Come si progetta la “scuola più bella del mondo”?

A come ambiente. Dizionario del nido

Il "bene comune" delle professionalità educative

Che cosa cercano di comunicare i bambini dei due esempi prima riportati?

Sara ci svela una cosa importante, oltre all&rsquo;informazione che la mamma va dal parrucchiere, pensa e riesce a disegnare un meccanismo: la macchina che tinge i capelli. Pi&ugrave; che della mamma si interessa a &ldquo;come&rdquo; sia stato possibile far cambiare ai capelli i colori e la lunghezza. E ci dice che lo far&agrave; anche lei. Le macchine e le mamme hanno un sicuro fascino per Sara.

Amal da parte sua ci comunica almeno due cose: che per arrivare all&rsquo;ambulatorio c&rsquo;&egrave; un percorso da fare (due circonvoluzioni di linee, in andata e al ritorno) e che l&rsquo;evento della puntura ha moltiplicato la sua paura (disegna tanti puntini, anche se l&rsquo;iniezione &egrave; stata una sola).

Pensieri ed emozioni sono &ldquo;dentro&rdquo; i disegni dei due bambini.

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PENSIERI ED EMOZIONI

Con le immagini si pensa e si cresce cognitivamente ed emotivamente, se ci sono le condizioni per farlo.

L&rsquo;IDEA DI VEROSIMIGLIANZA

DIsegno: La puntura del dottore.

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Sara ha quattro anni e vuol raccontare quello che ha disegnato: &ldquo;Vedi questa &egrave; la macchina per allungare e colorare i capelli. Appoggi la testa, giri la manopola, ti si allungano e si colorano&rdquo;.

Amal ha due anni e sei mesi e riempie il foglio con linee e punti, usando un solo colore. Sembra molto impegnato, come se stesse raccontandosi qualcosa e, quando finisce di disegnare, dice: &ldquo;Puntura&rdquo;.

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Le idee che molti di noi hanno sul disegno infantile, sono ancora legate alla verosimiglianza. Se un bambino disegna un cane, si pensa che le sue tracce grafiche debbano assomigliare a un cane, lo stesso vale per tutte le cose che si possono rappresentare.

Ma il disegno dei bambini non vuol essere soltanto una fotografia della realt&agrave;, il loro scopo &egrave; quello di comunicare. E ci&ograve; che ci dicono pu&ograve; anche assomigliare a qualcosa di preciso, ma molto spesso non pu&ograve; esserlo, perch&eacute; si tratta di un &ldquo;reale&rdquo; fatto di immagini, ma anche di pensieri, percezioni, memorie, ipotesi&hellip; Sara e Amal, come tutti i bambini, vogliono trasmetterci qualcosa di pi&ugrave;, vogliono offrire un modello (una macchina sconosciuta) o un&rsquo;emozione provata (una puntura).

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Dialoghi con poche parole

Il nostro compito &egrave; anche quello di aiutare i bambini a comunicare con le immagini, cosa non semplice, perch&eacute; comunicare non vuol dire esprimersi.

La comunicazione &egrave; un processo circolare, non &egrave; solo un passaggio di stimoli, pensieri ed emozioni da un individuo a un altro. E non &egrave; neppure la specifica capacit&agrave; di leggere i disegni dei bambini.

La circolarit&agrave; della comunicazione consiste nel trovarsi in una condizione nella quale avviene un dialogo (non sempre verbale) fra adulto e bambino. Dove c&rsquo;&egrave; uno scambio reciproco, una ricerca di comprensione, una disponibilit&agrave; all&rsquo;attesa e all&rsquo;ascolto.

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Buone indicazioni

I bambini disegnano per comunicare, quando sentono che possono farlo, e il modo in cui si pone l&rsquo;adulto nei confronti dei loro disegni &egrave; determinante. Cos&igrave; come lo &egrave; il clima che si vive nella sezione o nel gruppo. Le Indicazioni Nazionali del 2012 hanno colto bene l&rsquo;idea che si pu&ograve; comunicare solo quando c&rsquo;&egrave; &ldquo;un sereno clima dialogico&rdquo;, entro un contesto &ldquo;pensato e curato&rdquo;. Vale anche per i disegni dei bambini: un contesto calmo e accogliente favorisce il disegno &ldquo;libero&rdquo;, cos&igrave; come lo favorisce una sorta di &ldquo;non giudizio&rdquo; da parte degli adulti. I disegni non si valutano, anche perch&eacute; nessuno (neanche un adulto) &egrave; capace di trasformare un&rsquo;ipotesi o un&rsquo;emozione o una percezione uditiva, in un colore o in una forma perfettamente corrispondente.

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La complessit&agrave; dei disegni

Riconoscere che il disegno dei bambini pu&ograve; rappresentare un procedimento complesso e non valutabile, ci aiuta a essere pi&ugrave; vicini alla loro ricerca di comunicazione attraverso l&rsquo;uso di uno strumento imperfetto (come tutti gli strumenti di comunicazione che l&rsquo;umanit&agrave; possiede).

Disegnare non &egrave; un transfer che trasporta automaticamente un pensiero da un campo a un altro, &egrave; elaborare, tuffarsi nel passato, immaginare il non conosciuto.

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	<li>Staccioli, G. (2021). Pensare&nbsp;con le immagini. Bergamo: Junior.</li>
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Nel primo caso, Sara ha visto la mamma, di ritorno dalla parrucchiera, che aveva cambiato i colori dei capelli e, anzich&eacute; ricci, erano diventati pi&ugrave; lunghi e lisci. La sua macchina &egrave; piena di colori, basta sedersi (la sedia &egrave; marrone) e tirare la leva (in alto a destra) ed ecco che i capelli si trasformano. &ldquo;La mia mamma un giorno aveva i capelli rosa, io li vorrei gialli&rdquo;.

Nel secondo caso, Amal qualche giorno fa &egrave; andato con la mamma all&rsquo;ambulatorio (nel disegno &egrave; in basso a destra) a farsi una puntura: ha rappresentato il percorso che hanno fatto (la &ldquo;strada&rdquo;, sono le linee rotondeggianti) e, in alto al centro, la narrazione del grande evento, raccolto in una forma chiusa, la puntura (tanti puntolini).

Capire i disegni dei bambini &egrave; un&rsquo;impresa tentata pi&ugrave; volte. In Italia ci ha provato fra i primi Corrado Ricci alla fine dell&rsquo;Ottocento, dopo di lui studiosi di vari settori si sono impegnati a raccogliere, classificare, analizzare, interpretare le rappresentazioni grafiche secondo criteri diversi: evolutivi, estetici, psicologici, artistici&hellip;

Oggi, con la diffusione delle immagini tecnologiche, il disegno sembrerebbe essere meno importante per i bambini. Ma non &egrave; cos&igrave;. C&rsquo;&egrave; una sorta di spinta naturale nel cercare di trasferire su una superficie qualcosa che &egrave; entrato a far parte dell&rsquo;esperienza diretta.

Ai bambini non servono materiali particolarmente sofisticati per farlo: basta una superficie e qualcosa che lasci una traccia. Quello che ci offrono &egrave; un segnale di comunicazione.

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