Attività per un percorso autobiografico - "Pillole" per star bene insieme

In classe con Marcel: per una pedagogia autobiografica

In classe con Marcel: i colori dei ricordi

Le lingue – ereditate o apprese, nascoste o riemerse, del cuore o della testa –&nbsp; possono convivere&nbsp; dentro di noi in armonia e darci più parole per dire il mondo. E tanto più se si tratta della nostra lingua materna che <blockquote> “come le persone, non tollera di essere trascurata o dimenticata” </blockquote>(Elias Canetti).&nbsp;Il vocabolario&nbsp; si fa più magro…&nbsp;E tuttavia succede&nbsp; che,&nbsp; a causa di spostamenti, migrazioni, pressioni, scelte famigliari o individuali, la lingua madre all’improvviso cessi di avvolgerci e di fluire in maniera naturale e feconda. Le parole dell’infanzia sembrano&nbsp; volare via e il racconto richiede sforzo, parafrasi, fatica.&nbsp;E questo accade anche nelle relazioni affettive e famigliari, di filiazione e genitorialità, quando esse perdono la lingua comune e devono accasarsi in un altro vocabolario, trovare ospitalità in un altro idioma che può sembrare ad alcuni innaturale, distante, estraneo. <blockquote>“Più passa il tempo e più ti rendi conto che ti cominciano a mancare le parole della tua lingua madre. Il dizionario sta diventando sempre più magro…” </blockquote>Così scrive Martina Sinkec nell’antologia multilingue appena pubblicata&nbsp; “Tira fuori la lingua” (Sestante edizioni) .La lingua “tagliata” rimane avvolta nel silenzio e diventa&nbsp; muta, un monologo interiore che strada facendo diventa più flebile, pur conservando il valore evocativo e affettivo dei suoni,&nbsp; dei sapori e dei colori dell’altrove e del prima.&nbsp; Ma&nbsp; la sua eco rimane.&nbsp; Magari nascosta, ignorata, rifugiata in un angolo: la madrelingua è&nbsp; dentro di noi e parte di noi, come scrive Italo Calvino:&nbsp; <blockquote>“Tutto può cambiare, ma non la lingua che ci portiamo dentro, anzi che ci contiene dentro di sé come un mondo più esclusivo e definitivo del ventre materno”. &nbsp;</blockquote>La lingua dentro di noi&nbsp;Nelle storie linguistiche dei bambini e ragazzi di seconda generazione, nati in Italia o arrivati qui&nbsp; durante l’infanzia, si colgono i passaggi e le perdite linguistiche, le riconquiste e le ricomposizioni.&nbsp; In molte biografie, vi è un momento o un episodio che ha provocato l’allontanamento dalla propria lingua madre e suscitato un vissuto di vergogna. Si “dimentica” il codice materno per essere accettati, sentirsi come gli altri, appartenere al luogo di accoglienza. Solo più tardi, quando la seconda lingua è stata interiorizzata e ha occupato gran parte dello spazio comunicativo nel&nbsp; quotidiano,&nbsp; inizia per molti ragazzi un processo di curiosità e di ricomposizione.&nbsp;Attraverso la scrittura possono allora venire a galla parti di sé che si credevano rimosse e dimenticate e si illuminano aspetti che prima erano in ombra. Con il tempo, si compie un cammino di ricomposizione e le due lingue convivono, ognuna “arriva in profondità” e diventa casa, come scrive Elvira Mujcic (La lingua di Ana, Infinito Edizioni):&nbsp; &nbsp;<blockquote>Ormai penso in italiano e pure i sogni li faccio quasi sempre in questa mia nuova lingua. Non è più un mero esercizio, ma la sento, arriva in profondità e dice qualcosa di me, mi comprende e mi contiene. È acquisita, ma è diventata parte di me. Non sarà mai la stessa cosa del moldavo. E come potrebbe esserlo? Il moldavo è la mia lingua madre e non può essere sostituita, anche se ormai parlo meglio l’italiano, ma non è una questione di conoscenza. Non importa come parlo il moldavo, ciò che conta è quello che provo quando ritorno “a casa” e vado a fare la spesa e la signora del negozietto mi dice: - Viata mea, cosa ti do? Quel viata mea non è solo lingua madre, bensì è la madre, l’utero accogliente al quale appartengo visceralmente, nonostante tutto.&nbsp;</blockquote>Tante risorse e materiali gratuiti per sostenere la diversità linguistica &nbsp;Da pochi giorni, in occasione della giornata internazionale della lingua madre,&nbsp; il Centro COME&nbsp; mette gratuitamente a disposizione una pagina web che contiene idee, materiali,&nbsp; strumenti operativi per proporre&nbsp; consapevolezze e&nbsp; diffondere attività sui temi del plurilinguismo.&nbsp;La pagina, denominata Le storie sono un’ancora, intreccia due temi e due traguardi: l’importanza della narrazione e la valorizzazione della lingua madre.&nbsp;Per accedere gratuitamente: <a data-cke-saved-href="http://www.centrocome.it" href="http://www.centrocome.it">www.centrocome.it</a>&nbsp;

Lingua madre: parole che sono casa

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