Accoglienza a scuola e intercultura: buone pratiche per cominciare

Il compagno “accogliente”

Feste di primavera: è tempo di Mărţişor

Ripensiamo l'accoglienza

Alla scoperta di sogni ed emozioni

La Gioia di ricominciare

Quest’anno in vacanza vi ho portato tutti con me. Certo, non fisicamente, perché in valigia non c’entravate tutti. Non ho portato solo i bambini dell’ultimo anno, e nemmeno solo quelli dell’anno precedente. C’erano tutti i bambini che ho avuto con me da quando ho iniziato a fare questo lavoro. Quanti bambini conosce un’insegnante nella sua carriera? Ogni sezione ha 26 bambini, ma ci sono le altre sezioni della stessa scuola. Allora quanti sono in dieci anni? Cinquecento, settecento, un migliaio? Ma questi sono solo numeri, invece ogni bambino è come un seme, aggiunge il suo chicco e non si lascia dimenticare.&nbsp;Ho portato con me Ahmadou che riesce a concentrarsi solo se si muove di continuo, su e giù dalla panchetta, si tocca le scarpe, cade dalla sedia, dà fastidio al suo vicino. E quando l’insegnante sta per perdere definitivamente la pazienza, lui, dal nulla, butta lì la scintilla che incendia la conversazione. C’è Theresa che in giardino mangia le foglie, ma mica tutte, solo quelle verdi fresche di primavera. Lei però non lo sa dire e tu devi accorgerti, prevedere, intuire. C’è Shanize che piangeva perché non aveva&nbsp; ancora le parole per dire, chiedere, giocare... E poi c’è Arianna che in dormitorio mi prende le mani, “per scaldarle” dice lei, “perché tu hai sempre le mani fredde”. Lo vedete? Come faccio a non portarvi con me?Pensando a ognuno di voi, mi vengono in mente i versi di Loris Malaguzzi, così importanti per noi maestre:

<blockquote>Il bambino è fatto di cento.&nbsp;Il bambino ha cento lingue&nbsp;Cento mani&nbsp;Cento pensieri&nbsp;Cento modi di pensare di giocare e di parlare...</blockquote>

Care bambine, cari bambini, per accorciare il filo che ci separa e tenervi compagnia in questa manciata di giorni che mancano al nostro incontro, vi racconto della mia valigia delle vacanze e una piccola storia… Ma prima, vi distribuisco un po’ di polverina magica, la polverina dell’ascolto che già conoscete. Ecco, ora che siete tutti attenti, comincio...&nbsp;

La storia del piccolo gabbiano&nbsp;

Nella valigia della maestra

Ed ecco la piccola storia. Quest&rsquo;estate, tra le strade, i parcheggi e i terrazzi di un quartiere della citt&agrave; di Ancona ho conosciuto un cucciolo di gabbiano. Lo abbiamo chiamato Walter. I gabbiani sono nidifughi. Vuol dire che abbandonano il nido un po&rsquo; troppo presto rispetto al dovuto, ma i loro genitori di solito continuano ad accudirli a distanza.

Walter li metteva a dura prova, bisogna ammetterlo. Un attimo era in mezzo a una stradina con una macchina che lo scortava a passo d&rsquo;uomo per non investirlo. Dopo un&rsquo;ora, compariva in un terrazzo con l&rsquo;intero condominio che lo fissava allibito, gatti compresi. Tutti a chiedersi se era ferito, se sapeva volare, se bisognava dargli da mangiare.

Dovevate sentire come urlava. Si metteva nei guai e poi chiamava suo padre e sua madre con forza e disperazione. Con la sfacciataggine di chi sa di avere il diritto di essere accudito, ascoltato e sostenuto.

Da un giorno all&rsquo;altro, Walter, il cucciolo di gabbiano, &egrave; sparito. Probabilmente si &egrave; reso del tutto autonomo, &egrave; volato via senza nemmeno salutare. Era solo una questione di giorni, ci avevano assicurato i forestali. Lo sapevamo, ma chi se lo aspettava?&nbsp;

Anche voi bambini siete nati per fare cos&igrave;, per aprire le ali e provare a volare, impacciati e coraggiosi.

A presto!

La valigia della maestra e il piccolo gabbiano

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