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Il gioco e le abilità cognitive

L’importanza dell’attività ludica nello sviluppo del bambino e le sue implicazioni sul piano delle funzioni autoregolative.

di Daniele Fedeli21 febbraio 20221 minuto di lettura
Il gioco e le abilità cognitive | Giunti Scuola

Da numerosi anni l’attività ludica viene ormai riconosciuta come un importante strumento educativo, in quanto permette di promuovere una serie di abilità cognitive, comportamentali e sociali: per esempio, le competenze linguistiche necessarie per comunicare con i compagni e contrattare le regole del gioco; le abilità attentive e mnestiche, necessarie per seguire lo svolgersi del gioco, spesso anche per intervalli di tempo protratti; le abilità grosso e fino-motorie e quelle prassiche, implicate soprattutto nei giochi di movimento e in quelli di costruzione ecc.

 

VANTAGGI DELL’ATTIVITÀ LUDICA

Perché il gioco costituisce­ un architrave così importante nello sviluppo del bambino?

Perché può rappresentare un fondamentale strumento sia di valutazione che di potenziamento dei repertori di abilità cognitive e socio-emozionali?

Perché consente di sfruttare una serie di dimensioni non sempre presenti nella normale attività didattica a scuola (Fedeli, 2015).

  • In primo luogo, il bambino impegna nel gioco il massimo delle sue potenzialità, in quanto si tratta di un’attività intrinsecamente motivante: in questo modo, possiamo verificare con una certa attendibilità i suoi tempi massimi di durata attentiva, la capacità di memorizzare regole e sequenze di gioco ecc., stimando le sue reali potenzialità.
  • In secondo luogo, il gioco rappresenta sempre un’attività che sollecita contemporaneamente più abilità:
    ― quelle cognitive, necessarie per comprendere le regole e pianificare le sequenze di gioco;
    ― quelle linguistiche e comunicative, utili per condividere obiettivi e senso del gioco;
    ― quelle attentive e mnestiche, per rimanere concentrato sull’attività;
    ― quelle sociali e relazionali, fondamentali per mediare eventuali conflitti.
  • In terzo luogo, il gioco può essere modulato su diversi livelli di complessità, permettendo così anche osservazioni protratte nel tempo. In questo modo, potremo anzi verificare se e in quale misura il bambino persiste in determinate attività arricchendole nel tempo, integrandole con altre ecc. Inoltre, è possibile utilizzare il gioco come strumento osservativo nei diversi gradi di scolarità, in tutte le fasce d’età, in tutti i contesti sociali ecc.
  • Infine, è un’attività che prende corpo naturalmente nel contesto della vita quotidiana del bambino, delle sue relazioni, dei suoi spazi e dei suoi tempi ecc. Infatti, nella maggior parte dei casi il gioco si sviluppa in modo informale e assume una sua strutturazione proprio in virtù dell’azione del soggetto e di eventuali compagni: per esempio, il bambino inizia giocando con alcune costruzioni e poi decide insieme a un compagno i vincoli da seguire per proseguire l’attività.

 

Il gioco è il contesto ideale per esercitare e osservare lo sviluppo dell’autoregolazione

STRUMENTO OSSERVATIVO DELLA CRESCITA

Nonostante gli indubbi vantaggi, è allora abbastanza sorprendente notare come in ambito scolastico il gioco venga ancora poco utilizzato come strumento osservativo della crescita dei bambini, nonché come occasione di potenziamento delle funzioni meno sviluppate. Vediamo invece come possiamo ricorrere all’attività ludica per osservare l’evoluzione del bambino in una serie di funzioni autoregolative molto significative in età evolutive.

Esistono numerose tipologie di gioco, che nel tempo hanno anche conosciuto una loro modificazione: così, per esempio, mentre si sono ridotte almeno in parte alcune forme di gioco di finzione basate su ruoli tradizionali (per esempio il gioco del pompiere, del dottore ecc.) hanno trovato ampia diffusione tutti i videogiochi nelle diverse varianti (Fedeli, 2015).

Image | Giunti Scuola

 

GIOCO E AUTOREGOLAZIONE

In ogni caso, però, al di là della tipologia, le attività ludiche risultano particolarmente esigenti sul piano delle funzioni esecutive autoregolative.

Si tratta di quelle funzioni, come per esempio la pianificazione, la memoria di lavoro o l’inibizione, che consentono al bambino di mantenere un comportamento regolato in vista di un obiettivo personale: è evidente come tali funzioni siano sempre indispensabili all’attività ludica. Il gioco infatti rappresenta un’attività intrinsecamente regolata, senza vincoli esterni: in altre parole, non esiste una costrizione a giocare, ma il volontario rispetto di regole talvolta specifiche per il gioco (come nel caso di alcuni giochi da tavolo) e molto più spesso oggetto di accordo e transazione tra partecipanti.

Si pensi a un’attività di movimento, come la classica partita a calcio tra bambini, nella quale i giovani calciatori si accordano sulle regole da seguire, sulla composizione delle squadre ecc.; oppure a un gioco di finzione, che comporta la regolamentazione dei ruoli e delle identità.

Ma anche i giochi apparentemente più strutturati (come i videogame) implicano un qualche livello di autoregolazione da parte dei bambini, che possono impostare vari tipi di personalizzazione, ma devono anche condividere turni di gioco, tempi ecc.

Infine, un ultimo aspetto “autoregolativo” del gioco riguarda il suo obiettivo finale: infatti, sebbene spesso i giochi abbiano un loro intrinseco fine (per esempio sconfiggere l’avversario, completare un percorso ecc.), in molti casi i bambini stabiliscono dei loro obiettivi personalizzati, consistenti nel raggiungere un certo grado di padronanza, senza necessità di giudizi esterni da parte dell’adulto (come avviene per esempio nell’attività didattica).

 

Per saperne di più
  • Fedeli, D. (2015). Ludica-mente. Un percorso ludico per la valutazione delle abilità di autoregolazione. Psicologia e Scuola, 37, 49-57.
  • Fedeli, D. (2018). Il gioco e le abilità cognitive e socioemozionali. Psicologia e Scuola, 2, 16-21.
Scuola dell'infanzia

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