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Nel mare ci sono i coccodrilli

La parola a tutti i bambini

Risvegliare la curiosit&agrave; dei luoghi

Per molti bambini e bambine della nostra classe, i luoghi e gli edifici che connotano il quartiere in cui ha sede la scuola sono del tutto sconosciuti e privi di storia. Questo vale un po&rsquo; per tutti gli alunni ma, in particolare, per coloro che hanno origini familiari collocate altrove.

Per costruire negli alunni e nelle alunne della nostre classi multiculturali il senso d&rsquo;appartenenza alla nuova comunit&agrave;, abbiamo pensato che fosse necessario far conoscere ai bambini la storia dei luoghi del nostro quartiere attraverso visite guidate e racconti di testimoni.

Il racconto dell&rsquo;esperienza &egrave; riferito al quartiere milanese &ldquo;Villapizzone&rdquo;, ma il percorso pu&ograve; essere adattato ad altri contesti e prevede momenti di:

<ul>
	<li>visita con guida o incontro con testimone;</li>
	<li>attivit&agrave; di osservazione, domande, scoperta;</li>
	<li>ricerca e &ldquo;lettura&rdquo; di immagini e documenti;</li>
	<li>schede di lettura ricavate dal racconto dei testimoni;</li>
	<li>riutilizzo delle informazioni e scoperte per diventare guide e ciceroni in famiglia.&nbsp; &nbsp;</li>
</ul>

Conosciamo una villa di campagna dentro la citt&agrave;

&Egrave; stato un percorso molto interessante. Certo, molte cose sono state solo intuite dai bambini, ma alcune hanno fatto breccia nella loro mente e hanno lasciato una traccia su cui continueremo a lavorare nei prossimi anni.

Lezioni di &ldquo;storia attiva&rdquo;, realizzate grazie al racconto di testimoni, alle visite, alle immagini e documenti. Questo lavoro ha significato anche suscitare curiosit&agrave; verso i luoghi abitati dai nostri alunni, liberare dall&rsquo;anonimato i luoghi che si frequentano quotidianamente e cominciare pian piano a costruire un sentimento di appartenenza, sentimento necessario per costruire una comunit&agrave; di bambini capaci di farsi promotori di progetti di salvaguardia e di rispetto dei luoghi in cui vivono.&nbsp; E di farsi a loro volta guida per i loro genitori.

Il percorso &egrave; iniziato con la visita guidata al luogo simbolo del nostro quartiere: la villa ottocentesca Villapizzone, chiedendo al ricostruttore e difensore di questo luogo di farci da guida. I bambini conoscevano il bellissimo giardino, ma non la sua storia. Attraverso il racconto:

<ul>
	<li>hanno ripercorso i numerosi cambiamenti che sono avvenuti nel tempo nel nostro quartiere;</li>
	<li>hanno confrontato le immagini di epoche diverse con la configurazione attuale;</li>
	<li>hanno scoperto le connessioni e i confini diversi fra citt&agrave; e campagna;</li>
	<li>hanno dato un nome agli imponenti alberi che abitano il giardino.</li>
</ul>

Ritornati in classe, i bambini hanno scritto delle lettere di ringraziamento alla nostra guida nelle quali hanno anche risposto alla domanda / sollecitazione che aveva posto alla fine, e cio&egrave; di scrivere che cosa li aveva maggiormente colpiti.

&ldquo;Caro Massimo, grazie per averci raccontato la storia di questa casa. Mi ha colpito, quando ci hai parlato della casa dei ricchi e della casa dei contadini e poi degli alberi, in particolare del bagolaro&hellip;&rdquo;. 
(Ilaria)

Nei giorni seguenti, abbiamo letto insieme il testo realizzato attraverso la trascrizione della registrazione fatta durante l&rsquo;incontro.

&nbsp;

Qualche settimana dopo, abbiamo incontrato un&rsquo;esperta di storia locale che ci ha parlato del quartiere, della nostra scuola e di come era il paesaggio prima che si costruisse l&rsquo;edificio scolastico mostrandoci foto d&rsquo;epoca. Ci ha parlato delle differenze esistenti tra la scuola di oggi e quella del passato frequentata da lei. I bambini hanno ascoltato tutto con interesse, ma si sono infervorati soprattutto nel sentire che in una zona del cortile della nostra scuola c&rsquo;era nel passato un&rsquo;osteria e che forse vi &egrave; sepolto un tesoro.

Questo &egrave; il testo desunto dalla registrazione della lezione dell&rsquo;esperta, diventato scheda di lettura per gli alunni e materiale per la realizzazione del cartellone esposto a scuola.

&nbsp;

&ldquo;Dove ora si trova la nostra scuola c&rsquo;erano un bosco e un&rsquo;osteria&rdquo;

&ldquo;Un tempo, al posto della scuola, c&rsquo;era un edificio antico, fatto di pietre e con un tetto di tegole. Era una trattoria, un piccolo ristorante e una locanda per i viaggiatori che dovevano fermarsi a Milano per riposare e poi riprendere il cammino. Si chiamava Osteria della Melgasciata, con il cancello d&rsquo;ingresso vicino ai tre alberi che oggi vediamo nel cortile della nostra scuola. Davanti a questa locanda c&rsquo;era un cortile con gli alberi e d&rsquo;estate si andava all&rsquo; osteria per mangiare all&rsquo;aperto un ghiacciolo e gli adulti si fermavano a chiacchierare e i bambini giocavano. In estate la sera si ballava all&rsquo;aperto e i fidanzati, approfittando del buio, si scambiavano dei baci di nascosto dai loro genitori, perch&eacute; era vietato. Attorno a questa osteria giravano tante leggende. Si raccontava che nei campi di granoturco che la circondavano, si nascondessero dei briganti che uscivano per aggredire i viaggiatori e derubarli. Si raccontava anche che il loro bottino fosse stato nascosto sottoterra vicino all&rsquo;osteria. Per questo, mentre costruivano la scuola, molti abitanti della zona, credendo a questi racconti, scavavano per cercare il tesoro dei briganti. Ma questo tesoro non &egrave; mai stato trovato&rdquo;.

&ldquo;La villa di campagna era della famiglia Radice-Fossati, che la fece costruire intorno al 1800. Questa ricca famiglia milanese abitava nel centro di Milano e veniva in carrozza in questa villa di campagna soprattutto in estate. Qui i signori trascorrevano le loro vacanze stando a contatto con la natura. A volte i signori della villa, visitavano Villapizzone anche solo il sabato e la domenica per respirare aria buona ammirando le bellezze della loro villa. Dove ora c&rsquo;&egrave; la strada su cui affaccia la nostra scuola, prima c&rsquo;erano prati e campi coltivati a granoturco e a zucche. Si racconta che le zucche di queste terre fossero molto dolci. In quel tempo, non c&rsquo;erano ancora strade asfaltate, c&rsquo;erano strade fatte di terra battuta per camminare a piedi o con i carri e poi c&rsquo;erano tutto intorno campi coltivati.&rdquo;

La memoria dei luoghi: un percorso per costruire appartenenza

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