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La famiglia, in quanto primo nucleo relazionale, riveste un ruolo chiave nello sviluppo del bambino e del suo modo di approcciarsi al mondo. Riconoscere questa influenza è fondamentale per poter progettare interventi educativi che rispettino l’unicità di ciascun alunno e rispondano ai suoi bisogni.




 Luca e le difficoltà a regolare le emozioni


 Luca (nome di fantasia) è un bambino di 6 anni che fa il suo ingresso nella scuola primaria con una diagnosi di Disturbo Generalizzato dello Sviluppo Non Altrimenti Specificato (NAS). Luca manifesta significative difficoltà nella regolazione delle emozioni che si traducono frequentemente in comp


La famiglia, in quanto primo nucleo relazionale, riveste un ruolo chiave nello sviluppo del bambino e del suo modo di approcciarsi al mondo. Riconoscere questa influenza è fondamentale per poter progettare interventi educativi che rispettino l’unicità di ciascun alunno e rispondano ai suoi bisogni.  
 
Luca e le difficoltà a regolare le emozioni
Luca (nome di fantasia) è un bambino di 6 anni che fa il suo ingresso nella scuola primaria con una diagnosi di Disturbo Generalizzato dello Sviluppo Non Altrimenti Specificato (NAS). Luca manifesta significative difficoltà nella regolazione delle emozioni che si traducono frequentemente in comportamenti pericolosi e imprevedibili, come il lancio di oggetti, urla, fughe dall’aula e, in alcuni casi, atti di autolesionismo. Queste condotte ostacolano la sua capacità di relazionarsi con gli altri, limitano la sua autonomia, compromettono i suoi processi di apprendimento e hanno anche un impatto negativo sul gruppo classe, composto da 14 bambini, contribuendo a creare un clima di tensione e insicurezza. A queste problematiche si aggiunge un contesto familiare fragile, sia dal punto di vista sociale che economico, che aggrava ulteriormente le sfide educative e relazionali di Luca. La complessità di tale situazione, che interferisce in modo significativo sull’instaurazione e mantenimento di un clima sereno ed equilibrato all’interno del gruppo classe, ha portato il corpo docente a definire fin da subito strategie di dialogo e collaborazione con le famiglie per promuovere il benessere dei bambini e poter intervenire in modo coerente e tempestivo in caso di loro difficoltà a livello personale, comportamentale e didattico.
 
Come costruire l’alleanza educativa con i genitori
Nella gestione dei rapporti con le famiglie, le docenti hanno adottato un approccio basato sull’empatia e sull’ascolto attivo. L’obiettivo principale è stato quello di collaborare con i genitori su un piano di parità:
- riconoscendo e valorizzando il loro ruolo educativo anche in ambito scolastico;
- coinvolgendoli attivamente nella costruzione di una realtà capace di rispondere in modo efficace alle esigenze di tutti i bambini.
I colloqui scuola-famiglia sono stati gestiti dalle insegnanti invitando i genitori a esprimersi e a confrontarsi apertamente, offrendo loro l’opportunità di avanzare proposte di miglioramento e condividere il loro punto di vista, sia a livello personale che attraverso le impressioni ricevute dai loro figli.
Le uscite quotidiane da scuola, in cui le insegnanti accompagnano i bambini al cancello, si sono rivelate occasioni preziose per instaurare un rapporto diretto e informale con le famiglie. In questi momenti, i genitori hanno trovato uno spazio per esprimere preoccupazioni, osservazioni o ringraziamenti, creando un dialogo autentico.
Fondamentale è stato promuovere un’alleanza anche tra le stesse famiglie dei bambini, attraverso incontri informali, iniziative collettive come feste d’istituto o di plesso. Questo clima di fiducia e collaborazione tra genitori non solo ha arricchito l’esperienza educativa dei bambini, ma ha anche contribuito a consolidare un senso di comunità, rendendo più fluido e partecipato il dialogo tra scuola e famiglia.
 
Collaborare per includere
Il lavoro svolto con le famiglie ha portato a risultati significativi. Si è formato un gruppo di genitori coeso, capace di confrontarsi e supportarsi anche al di fuori dell’ambiente scolastico. La comunicazione costante tra docenti e famiglie ha creato un ambiente di classe inclusivo e attento alle esigenze di ciascuno.
La collaborazione tra scuola, servizi territoriali e genitori ha permesso di rafforzare la rete di supporto attorno al bambino, consentendo di proseguire efficacemente il percorso educativo e terapeutico. 
 

 
La collaborazione tra scuola e famiglia è fondamentale per affrontare le difficoltà specifiche degli alunni e valorizzarne personalità, interessi e bisogni

 
Conclusioni
La collaborazione tra insegnanti e genitori è fondamentale per affrontare le difficoltà specifiche delle alunne e degli alunni e valorizzarne personalità, interessi e bisogni.
La costruzione di una scuola attenta alle differenze è un impegno che coinvolge tutta la comunità scolastica, anche in contesti privi di alunni con disabilità o bisogni educativi speciali. Tali accortezze assumono un peso ancora maggiore quando si lavora con bambini che vivono in contesti fragili. Più complessa è la realtà, maggiore è la necessità di intervenire e costruire un contatto con la famiglia del bambino. Per quanto noi insegnanti possiamo sforzarci di mettere in atto interventi educativi e cercare soluzioni per migliorare la condizione di un bambino, senza la collaborazione della famiglia, il nostro lavoro risulta incompleto. Senza dubbio, questo impegno può apparire complesso e faticoso, i risultati non sono sempre garantiti, ma si tratta di un investimento indispensabile e, in qualità di professionisti dell’educazione, siamo chiamati a compierlo. Nonostante le difficoltà nelle relazioni scuola-famiglia, l’impegno dei docenti deve essere sempre orientato verso la costruzione di una relazione che veda i genitori come “alleati” nel percorso educativo.
L’equilibrio si trova all’interno della relazione stessa: non esiste una formula universale, ciò che conta è ricordare che siamo tutti dalla stessa parte, quella dei bambini.    


FAQ 15. La famiglia può chiedere di tenere nascosto il disturbo e applicare solo forme di tutela che non siano visibili o riconoscibili come tali dai compagni? (ed. PLUS)

Famiglia: un’alleata per l’inclusione

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