Accoglienza a scuola e intercultura: buone pratiche per cominciare

Il compagno “accogliente”

Feste di primavera: è tempo di Mărţişor

Ripensiamo l'accoglienza

Alla scoperta di sogni ed emozioni

La Gioia di ricominciare

BIOGRAFIE LINGUISTICHE DEI BAMBINI IN 3 TAPPE

BIOGRAFIE LINGUISTICHE DEI BAMBINI IN 3 TAPPE

RICOMPORRE LE LINGUE PER RICOMPORRE LA STORIA

E allora chiediamoci: quali lingue sono presenti nella sezione? Quali idiomi ascoltano e praticano i bambini fuori dalla scuola? Come parlano con i familiari? Sono domande che andrebbero poste all’inizio dell’anno, ma che possiamo riprendere in questi giorni.Il 21 febbraio si celebra la <a data-cke-saved-href="https://www.giuntiscuola.it/raccolte/ogni-lingua-vale" target="_blank" href="https://www.giuntiscuola.it/raccolte/ogni-lingua-vale">Giornata internazionale della lingua madre</a>: è l’occasione adatta per conoscere, riconoscere e valorizzate le lingue delle famiglie e per portare anche l’attenzione sui cambiamenti in corso nel nostro Paese e nelle nostre scuole.Fra i diritti linguistici dei bambini proposti da Silvana Ferreri, quello al mantenimento della madrelingua è indicato al primo posto. Diritto linguistico, ma anche diritto alla propria storia, ai legami con le origini, al riconoscimento di un sapere e di un saper fare linguistico e comunicativo che sono competenze e opportunità di ciascuno e per tutti.

Le parole del codice materno, della lingua degli affetti strutturano il sé bambino e costituiscono una sorta di “pelle” degli individui, un “involucro sonoro” che segna profondamente la relazione tra la madre e il figlio. In essa prevalgono gli aspetti corporei, le sensazioni e i processi primari.

Più tardi, a sei anni, si compie il grande passo nella lingua scritta. L’alfabetizzazione segna uno snodo biografico e linguistico cruciale, per i bambini e per la famiglia. La seconda lingua diventa il veicolo dell’apprendimento, dell’appropriazione dei concetti e del comporsi del pensiero.È la colonna sonora delle relazioni, del gioco, degli incontri con i pari. A scuola e nei luoghi di aggregazione comuni, la lingua materna viene ignorata e, di fatto, svalorizzata. In certi casi, anzi, viene ritenuta un ostacolo e responsabile di errori e soste nell’apprendimento.Man mano che l’italiano si irrobustisce e tende a occupare gran parte dello spazio di parola quotidiano, può avvenire una progressiva erosione della lingua materna, soprattutto se non viene praticata in maniera densa. La madrelingua viene ancora usata in casa, con i genitori e i parenti lontani, ma rischia di affievolirsi se non viene innaffiata e vivificata da racconti, narrazioni, scambi quotidiani.Più tardi, molti bilingui “mancati” provano curiosità per la propria storia e identità e verso la lingua materna che di esse è componente essenziale. Vi è allora un tentativo di ricomposizione di sé, l’accettazione di “essere due” e la valorizzazione di una condizione che è opportunità e risorsa.

GIORNATA DEDICATA ALLA LINGUA MADRE

Molte sono le attività che possiamo proporre ai bambini, insieme ai genitori, per celebrare la lingua madre e la diversità linguistica che sono ricchezza e opportunità per tutti:<ul><li>narrazioni in più lingue;</li><li>la scoperta di segni e alfabeti diversi;</li><li>la realizzazione dell’albero delle nostre lingue;</li><li>la predisposizione di piccoli glossari di parole scelte dai bambini che possiamo tradurre nelle diverse lingue presenti in sezione…</li></ul> Scriviamo e traduciamo un libro Ecco un’attività che comprende sia l’attenzione alla diversità linguistica, sia la pratica della narrazione.Scegliamo un silent book e presentiamolo ai bambini, raccontando la storia a partire dalle illustrazioni.Ricostruiamo con loro la vicenda nelle sue tappe salienti e, per ognuna, componiamo insieme il testo, facendo attenzione alla forma, che deve essere “preziosa” e adatta a diventare libro.Facciamo illustrare ogni scena della storia e scriviamo il testo/la didascalia di ciascuna.Leggiamo più volte il libro realizzato dai bambini nelle immagini e nel testo.Proponiamo ora di tradurre il “nostro” libro in una lingua scelta da loro, discutendone insieme: quale lingua scegliamo e perché?Individuiamo un traduttore (un genitore bilingue, un mediatore, un abitante del quartiere…) e invitiamolo a venire a leggere il “nostro” libro nella sua lingua e a raccontarci qualcosa dell’alfabeto, delle parole, della scrittura.

