Virtù dell’errore

Le tecnologie peggiorano l’apprendimento? Che cosa dice veramente il rapporto OCSE

Bambini e sessualità, un avvicinamento troppo precoce?

Impariamo a rilassarci

Tutti insieme nel gruppo classe

Alleniamo la concentrazione

Sulle parole di Francesco De Gregori mi siedo e rifletto. Tutto mi riporta alla scuola, al periodo trascorso a casa, a ciò che mi aspetterà in questo nuovo anno scolastico. Nei mesi scorsi le scuole si sono riorganizzate per riuscire a garantire il diritto allo studio con il coraggio di vivere e interpretare il nuovo, trovando altri spazi, ricalibrando tempi, distribuendo il contingente docente e trovando nuove sinergie con il territorio. In Rimmel, De Gregori scrive in poesia la fine di una storia d’amore della quale rimarranno, nonostante rammarico e rabbia, pagine chiare, note positive. Allora mi chiedo: questo lungo, lunghissimo periodo che ha confinato ciascuno di noi tra le proprie mura domestiche, si può davvero definire una tra le pagine scure? Ha permesso di ripensare alla scuola in termini nuovi?

Il nostro “fare scuola” prevedeva l’intento e la richiesta formale di documentare percorsi, curvature, adattamenti. Abbiamo sempre ritenuto importante conservare una traccia evidente del nostro lavoro, come a lasciare un segno del nostro passaggio. Le pareti delle nostre aule divenivano cornici per gli elaborati dei bambini; quadernoni, book cartacei e mostre: il nostro desiderio di esplicitare l’intento educativo, superando l’estetica, assumendo la funzione di memoria storica del percorso d’apprendimento. Imparare a imparare nasceva da qui. Tutte le attività metacognitive per sostenere i ragazzi a guardare indietro per ritrovare&nbsp;ciò che si era fatto, li portavano a riformulare e ripensare a come erano giunti al risultato. Riflettere in modo sempre più consapevole sulle proprie strategie, su personali punti di forza e di miglioramento. Intento trasversale e buona prassi è educare alla ricerca e alla cura del nostro vissuto per confrontarsi e crescere, dando valore a ogni istante trascorso insieme, cogliendo da ogni esperienza e ogni discussione un gancio, creando giorno dopo giorno consapevolezza e senso critico per educare all’ascolto, sostenendo la libertà di pensiero e di parola.

Masini B., De Conno G. (2017), Il buon viaggio, Carthusia, Milano.

Sulle parole di Francesco De Gregori mi siedo e rifletto. Tutto mi riporta alla scuola, al periodo trascorso a casa, a ciò che mi aspetterà in questo nuovo anno scolastico. Nei mesi scorsi le scuole si sono riorganizzate per riuscire a garantire il diritto allo studio con il coraggio di vivere e interpretare il nuovo, trovando altri spazi, ricalibrando tempi, distribuendo il contingente docente e trovando nuove sinergie con il territorio. In Rimmel, De Gregori scrive in poesia la fine di una storia d’amore della quale rimarranno, nonostante rammarico e rabbia, pagine chiare, note p

Sulle parole di Francesco De Gregori mi siedo e rifletto. Tutto mi riporta alla scuola, al periodo trascorso a casa, a ciò che mi aspetterà in questo nuovo anno scolastico. Nei mesi scorsi le scuole si sono riorganizzate per riuscire a garantire il diritto allo studio con il coraggio di vivere e interpretare il nuovo, trovando altri spazi, ricalibrando tempi, distribuendo il contingente docente e trovando nuove sinergie con il territorio. In Rimmel, De Gregori scrive in poesia la fine di una storia d’amore della quale rimarranno, nonostante rammarico e rabbia, pagine chiare, note positive. Allora mi chiedo: questo lungo, lunghissimo periodo che ha confinato ciascuno di noi tra le proprie mura domestiche, si può davvero definire una tra le pagine scure? Ha permesso di ripensare alla scuola in termini nuovi?

<blockquote>E qualcosa rimane tra le pagine chiare e le pagine scure… </blockquote>

E qualcosa rimane tra le pagine chiare e le pagine scure…

Dopo mesi di didattica a distanza abbiamo acquisito nuove conoscenze, competenze, alleanze e relazioni

Educare alla ricerca e alla cura

Provo allora a ripensare ad alcuni aspetti che compongono il corredo che abbiamo nella nostra valigia dopo mesi di didattica a distanza. <ol><li>Nuove conoscenze Ciascun docente ha sentito la necessità di approfondire diverse tematiche sull’utilizzo di piattaforme, sulla relazione, sulla didattica, sull’inclusione, sul gioco, sulla valutazione… a distanza. Ha installato sui propri dispositivi estensioni per migliorare l’efficacia delle proprie proposte, a livello tecnico. Ha guardato tutorial e cercato link che, mentre in presenza erano utilizzati come approfondimenti condivisi su LIM, ora diventano lancio per attività di riflessione multidisciplinare. </li><li>Nuove competenze Ciascuno di noi ha trascorso ore a cercare proposte e materiali fruibili, avendo cura di tutelare ogni bambino, garantendo una proposta efficace e coinvolgente per attività sia sincrone sia spendibili in tempi più diluiti. Si sono cercati materiali facilmente reperibili, riscoprendo creatività e capacità di adattare le proposte,facilitando, rinforzando e recuperando il valore del gioco, che profuma di antico. Abbiamo proposto attività ludico-educative capaci di coinvolgere la classe in compiti di realtà, provando ad abbandonare la didattica trasmissiva, sperimentando nuove modalità di “fare scuola”. </li><li>Nuove alleanze Se, in presenza, le riunioni al termine delle lezioni raccoglievano le nostre ultime energie, oggi quando l’agenda ci ricorda l’incontro con i colleghi di team ci ritroviamo con nuove intenzioni, nuove energie, creativi, uniti nell’intento comune di trovare modi sempre diversi per catturare l’attenzione e mediare in modo efficace l’apprendimento. Molti enti educativi esterni si sono ripensati, hanno scelto di proporre bacheche dove trovare e condividere materiali, progetti e idee creando nuovi luoghi d’incontro virtuali. Le famiglie hanno permesso che la scuola entrasse in casa, stringendo nuove alleanze e patti educativi.</li><li>Nuove relazioni Ci è stato concesso un tempo, lungo. Abbiamo dovuto riorganizzarci cercando nuovi equilibri: nuovi ritmi e spazi personali, di studio e di lavoro, hanno permesso di arricchire le nostre routine quotidiane. Abbiamo nostalgia di quello che prima era dato per scontato. La relazione tra docente e alunno è fatta di “con-tatti”: sguardi attenti e sorrisi ricchi di significato che sostengono motivazione e senso di autoefficacia, un dialogo pedagogico che si è dovuto decisamente mutare in altro. Contatti preziosi. Mattoni sui quali far crescere una nuova modalità di fare scuola, cercando di recuperare quella prossimità tra corpi che tanto è mancata in questo lungo periodo. Prendo tra le mani l’albo illustrato da Gianni de Conno Il buon viaggio e mi trovo a rileggere le parole di Beatrice Masini «… ma quand’è che un viaggio è buono? A volte non sai niente nemmeno alla fine, perché non sai se quella è la fine o se è solo una tappa. Allora vuol dire che hai fatto davvero buon viaggio, perché sei già pronto per cominciarne un altro». </li></ol>

Che cosa ci portiamo dietro?

E qualcosa rimane

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