVE PER OSSERVAREPer osservare davvero servono allora fiducia, decentramento, apertura, disponibilità, accoglienza, sensi fini, sensibilità, capacità di vedere oltre sé stessi, di vedere, davvero, i bambini per quello che sono loro, non per quello che siamo noi.L’osservare, dunque, riguarda la capacità dell’adulto di porsi con sguardo ampio di fronte ai bambini, di affinare i propri sensi e le proprie percezioni per cogliere quanto di impalpabile e sottile essi esprimono, fidandosi della loro guida, seguendoli sul sentiero tracciato dalle loro menti e dai loro cuori.

Osservare è ascoltare

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