Le parole del codice materno, della lingua degli affetti strutturano il sé bambino e costituiscono una sorta di “pelle” degli individui, un “involucro sonoro” che segna profondamente la relazione tra la madre e il figlio. In essa prevalgono gli aspetti corporei, le sensazioni e i processi primari.

Le lingue che si apprendono prima dei 4-5 anni fanno parte di un patrimonio strutturale, pre-simbolico, intimamente collegato a esperienze e vissuti dell’ordine del concreto strettamente collegati con il processo primario. Nelle storie linguistiche dei bambini di origine immigrata, nati in Italia o ar

Le lingue che si apprendono prima dei 4-5 anni fanno parte di un patrimonio strutturale, pre-simbolico, intimamente collegato a esperienze e vissuti dell’ordine del concreto strettamente collegati con il processo primario. Nelle storie linguistiche dei bambini di origine immigrata, nati in Italia o arrivati qui durante l’infanzia, si colgono spesso i passaggi e le perdite, le riconquiste e le ricomposizioni che hanno a che fare con le lingue.Possiamo rintracciare alcune tappe ricorrenti.I tappa - Prima dell’inserimento nei servizi educativi per l’infanzia, il bambino è in genere immerso nella lingua madre, colonna sonora dell’infanzia e delle relazioni affettive e familiari. Lingua della casa, in un ambiente dove predomina un altro codice che può restare più o meno distante ed estraneo.II tappa - Al momento dell’ingresso nella scuola dell’infanzia, avviene l’incontro con la seconda lingua. In una fase iniziale dell’inserimento i bambini non italofoni tentano di usare la loro lingua madre, ma si accorgono ben presto che non sono capiti dagli altri. La nuova lingua d’altra parte sembra impenetrabile, estranea e il bambino vorrebbe tornare presto dentro il cerchio caldo del codice materno e, per resistere, si rifugia nel silenzio.III tappa - Pian piano l’italiano diventa però più “amichevole” e trasparente e accompagna il gioco, le routine, le esplorazioni e le esperienze quotidiane. E diventa lingua “filiale”, una seconda lingua madre che i bambini portano a casa, attraverso i racconti, le parole, i frammenti culturali vissuti nel quotidiano, facendo compiere all’italiano il cammino inverso, rispetto a quello della lingua madre: dai figli ai genitori invece che dagli adulti ai piccoli.

Le lingue che si apprendono prima dei 4-5 anni fanno parte di un patrimonio strutturale, pre-simbolico, intimamente collegato a esperienze e vissuti dell’ordine del concreto strettamente collegati con il processo primario. Nelle storie linguistiche dei bambini di origine immigrata, nati in Italia o arrivati qui durante l’infanzia, si colgono spesso i passaggi e le perdite, le riconquiste e le ricomposizioni che hanno a che fare con le lingue.Possiamo rintracciare alcune tappe ricorrenti.I tappa - Prima dell’inserimento nei servizi educativi per l’infanzia, il bambino è in genere immerso nella lingua madre, colonna sonora dell’infanzia e delle relazioni affettive e familiari. Lingua della casa, in un ambiente dove predomina un altro codice che può restare più o meno distante ed estraneo.II tappa - Al momento dell’ingresso nella scuola dell’infanzia, avviene l’incontro con la seconda lingua. In una fase iniziale dell’inserimento i bambini non italofoni tentano di usare la loro lingua madre, ma si accorgono ben presto che non sono capiti dagli altri. La nuova lingua d’altra parte sembra impenetrabile, estranea e il bambino vorrebbe tornare presto dentro il cerchio caldo del codice materno e, per resistere, si rifugia nel silenzio.III tappa - Pian piano l’italiano diventa però più “amichevole” e trasparente e accompagna il gioco, le routine, le esplorazioni e le esperienze quotidiane. E diventa lingua “filiale”, una seconda lingua madre che i bambini portano a casa, attraverso i racconti, le parole, i frammenti culturali vissuti nel quotidiano, facendo compiere all’italiano il cammino inverso, rispetto a quello della lingua madre: dai figli ai genitori invece che dagli adulti ai piccoli.

CELEBRIAMO LA DIVERSITÀ LINGUISTICA

Ogni lingua è un tesoro

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