Sulla punizione: un sondaggio

Diversità: mai perdere la capacità di meravigliarsi

Il senso di sé cognitivo

Educazione affettiva, la rubrica di Matteo Bianchini

La Gioia di ricominciare

Ciao, finalmente!

Eccoci, ci ritroviamo!

In questo difficile periodo che stiamo attraversando i corto circuiti comunicazionali sono sempre più frequenti, stanno aumentando i conflitti e le incomprensioni. Come è possibile che ci sia un incremento di malintesi e litigi se è diminuita la possibilità di incontrarsi, di parlarsi, di interagire? Potrebbe sembrare un paradosso ma non è così. L’assenza di contatti “dal vivo” ha cancellato tutta la parte non verbale della comunicazione, gli sguardi, la mimica facciale, i gesti.&nbsp;La prossemica è la parte più profonda e sincera nella dinamica relazionale. Ogni relazione ha bisogno di contatto, di prossimità, di poter essere vissuta “in presenza”. La distanza personale, imposta dalla situazione di emergenza sanitaria e le conseguenti modalità nate da questa esigenza – didattica a distanza, riunioni on line, utilizzo di piattaforme digitali, didattica digitale integrata – hanno inevitabilmente cambiato la comunicazione a scuola tra adulti, ragazzi e bambini.&nbsp;La mascherina e il distanziamento hanno obbligato a un ripensamento del modo di stare e di comunicare in un contesto sociale. Se il corpo a scuola finora è stato considerato in modo marginale, con l’avvento della pandemia è stato proprio cancellato e questa sta rischiando di riportare indietro di sessant’anni l’istruzione mettendo in crisi modalità e strumenti didattici. Il nostro corpo come reagisce? Come può tornare a muoversi, a “parlare”?&nbsp;Giochi e attività&nbsp;Le mascherine hanno censurato la nostra bocca ma non i nostri occhi, proviamo a far parlare gli occhi dei nostri bambini e dei nostri ragazzi, lanciamo loro nuove sfide: chiedete loro di comunicare con gli occhi il loro stato d’animo, scopriranno altri modi di vedere gli altri e di comunicare con loro. Divideteli a coppie, rispettando il distanziamento personale e chiedete di essere l’uno lo specchio dell’altro seguendo il movimento di chi si riflette e viceversa. Create occasioni perché possano correre, saltare, rotolare, ballare, cantare e, perché no, urlare. Il corpo ha bisogno di esprimersi, di caricarsi e di scaricarsi.&nbsp;La particolare situazione contingente ci impedisce di poter fare tutte queste cose insieme, a stretto contatto, prendere per mano, abbracciare, accarezzare, fare la “lotta” e tutte le prove di forza e di velocità che fanno i bambini sollevandosi l’un l’altro, rincorrendosi per acchiapparsi. Tutto questo però non vuol dire rinunciare a farle in modo diverso, rispettando le norme anti contagio.&nbsp;Chiediamo ai nostri studenti di usare la fantasia, di mimare alcuni gesti oggi “proibiti”, di abbracciarsi con lo sguardo, di stringersi gesticolando, di accarezzarsi ballando davanti all’altro. Inventiamo giochi motori, passiamoci palle immaginarie, inventiamoci gesti a cui corrispondano azioni, non rinunciamo a stare in cerchio, seppur mantenendo le distanze, il tempo del cerchio è una modalità fondamentale per il percorso di educazione affettiva e relazionale, è un luogo di elaborazione di esperienze e un contenitore affettivo, in cui tutti ci vediamo e siamo alla pari.&nbsp;Per conoscere se stessi attraverso l’altro è fondamentale utilizzare tutte le forme di comunicazione, attivare tutti i sensi e imparare a far parlare e ad ascoltare con ogni parte del proprio corpo.&nbsp;

• Lorimer, C. (2020). Insieme s’impara a stare insieme, Firenze, AaM Terranuova Edizioni.&nbsp;• Gordon, T. (1991). Insegnanti efficaci, Firenze, Giunti.&nbsp;• Marchino, L.,Mizrahil, L. (2014) Il corpo non mente, Milano, Sperling &amp; Kupfer.&nbsp;

In questo difficile periodo che stiamo attraversando i corto circuiti comunicazionali sono sempre più frequenti, stanno aumentando i conflitti e le incomprensioni. Come è possibile che ci sia un incremento di malintesi e litigi se è diminuita la possibilità di incontrarsi, di parlarsi, di interagire? Potrebbe sembrare un paradosso ma non è così. L’assenza di contatti “dal vivo”
 
 ha cancellato tutta la parte non verbale della comunicazione
 
 , gli sguardi, la mimica facciale, i gesti.


