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Il bambino e la sua storia

Come professionisti dell’educazione che operano nei primi, cruciali, duemila giorni di vita di bambine e bambini, abbiamo un ruolo strategico nel contribuire a fondare solide basi al loro sé.

di Silvia Iaccarino21 marzo 20221 minuto di lettura
Il bambino e la sua storia | Giunti Scuola

“La narrazione è un fattore di resilienza di primaria importanza in quanto inserisce la storia individuale dentro una trama, è un modo per dare un senso, individuale e collettivo, all’esperienza di ognuno”

(Angela Biancofiore)

Viviamo in un’epoca molto complessa che la pandemia ha amplificato, ponendo nuove sfide su quelle già esistenti, prima fra tutte supportare i più piccoli affinché possano, nel tempo, strutturare quelle importanti capacità e competenze in grado di permettere loro di “farcela” in un mondo in continua e rapida trasformazione.

“Nutro la speranza che ciascuno di noi possa trovare il modo di agire affinché nessun bambino sia abbandonato sul cammino e che tutti gli aspetti dello spirito umano ­siano nutriti all’interno delle nostre famiglie, nelle comunità e nelle scuole” (Linda Lantieri e Daniel Goleman).

Image | Giunti Scuola
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COLTIVARE LA FORZA INTERIORE

Come riuscire a farlo nei contesti educativo-scolastici?

La risposta dovrebbe toccare innumerevoli elementi, ma vorrei qui focalizzarne uno cardine, ovvero la costruzione della resilienza, tema quanto mai attuale.

Educatori, insegnanti e genitori possono rappresentare importanti “tutori di resilienza” (Boris Cyrulnik), in grado di accompagnare bambine e bambini lungo il loro percorso di crescita, in particolare ascoltandoli e aiutandoli a rielaborare la loro storia in modo costruttivo. Boris Cyrulnik evidenzia l’importanza della narrazione per dare significato alle esperienze in chiave positiva al fine di costruire resilienza: “Senza saperlo possiamo elaborare la rappresentazione (di quanto ci accade, nda) per tutto il tempo della nostra vita e trasformare la realtà per farne delle meraviglie o degli orrori, delle felicità o delle tristezze, delle benedizioni o delle maledizioni. […] Il trauma esiste nel reale e persiste nella memoria, ma i nostri strumenti verbali, affettivi e culturali ci danno il potere di rimaneggiare la rappresentazione, costituendo così un precedente per la resilienza”.

Gli studi sulla resilienza evidenziano quanto una narrazione positiva sia fondamentale per dare significato all’esperienza e per integrarla in modo costruttivo e potenziante nella vita dei soggetti.

 

NARRARE STORIE PERSONALI

A casa come a scuola, quanta importanza diamo alla narrazione della storia di bambine e bambini?

Quanto diamo voce ai loro vissuti? In che modo li accompagniamo a integrare le loro esperienze?

Come ci ha insegnato Donald Winnicott, ciò che non viene rispecchiato dall’adulto al bambino, cade nel vuoto, difficilmente viene integrato nell’esperienza. Quanto di prezioso rischia di venire disperso e inutilizzato giorno dopo giorno?

Nei contesti educativo-scolastici, educatori e insegnanti possono raccontare ai bambini storie della quotidianità in grado di evidenziare loro, per esempio, come sia possibile superare le difficoltà, trasformando in narrazione le piccole e grandi sfide che ogni giorno attraversano: da un litigio risolto con successo, a una paura superata, a una difficoltà attraversata.

Possiamo così, per esempio in un circle time, favorire l’assimilazione dell’esperienza, caricandola di significato, rendendola mattone solido su cui costruire il proprio sé, sviluppando un senso di autoefficacia e una buona autostima.

 

DARE SPAZIO AI LINGUAGGI DEI BAMBINI

Quando si parla di narrazione spesso ci si sofferma a considerare solo il linguaggio verbale come possibile portatore di messaggi della nostra storia.

Ma il bambino è “fatto di cento”, cento sono i suoi linguaggi, cento le sue possibilità o occasioni per raccontarsi: l’espressione grafica, quella musicale, il movimento e ancora la manipolazione sono altrettanti modi per dire di sé quando un adulto è pronto ad accoglierlo.

 

COSTRUIRE L’ALBUM DI FAMIGLIA

Un altro suggerimento, semplice e potente, da usare a casa come a scuola, è “l’album di famiglia”.

In molte strutture educative viene utilizzato già dall’ambientamento, si tratta di una raccolta personale di foto di ciascun bambino e bambina, che può essere preparato a casa, oppure al nido/scuola con i genitori.

È importante che le foto raccolte nell’album ripercorrano la storia di ognuno, dove possibile da quando era nel pancione della mamma in poi, e che siano rappresentative dei diversi intrecci relazionali familiari (pertanto foto con nonni, zii, amici intimi, fratelli/sorelle, animali domestici ecc.).

In qualsiasi forma venga creato, si presta a innumerevoli e significativi usi: in primis sostiene nel processo di ambientamento, creando continuità tra nido/scuola e casa, permettendo ai piccoli di ritrovare le figure familiari dentro la nuova realtà che vanno ad abitare.

L’album può essere via via esteso e modificato, sia per inglobare le nuove esperienze di vita, ma anche per evidenziarne e focalizzarne di nuove.

 

CREARE TRAME RELAZIONALI

Supportati dalla narrazione di educatori e insegnanti, la visione dell’album non solo reca conforto in momenti di tristezza e nostalgia, ma può diventare occasione di scambio, confronto, dialogo tra bambini e tra bambini e adulti, per favorire la reciproca conoscenza, l’allargamento di sguardo oltre la propria realtà soggettiva, contribuendo a creare trame relazionali dentro le quali sentirsi parte di una comunità più ampia.

Infatti, i bambini, come gli adulti, sono immersi in ecosistemi complessi: ciò implica la necessità di espandere la propria visuale, per rafforzare il senso di appartenenza a qualcosa di più grande, che vada oltre la dimensione individuale.

Scuola dell'infanzia

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