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La professione insegnante

Con lo sguardo e la voce tranquilli e gli stimoli giusti avete cercato di dare una parvenza possibile di serenità alla relazione

Il primo pensiero, di grande ammirazione, va a tutti gli insegnanti ed educatori, in grande maggioranza donne.Vi ho molto pensato in questi mesi a occuparvi dei bambini, a tratti lontani da scuola, e altrettanto dei vostri figli e parenti, con una tensione emotiva e un impegno eredi di una cultura ancora diffusa che affida in gran parte alle donne la cura. Sballottati tra possibili contagi con i bambini, una scuola piena di ansie, stravolti per i figli chiusi in casa a fare Dad, impegnati a tener la barca familiare a galla, tra spese in coda da fare con la mascherina, la gestione di tempi lunghi e noiosi di isolamento. Il ruolo degli insegnantiIl nostro Paese deve riconoscere che gli insegnanti sono stati una spalla centrale di aiuto a un’umanità affranta dalla paura e dai modificati stili di vita. Il tradizionale stereotipo della donna costretta alla cura ha avuto in voi una risposta amorosa e civile che ci ha aiutato a salvarci.Guardo questo Paese intimorito e penso che solo il coraggio delle donne ci potrà salvare. Vi invito però a non tacere, a non rassegnarvi, questo periodo deve servire anche a una riflessione più attenta sulla vera parità di genere, che ha in noi maschi i primi colpevoli di dimenticanze. Strategie di partecipazioneC’è poi il lavoro in educazione, con i bambini è entrato in crisi il cuore educativo: la vicinanza fisica, emotiva e affettiva, che nessuna tecnologia online può sostituire, non solo perché i bambini sono piccoli, ma perché i bambini sono (giustamente) piccoli.Insieme a voi sono stati le principali vittime sociali, travolti da comportamenti obbligati che impedivano la naturale creatività, esuberanza, voglia di vivere che ci aspettiamo dai bambini. Ho raccolto tante storie di strategie, le più fantasiose, per tenere più alto possibile il livello di partecipazione, gioia, vita comune nelle vostre sezioni. Avete avuto spesso famiglie più collaborative, ma anche il gran peso di nascondere l’ansia (comprensibile) con il sorriso e la voce tranquilla, come dote delle relazioni educative ai tempi della pandemia.La storia dell’educazione racconta spesso come situazioni difficili portino a rivoluzioni didattiche: penso alla Montessori, che è partita dai piccoli disabili, o alla meno nota Margherita Zoebely, pedagogista svizzera che in una Rimini distrutta dalle bombe ha costruito negli anni ‘40 una scuola con chalet di legno e molto verde, ricreando un’isola di pace e un apprendimento attivo di grande spessore anche oggi. Donne non a caso.

Vivere accanto a un bambino, ascoltarlo e vederlo crescere ci regala la gioia della vita, un sogno di futuro, la bellezza del mondo che si scopre giorno per giorno

Riflettere sui vissuti&nbsp;Penso sia utile nei prossimi mesi che non si faccia una pagina da cancellare di questo terribile periodo, ma un libro vasto di esperienze, su cui riflettere sul piano pedagogico, sociale, didattico. La riflessione sui vissuti, anche emotivi, della vostra esperienza professionale nella pandemia è di vitale importanza per ripartire più maturi da settembre prossimo. Per esempio, il valore centrale delle relazioni, la funzione di scaffolding con i bambini, perché cerchino il positivo e la creatività, la vita d’aula come esperienza di comunità vissuta anche nelle piccole cose. Ho, per esempio, colto tra di voi una diversa solidarietà e comunità in cammino rispetto al passato. Non era tempo di battibecchi, ma di rimboccarsi le maniche tutti insieme. Ho sentito solidarietà attiva, un pullulare di messaggi, di telefonate, di scambi umani e professionali. Da soli non sareste andati da nessuna parte, si è costituita dal basso una comunità educante (come va di moda dire adesso) più intensa. Elaboriamo di questo passato i valori della solidarietà professionale, come patrimonio necessario a insegnare bene e a vivere meglio. Tornare a settembre come se niente fosse successo, anzi con una specie di voluta amnesia per dimenticare, sarebbe un errore e la perdita di un patrimonio di vissuti professionali inediti. Utili per tutti, se è vero che i vari provvedimenti per il rilancio vedono nello 0-6 una funzione strategica, che non è una soluzione assistenziale, ma la comprensione che fin da piccoli una buona formazione crea un Paese migliore. Abbracciare e condividerePensate prima di tutto, in questa riflessione, alle ferite dei bambini: sballottati tra scuola e casa, senza quelle routine sane e gioiose che aiutano a crescere. C’è davanti a voi un periodo in cui conterà l’I care di don Milani: entrare nell’anima dei piccoli con gentilezza e sicurezza, per abbracciare e fare vostre le paure, i traumi e le ansie, che un tempo pazzo ha provocato. Ricordiamo anche che i bambini hanno spesso risorse inattese per riemergere, maggiori di quanto pensiamo.&nbsp;Scopritele, date loro forza e vitalità, con il sorriso. Rialzate il desiderio, ricostruendo anche per loro quella piccola comunità tra pari, piccola solo d’altezza, che rende la loro esperienza educativa amicizia, scambio, vitalità, cui oggi siamo chiamati a fare da vitaminico appoggio. Abbracciarli finalmente e soffiare loro il naso, se serve, con quella naturalezza che rende l’educazione dei piccoli la prima vera e fondamentale università della vita.

Arte e pregrafismo: Sezione aquiloni arancioni, Scuola dell’infanzia Gli aquiloni, Rosà (VI)

Luci e colori d’autunno: Scuola dell’infanzia Giordani, Bologna (BO)

Il primo pensiero agli insegnanti

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