 La prossemica è la parte più profonda e sincera nella dinamica relazionale. Ogni relazione ha bisogno di contatto, di prossimità, di poter essere vissuta “in pr

In questo difficile periodo che stiamo attraversando i corto circuiti comunicazionali sono sempre più frequenti, stanno aumentando i conflitti e le incomprensioni. Come è possibile che ci sia un incremento di malintesi e litigi se è diminuita la possibilità di incontrarsi, di parlarsi, di interagire? Potrebbe sembrare un paradosso ma non è così. L’assenza di contatti “dal vivo” ha cancellato tutta la parte non verbale della comunicazione, gli sguardi, la mimica facciale, i gesti. La prossemica è la parte più profonda e sincera nella dinamica relazionale. Ogni relazione ha bisogno di contatto, di prossimità, di poter essere vissuta “in presenza”. La distanza personale, imposta dalla situazione di emergenza sanitaria e le conseguenti modalità nate da questa esigenza – didattica a distanza, riunioni on line, utilizzo di piattaforme digitali, didattica digitale integrata – hanno inevitabilmente cambiato la comunicazione a scuola tra adulti, ragazzi e bambini. La mascherina e il distanziamento hanno obbligato a un ripensamento del modo di stare e di comunicare in un contesto sociale. Se il corpo a scuola finora è stato considerato in modo marginale, con l’avvento della pandemia è stato proprio cancellato e questa sta rischiando di riportare indietro di sessant’anni l’istruzione mettendo in crisi modalità e strumenti didattici. Il nostro corpo come reagisce? Come può tornare a muoversi, a “parlare”? Giochi e attività Le mascherine hanno censurato la nostra bocca ma non i nostri occhi, proviamo a far parlare gli occhi dei nostri bambini e dei nostri ragazzi, lanciamo loro nuove sfide: chiedete loro di comunicare con gli occhi il loro stato d’animo, scopriranno altri modi di vedere gli altri e di comunicare con loro. Divideteli a coppie, rispettando il distanziamento personale e chiedete di essere l’uno lo specchio dell’altro seguendo il movimento di chi si riflette e viceversa. Create occasioni perché possano correre, saltare, rotolare, ballare, cantare e, perché no, urlare. Il corpo ha bisogno di esprimersi, di caricarsi e di scaricarsi. La particolare situazione contingente ci impedisce di poter fare tutte queste cose insieme, a stretto contatto, prendere per mano, abbracciare, accarezzare, fare la “lotta” e tutte le prove di forza e di velocità che fanno i bambini sollevandosi l’un l’altro, rincorrendosi per acchiapparsi. Tutto questo però non vuol dire rinunciare a farle in modo diverso, rispettando le norme anti contagio. Chiediamo ai nostri studenti di usare la fantasia, di mimare alcuni gesti oggi “proibiti”, di abbracciarsi con lo sguardo, di stringersi gesticolando, di accarezzarsi ballando davanti all’altro. Inventiamo giochi motori, passiamoci palle immaginarie, inventiamoci gesti a cui corrispondano azioni, non rinunciamo a stare in cerchio, seppur mantenendo le distanze, il tempo del cerchio è una modalità fondamentale per il percorso di educazione affettiva e relazionale, è un luogo di elaborazione di esperienze e un contenitore affettivo, in cui tutti ci vediamo e siamo alla pari. Per conoscere se stessi attraverso l’altro è fondamentale utilizzare tutte le forme di comunicazione, attivare tutti i sensi e imparare a far parlare e ad ascoltare con ogni parte del proprio corpo. 

Il mio corpo parla

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