L'anniversario dei 150 anni dall'Unità: materiali utili

Cicale, formiche e Costituzione

Scuola e terremoti

A scuola di rispetto

Ciao, finalmente!

Eccoci, ci ritroviamo!

Spesso chiedo ai miei studenti di secondaria di secondo grado&nbsp;se sanno cos’è l’olio di ricino, e perché viene ricordato nella storia; quasi nessuno sa di cosa stia parlando. L’anno scorso, invece, nel pieno della pandemia, è circolato molto tra insegnanti, genitori, bambine, bambini della scuola primaria un video sulla Resistenza. È ancora su Youtube e introduce la Resistenza per i piccoli studenti spiegando che la resistenza è anche il modo in cui “si è resistito alla pandemia”. Visto da 200mila persone, è certo un video fatto in buona fede per avvicinare ai temi storici; ma è chiaramente un prodotto didattico tutto sbagliato. Quel video purtroppo non è un’eccezione: è una delle tante approssimazioni e nozioni confuse che indicano quanto la conoscenza del senso della lotta di liberazione e dell’antifascismo sia impoverita nel dibattito pubblico e nella didattica.&nbsp;L'importanza della memoriaChi ha fatto le elementari fino agli ultimi anni del Novecento è cresciuto immerso in un contesto educativo in cui i valori e la memoria dell’antifascismo erano parte integrante se non costitutiva della dimensione didattica: i principi costituzionali come il dovere della solidarietà (articolo 2) o il compito di rimuovere gli ostacoli alla libertà e l’uguaglianza (articolo 3) sono i pilastri di un’educazione alla cittadinanza ispirata dall’antifascismo. Questo legame tra la lotta partigiana, il dibattito costituente e la nostra pratica scolastica quotidiana è molto labile. Il senso del 25 aprile è così spesso svilito a una festa di primavera; e questo è un danno per gli studenti.&nbsp;Chiaramente la responsabilità di questo regresso culturale non è in prima istanza della scuola, ma di generazioni di politici che non sono state in grado di valorizzare la ricerca storica e non si sono fatti carico di tradurla nel presente.&nbsp;I testi per noi insegnanti&nbsp;È tempo di studiare: i docenti, i dirigenti, gli educatori devono supplire a un lavoro di pedagogia pubblica che è stato mediocre se non assente. Dal monumentale volume di Claudio Pavone Una guerra civile (1990) alla Resistenza perfetta di Giovanni De Luna (2015), da Guerra alle donne di Michela Ponzani (2012) all’Estate che imparammo a sparare di Giuseppe Filippetta (2018), la storiografia italiana recente è ricchissima e approfondisce molte questioni che vengono rimosse o degradate nel discorso pubblico: la partecipazione delle donne nella lotta partigiana, il tema della violenza giusta, la dimensione ideologica o quella morale dell’antifascismo… È un tesoro di saperi, di storie, di idee, di valori che va condiviso con chi è nato in questo millennio. Ci sono ottimi storici che hanno a cuore una didattica dell’antifascismo e della storia partigiana: si possono citare il lavoro sull’immaginario di Vanessa Roghi, il recupero di importanti testimonianze fatto da Carlo Greppi, lo smascheramento delle fakenews sul fascismo fatto da&nbsp;Francesco Filippi, la sintesi di riferimento di Santo Peli La resistenza in Italia, o il libro di Alberto Cavaglion La resistenza spiegata a mia figlia… ognuno può costruirsi una propria bibliografia solida. L’importante è che non sottovaluti l’importanza di quest’impegno professionale e civile. Non c’è qualcun altro che lo sta facendo al posto nostro. Le altre agenzie formative, dalla televisione ai partiti, dai media alla comunicazione istituzionale, hanno spesso combinato disastri negli ultimi anni, con campagne culturali piene di ammiccamenti inutili, confusione storica, errori.Il risultato è che oggi del fascismo non si ricordano quasi mai gli aspetti più atroci – la violenza squadrista, la repressione sanguinaria del dissenso, il colonialismo feroce... L’inchiesta di Giacomo Matteotti, Un anno di dominazione fascista, da poi riedita da Rizzoli, dovrebbe diventare un testo su cui lavorare con le classi anche dei più piccoli; se non fosse che la stessa figura di Matteotti è spesso dimenticata, insieme a quella di Ferruccio Parri o dei fratelli Rosselli, ossia di coloro che non sono stati solo testimoni della violenza fascista ma hanno trovato il modo di riflettere, interpretare, costruire quei valori antifascisti con cui è stata combattuta la guerra partigiana e poi scritta la costituzione.Buona liberazione vuol dire anche questo: rendere i cittadini adulti di domani consapevoli di una storia complessa ma bellissima.&nbsp;

Liberazione e 25 aprile: 10 libri per un’educazione alla cittadinanza